Ryan Gravenberch Ajax 12222019ProShots

Somiglia a Pogba, garantisce Raiola: Ryan Gravenberch, ennesimo baby top dell'Ajax

Bruciare le tappe, con rilassatezza. A 18 anni da compiere a maggio, Ryan Gravenberch incarna un’apparente contraddizione in termini, che potrebbe però diventare la chiave giusta per una carriera che poggia su premesse entusiasmanti.

Il 23 settembre 2018, esordendo durante un PSV-Ajax 3-0 altrimenti dimenticabile per la banda Ten Hag, ha iniziato la carriera senior diventando a 16 anni e 130 giorni il più giovane giocatore a vestire il biancorosso, battendo un primato che resisteva da 26 anni, occupato per tutto questo quarto di secolo da un certo Clarence Seedorf. Per Ryan iniziava una settimana da vertigini, visto che una settimana dopo, in Coppa d’Olanda contro il Te Werve, diventava anche il più giovane marcatore nella storia dell’Ajax.

Più precoce di così non si può eppure se chiedi alle persone intorno a lui di descrivere Ryan Gravenberch (a proposito, partiamo dalle basi e dalla pronuncia: qualcosa di simile a Hravenberk), la parola più usata è “rilassatezza”. Lo ammette egli stesso in un’intervista al magazine ufficiale dell’Ajax:

"Se devo pensare a dieci cose contemporaneamente, vado in difficoltà. Scelgo consapevolmente di restare calmo, mi piace un’atmosfera rilassata intorno a me. So che a volte ho bisogno di essere scosso, di prendere un calcio in culo. Questo è un aspetto del mio gioco su cui devo chiaramente migliorare".

La consapevolezza che la flemma delle giovanili non debba avere posto nel suo bagaglio da giocatore professionista c’è.

“Sento che sto andando bene, ho cercato di migliorare questo aspetto ma non è ancora abbastanza. Per diventare titolare serve di più". 

Ryan Gravenberch PS nxgn

Serve di sicuro una continuità di prestazioni che non è facile mantenere, a un’età così giovane e in una squadra che, per quanto benigna nel dare ai propri figli la possibilità di volare, ha d’altra parte la necessità di confermare ogni anno non solo il proprio status dominante in patria, ma anche una voce ritrovata in Europa. 

Gravenberch è un centrocampista centrale di grande potenza fisica, con due punti di riferimento di base. Uno, Frank Rijkaard, gli deriva dalla sua storia personale e dal posto in cui è cresciuto; l’altro, Paul Pogba, è un paragone inevitabile (anche perché l’agente è Mino Raiola…) e, pur con tutte le dovute proporzioni, giustificato dal mix di forza fisica e abilità nel dribbling, integrato da un senso del goal non comune per un giocatore del suo ruolo.

L’infortunio di Blind, e il conseguente arretramento di Lisandro Martinez in difesa, gli hanno regalato poco prima di Natale un significativo minutaggio da titolare, impreziosito dalla settimana di ritiro invernale in Qatar con la prima squadra. Un’investitura che ha istantaneamente alzato l’asticella delle aspettative nei suoi confronti: e non è detto che la rilassatezza di cui sopra non possa rivelarsi un vantaggio.

Non ha ancora la patente, che in Olanda puoi prendere a 17 anni, e vive ancora con i genitori, un sostegno fondamentale in questa fase della sua vita. Il padre, Ryan senior, lo accompagna tutti i giorni agli allenamenti e ne cura gli aspetti extra campo, come ad esempio l’utilizzare lo smartphone con misura e moderazione.

In famiglia non è l’unico calciatore: il fratello Danzell, di otto anni più grande, ha fatto tutta la trafila nel settore giovanile dell’Ajax, ha vinto l’Europeo Under-17 (proprio come Ryan), ma al momento di spiccare si è un po’ perso per strada, girovagando tra Romania, Belgio e Inghilterra per finire quest’anno al Dordrecht, bassa Eerste Divisie. Ora Danzell è il primo consigliere del fratellino, con lo zelo tipico di chi non ce l’ha fatta e vuole fortissimamente un epilogo diverso per Ryan. Che con la sua rilassatezza annota record e prova a riscrivere la storia di famiglia, con un finale diverso.

Pubblicità