Da Marko Arnautovic a Alexander lsak, da Enes Unal a Patrik Schick, ma senza dimenticare i Valmir Berisha o i Goran Slavkovski: in questi anni la caccia al ‘nuovo Ibrahimovic’ ha visto tanti giocatori dall’indubbio talento e dalle grandi potenzialità stritolati da un’etichetta pesantissima da portare sulle spalle. C’è chi è riuscito a costruirsi una carriera di alto livello, smarcandosi da questo ingombrante appellativo, e chi invece è rimasto intrappolato nel labirinto, faticando non poco a trovare la via d’uscita.
Il nickname ‘the next Zlatan’ è tornato a risuonare in Europa in questi mesi grazie a uno dei talenti che vedremo all’opera nella fase finale degli Europei Under 21, in programma tra il 31 maggio e il 6 giugno: nella Danimarca allenata da Albert Capellas, che ha chiuso la fase a gironi davanti alla favoritissima Francia e che sfiderà ai quarti la Germania, scalpita infatti il 17enne Wahidullah ‘Wahid’ Faghir, centravanti del Vejle, già da tempo paragonato in patria proprio a Zlatan Ibrahimovic.
Titolare nella prima gara della fase a gironi contro Les Bluets (diventando così il più giovane esordiente della storia della Nazionale Under 21 danese), subentrato nella ripresa contro l’Islanda, in panchina nell’ultima giornata contro la Russia: Faghir spera ora di convincere il ct Capellas a schierarlo dal primo minuto contro la Germania, ma i giochi in attacco in casa Danimarca sono ancora apertissimi.
GettyA rallentare la corsa del giovane attaccante, nato proprio a Vejle da genitori afghani emigrati in Danimarca, un fastidioso infortunio muscolare che lo ha costretto ai box per tutto il mese di aprile e ne ha condizionato il minutaggio durante i playoff della Superligaen.
Capellas però stravede per questo ragazzo cresciuto nel settore giovanile dei Røde (“I rossi”) e che alla sua seconda stagione tra i professionisti ha dimostrato incredibili margini di miglioramento: 26 presenze tra regular season e playoff e 6 goal per Faghir, che proprio come il primo Zlatan deve ancora affinare il suo feeling con la porta avversaria e ‘alleggerire’ il suo gioco, caratterizzato a volte da qualche ricamo di troppo.
Il paragone con Ibra nasce dalla descrizione di Steen Tychosen, capo del settore giovanile del Vejle, al momento della firma di Wahid sul suo primo contratto nel 2018.
“Faghir è un attaccante veloce, bravo tecnicamente, intelligente nel gioco e partecipa anche al lavoro difensivo. Wahid ha molti punti di forza e ha un'enorme fiducia nelle proprie capacità. C'è un po’ di Zlatan in lui, perché gioca con grande sicurezza di sé in allenamento e in partita. Non dimostra di avere solo 15 anni”.
Numeri alla mano il parallelismo col primo Ibra, quello degli esordi al Malmo, non è poi così fuori luogo: 40 presenze e 16 goal nei due campionati e mezzo giocati da Zlatan in Svezia tra i professionisti (ma con una stagione da 12 goal in seconda divisione) tra i 17 e i 19 anni; 40 presenze e 9 goal per Faghir nel giro di 11 mesi, il tempo trascorso tra il suo debutto in prima squadra a 16 anni in NordicBet Liga (l’equivalente della nostra Serie B) e l’ultima gara dei playout della Superligaen 2020/2021, chiusa con il goal del definitivo 2-2 contro il Lyngby, realizzato con una pregevole conclusione di esterno sinistro.
Osservando Wahid in campo si capisce come il gigante di Malmo sia stato una naturale fonte d’ispirazione per lui: pur non avendo la sua fisicità (185 centimetri d’altezza per il danese contro i 194 di Zlatan), Faghir può ricordare Ibrahimovic per la tendenza ad abbassarsi per giocare il pallone, la personalità con la quale si propone ai compagni e tenta la giocata individuale ad effetto, ma anche quel pizzico di arroganza che spesso caratterizza chi è stato abituato ad essere considerato fuori categoria per la sua età. E chi, come lui, è cresciuto in uno dei ghetti più difficili del paese, Finlandsparken.
“Penso di essere difficile da affrontare in campo – ha dichiarato nel febbraio scorso al tabloid danese BT - Se sei bravo, alla fine puoi permetterti di parlare. Se la gente pensa che io sia fastidioso in campo e non gli piaccio mi rende ancora più forte”.
La sua ambizione lo porterà presto lontano dalla Danimarca: dal Leicester al Tottenham, dall’Ajax al Milan, sono tanti i club che hanno monitorato in questi mesi la crescita del ragazzo che per Jacob Kruger, direttore tecnico del Vejle, è destinato a diventare l’uomo dei record per il club.
“Wahid diventerà senza dubbio la più importante cessione della storia del Vejle, non ho dubbi – ha dichiarato il mese scorso a Kobmaendenes Klub, programma di Discovery Plus Danimarca - C’è grande interesse in giocatori di quell’età e che giocano in quella posizione”.
Getty ImagesInteresse che non riguarda soltanto i potenziali acquirenti di Wahid ma anche le federazioni: l’Afghanistan infatti lo sta da tempo corteggiando per convincerlo a unirsi ai Leoni di Khorosan, prospettiva che al momento Faghir non ha declinato, pur continuando a privilegiare la Danimarca, terra in cui è nato e cresciuto.
“Senza garanzie, speriamo e crediamo che Wahid abbia davanti a sé una lunga carriera in nazionale con la Danimarca, perché è un giocatore di grande talento – ha spiegato nelle scorse settimane Flemming Berg, Head of Elite Development della federcalcio danese - Non prometteremo mari e monti a Wahid ma possiamo spiegargli dove si trova. Che ha un ruolo importante nella nostra nazionale giovanile e che vediamo in lui il potenziale per una lunga carriera in nazionale”.
Il presente è la fase finale degli Europei Under 21, palcoscenico in cui Faghir spera di affermarsi anche a livello internazionale dopo aver brillato in patria. In attesa di scoprire dove sarà il suo futuro e se sarà stato in grado di meritarsi per davvero l’etichetta di ‘nuovo Ibrahimovic’…


