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Lautaro Martinez Getty

"El Toro" nel segno del "Principe" all'Olimpico: è l'anno di Lautaro Martinez

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Nel movimento che al 37' ha permesso all'Inter di completare la rimonta contro la Fiorentina, c'è un pezzo "artistico" di quella che è l'interpretazione tattica, tecnica e generale del ruolo dell'attaccante propria di Lautaro Martinez.

C'è tutto, in verità: passo indietro, passo in avanti. Brucia sul tempo Milenkovic e colpisce in spaccata, al volo: una rete da punta. Che Lautaro non è: da centravanti puro. Che Lautaro non è. "El Toro" è il simbolo di una generazione di attaccanti moderni, atipici e senza punti di riferimento: non una novità, per il calcio argentino.

Ecco, ripartiamo da questo concetto: "argentino". E' l'anno, "argentino": è lo stadio, un po' "argentino", dal 2010. In qualche modo: da quando "El Principe", in una notte d'inizio maggio, ha regalato il primo trofeo del Triplete dell'Inter di José Mourinho.

Diego Milito l'ha firmato, l'Olimpico: ha lasciato un'impronta nella storia nerazzurra talmente importante da rispolverare un certo simbolismo di cui i tifosi dell'Inter farebbero a meno, pubblicamente, almeno fino al 10 giugno.

E' la stagione del "Toro": lo è stata fin qui. Perché 27 goal dei 101 in maglia nerazzurra sono arrivati dopo l'estate del 2022: è stato decisivo ovunque. In Champions League, con la rete nel ritorno delle semifinali contro il Milan, in Serie A, nella rincorsa alla zona legata all'Europa che conta, persino in Supercoppa, a Riyad: adesso all'Olimpico.

In un anno calcistico che gli ha regalato i Mondiali con l'Argentina, segnati dal rigore siglato contro l'Olanda: decisivo, come quest'ultima doppietta che lo fa entrare, una volta in più, nella storia dell'Inter. Nella notte che lo accosta, di nuovo, al "Principe". Al di là di tutto ciò che sarà.

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