Avete presente George Best e la sua storica citazione? Bene, più di qualcuno nel mondo del calcio ha provato a renderla una massima della propria vita, senza rendersi minimamente conto di non avere nemmeno un briciolo del talento di George Best.
Tra questi improbabili emulatori c'è sicuramente Savio Nsereko, uno che nel 2009 è stato eletto miglior giocatore dell'Europeo Under 19, vinto in finale con la Germania contro l'Italia, accendendo su di sè tutti i riflettori del caso, di quelli che ti accecano se non sei pronto a gestirli.
Ugandese di nascita ma tedesco d'adozione, Savio si era formato nelle giovanili del Monaco 1860 prima di sfruttare la vetrina dell'Europeo per approdare subito in Italia, al Brescia, dove gli è bastata una stagione in Serie B da baby fenomeno per fare un salto ancor più grande, probabilmente spropositato, verso la Premier League.
Il Brescia ha incassato 8,5 milioni per lasciar partire il ragazzino in direzione Londra, al West Ham, dove gli hanno subito consegnato la maglia numero 10. Dieci come le sue presenze in Premier League prima di fare le valigie e tornare in Italia, stavolta alla Fiorentina. A Firenze altra maglia pesante, la numero 7, e altro flop: zero minuti in Serie A e prestito al Bologna, dove di minuti perlomeno ne ha fatti 38, di cui 14 contro la Juventus al Dall'Ara.
Presto il decollo di Savio si è trasformato in schianto, con una squadra dietro l'altra e una follia dietro l'altra. La prima in occasione del suo ritorno al Monaco 1860, quando è iniziato ufficialmente il suo show fatto di bugie e sparizioni. Come la finta uccisione del fratello, che lui stesso aveva inscenato per poter saltare gli allenamenti e ripagare alcuni debiti con la malavita tedesca.
GoalLa seconda dopo il suo ennesimo ritorno in Italia, alla Juve Stabia, che invano aveva provato a negargli il permesso per quella che sarebbe dovuta essere una 'vacanza'. In realtà Savio doveva andare a Londra, sempre per questione di debiti, e ovviamente ci andò lo stesso, tornando a Castellamare con un certificato medico e la richiesta di essere mandato in una clinica per curare la ludopatia.
Ma niente da fare, nessuna cura, l'oblio di Savio era appena all'inizio ed ha raggiunto l'apice in Thailandia, dove l'ex Fiorentina ha addirittura finto il proprio rapimento. La richiesta di riscatto di 25 mila euro non ha mai convinto la polizia thailandese, anche perché era la stessa cifra che Savio aveva richiesto alla sua famiglia qualche giorno prima. Cifra che, stando alle ricostruzioni, gli sarebbe servita per pagare delle prostitute.
Tutto vero, tranne il rapimento, appunto. In poco tempo l'auto-sequestro di Savio è stato sventato dalla polizia, che ha preso in custodia il calciatore a Pattaya prima di rispedirlo in Germania, dove è stato processato per frode e false informazioni. Ha evitato il carcere, ma non la fine anticipata della sua carriera, stroncata a soli 22 anni.
"Un equivoco - raccontò alla Bild - mio padre fraintese il testo di un mio messaggio. Non sono mai stato in prigione e non avevo nessuna intenzione di organizzare un finto sequestro, una volta tornato in Germania ho spiegato il malinteso. Nella mia vita ho sperperato tutto il denaro guadagnato a Londra nei modi peggiori. Ho sbagliato tutto, ero incapace di rialzarmi ogni volta che cadevo. Donne, vestiti, macchine: ero malato di sesso, non potevo più andare avanti così. Quello che è accaduto in Thailandia è stato quasi un bene. Ho toccato il fondo".
Ma evidentemente non gli è bastato, visto che nel 2012, mentre giocava nel Viktoria Colonia, si disse che avesse rubato l'orologio a un compagno di squadra. Oggi, dopo aver cambiato 19 maglie e giocato in 8 paesi diversi, la sua carriera finge di proseguire nel Fortuna Unterhaching, sperduto nelle serie regionali tedesche ad appena 32 anni. Perché di Savio Nsereko nel calcio ne nascono tanti, ma di George Best soltanto uno.
