Una carriera impeccabile spesa quasi totalmente con la maglia dei sogni di un bambino cresciuto a pane e Roma . Una marea di ricordi dolci, pochissimi amari: tra questi Daniele De Rossi può sicuramente annotare quella volta che finì in tribuna a causa del rigido regolamento imposto da mister Luis Enrique .
Siamo nel 2012 e la Roma è ancora in piena lotta per il terzo posto che vale l'accesso alla prossima Champions League, obiettivo recentemente dichiarato dalla nuova proprietà americana. La sfida di Bergamo si presenta dunque delicatissima, soprattutto perchè cade a una settimana dal derby che vale un'intera stagione.
Una distrazione, una leggerezza. Il ritardo di appena un minuto costa molto caro a De Rossi: il centrocampista giallorosso arriva alla riunione tecnica appena dopo gli altri giocatori e mister Luis Enrique non perdona.

Il tecnico asturiano è inflessibile su poche questioni: il ritardo è una di queste. Le scuse non bastano nemmeno a una leggenda come DDR, il regolamento parla chiaro: chi arriva in ritardo alle riunioni finisce in tribuna.
Il centrocampista giallorosso viene spedito dunque sugli spalti dell'Atleti Azzurri d'Italia: " motivi disciplinari" l'unica versione ufficiale del prepartita, mentre la stampa e l'ambiente si interrogano con stupore su cosa potesse aver fatto scattare una decisione così drastica in un momento così delicato della stagione e con una piena emergenza in rosa.
"I calciatori più importanti devono essere degli esempi. Se non sono pronti devo fare una scelta. Per me sarebbe molto più facile scegliere la formazione titolare. A medio e lungo termine non sbaglio, il gruppo viene prima di tutto. E nessuno mi può assicurare che con un giocatore diverso in campo la sconfitta non ci sarebbe stata".
Le parole dello stesso Luis Enrique sembrano anticipare il flusso di polemiche al termine di una sconfitta che palesa tutto il nervosismo dell'ambiente giallorosso. La Roma esce sconfitta con un sonoro 4-1 dal campo dell'Atalanta e chiude la partita addirittura in nove per le espulsioni di Osvaldo e Cassetti.
Il giorno dopo l'esclusione tocca allo stesso De Rossi spiegare l'accaduto. Il mediano della Nazionale si mostra visibilmente infastidito ma assolutamente rispettoso della scelta operata dal proprio allenatore.
"Sono stato solo disattento. Ma non ho litigato, né picchiato nessuno. Parlo perché non ho nulla da nascondere e anche per dire che non ho mancato di rispetto a nessuno . Se la società vorrà specifichere l'entità del ritardo può farlo. Io non sono stato strafottente o maleducato. Io devo eseguire gli ordini, ma non viviamo in un regime nazista ".
La ricostruzione della vicenda racconterà di un vano tentativo da parte di Heinze e Perrotta di recuperare la situazione con la stizzita reazione di un Luis Enrique inamovibile. De Rossi incasserà il colpo ma il caso avrà risonanza nazionale a tal punto da sollecitare l'opinione di molti altri allenatori.
La faccia del giocatore in tribuna sarà però il preludio all'inevitabile tonfo di un ambiente già poco sereno: la pesantissima sconfitta nel derby pochi giorni dopo avrà il sapore della pietra tombale sull'avventura dello stesso Luis Enrique sulla panchina giallorossa.
Poco prima dell'estate lo stesso 'Lucho' rassegnerà le proprie dimissioni, lasciando la Roma dopo sole 41 presenze in panchina. Un profilo dal volto buono, rigoroso e quasi 'maniacale' nel proprio modo di vivere il calcio dentro e fuori dal campo.
A distanza di anni De Rossi sorprenderà tutti esprimendosi con toni di grande stima nei confronti dello spagnolo, sotterrando di fatto tutti i vecchi attriti di un rapporto che fu oggetto di grandi discussioni.
"Per sua fortuna è riuscito ad avere successo altrove e sono contento per lui. Non è uno scemo come lo dipingevate qua a Roma , è una brava persona e un bravo allenatore. Faccio sempre il tifo per lui".
Tutta la lucidità e l'onestà di un grande campione, capace di incassare la punizione senza troppo rumore per poi riconoscere il valore di un allenatore che ha avuto il coraggio di fare scelte impopolari in nome del proprio credo. L'abbraccio tra i due prima di Italia-Spagna a Euro 2020 ha sancito la pace.