Anatoliy Trubin Shakhtar Donetsk Inter Champions League 2021-22Getty

Trubin a GOAL: "Voglio che questo incubo finisca il prima possibile"

La crisi russo-ucraina ha bloccato ovviamente anche il calcio ed a farne le spese sono i giocatori, costretti a fermarsi o cambiare Paese per continuare a svolgere il loro lavoro.

Anatolij Trubin, giovane portiere dello Shakhtar, racconta a GOAL come in realtà la situazione non fosse del tutto serena a Donetsk già da qualche tempo.

"La nostra squadra giovanile stava per trasferirsi al campo di allenamento principale nel 2014, perché è ciò che succede dopo l'Under 13. Quando è iniziata la situazione militare e le cose sono diventate poco chiare. Non sapevamo neppure se ci sarebbe stata più una squadra. Ad agosto ci è stato detto di trasferirci a Kiev se volevamo continuare a fare parte dell'accademia del club".

Un trasferimento che non è stato sicuramente indolore per un ragazzo così giovane come Trublin.

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"Le nostre famiglie vivevano a pochi minuti dal campo di allenamento dello Shakhtar ed era molto comodo. All'improvviso, ho dovuto lasciare casa. È stato molto difficile per me e per i miei genitori, che a volte non mi vedevano per circa sei mesi. Loro sanno che amo il calcio e non potevano impedirmi di andare, stavo solo inseguendo il mio sogno, anche se in circostanze molto diverse".

Trublin quindi parla dell'attuale situazione e si augura di poter presto tornare a Donetsk.

"Non conosco nessuno a cui non piacerebbe che Donetsk rimanesse parte dell'Ucraina. Donetsk è l'Ucraina e può prosperare solo come città ucraina. Era una magnifica città, la città delle rose. Voglio solo che questa guerra finisca il prima possibile, in modo che le cose possano essere come prima. Come si può sostenere questa aggressione, quando le persone innocenti stanno morendo? Non pensavamo potesse succedere davvero. Nessuno si aspettava che la Russia fosse così barbara e crudele. Questo è davvero un incubo. Non capisco come ne siano capaci. Hanno rovinato tante belle città e ucciso tanti civili. Questa è una catastrofe. Fino al 2014 consideravamo la Russia solo un vicino. Non c'erano rancori tra le persone nei due Paesi. Era impensabile che potesse iniziare la guerra, prima a Donetsk e poi in tutta l'Ucraina. Ma ora la Russia non esiste più per me come Paese. Penso che ci vorrà molto tempo prima che le ferite si rimargino".

Infine il giovane portiere dello Shakhtar svela quale sia il suo più grande sogno.

"Una situazione del genere mi ha aiutato a crescere più velocemente. Forse questo è il motivo per cui i miei progressi sono stati così veloci. Voglio che questo incubo finisca il prima possibile e che il nostro Paese torni alla normalità. Il mio sogno più grande è tornare a Donetsk e giocare alla Donbass Arena. È stato impossibile per molti anni, ma credo che quel giorno arriverà".
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