Ad Euro 1992 in Svezia Dennis Bergkamp era stato uno dei protagonisti assoluti, laureandosi con 3 reti fra i capocannonieri del torneo. Il suo grande talento aveva messo in ombra addirittura la classe di Marco Van Basten , che con lui in squadra si era 'sacrificato' nel ruolo di rifinitore per la stella dell'Ajax e il suo amico Gullit. Quell'Olanda, ricca di campioni, fu fermata in semifinale dalle parate di Schmeichel, che ai rigori riuscì a neutralizzare proprio il rigore calciato dall'attaccante del Milan, portando la Danimarca in finale.
Ma Bergkamp, che giocava con il numero 7 sulle spalle, fece il suo anche in quella gara: prima il goal a firmare il provvisorio 1-1 dopo il vantaggio del pisano Henrik Larsen, poi il rigore trasformato con apparente freddezza. In precedenza, nella fase a Gironi, aveva 'bucato' il campione del mondo Illgner con un bel colpo di testa da centravanti puro su cross di Winter, e aveva segnato all'esordio contro la Scozia, raccogliendo una sponda aerea di Rijkaard.
Quella manifestazione di bellezza calcistica, che seguì alla Coppa UEFA vinta nel 1991/92 battendo in finale il Torino, fu probabilmente decisiva per far innamorare calcisticamente di lui il presidente dell'Inter Ernesto Pellegrini .
L'imprenditore milanese capisce che quel ragazzo dalla tecnica sopraffina sarà il futuro del calcio olandese, scioglie le ultime riserve e pensa che sia l'uomo giusto per riportare l'Inter ai vertici in Italia e in Europa, spezzando il dominio del Milan, che aveva costruito le sue fortune proprio con l'arrivo dei suoi connazionali. Ma le cose, purtroppo per l'Inter, andranno molto diversamente, anche se i nerazzurri aggiungeranno al proprio palmarès un'altra Coppa UEFA.
Getty ImagesIL COLPO BERGKAMP
Battendo la concorrenza delle big d'Europa, Pellegrini lavora sotto traccia, e riesce a raggiungere l'accordo con il giocatore per poi raggiungere un'intesa con l'Ajax. Per accontentare i Lancieri e facilitare l'ambientamento di Bergkamp, il numero uno nerazzurro accetta di portare a Milano anche Wim Jonk , il mediano biancorosso che aveva nel tiro dalla distanza il suo punto di forza.
La fumata bianca definitiva arriva già nel mese di febbraio del 1993 . L'Inter brucia sul tempo l' agguerrita concorrenza , rappresentata dalla Juventus e dalle due big di Spagna, Barcellona e Real Madrid . Il 15 febbraio Ernesto Pellegrini può ufficializzare la doppia operazione con l'Ajax.
"Ho un bell' annuncio da fare ai tifosi nerazzurri: abbiamo acquistato i due olandesi dell' Ajax Dennis Bergkamp e Wim Jonk . - dichiara in conferenza stampa fra l'incredulità di molti dei cronisti presenti - La firma con i due giocatori c' è stata nella serata di venerdì, stamattina la controfirma con l' Ajax. Bergkamp e Jonk hanno sottoscritto con noi un contratto triennale. I soldi? Per Bergkamp 15 miliardi, per Jonk spenderemo i soldi rientrati nell' affare Sammer. È un anno che stavamo conducendo questa trattativa, in silenzio".
Dall'Olanda arrivano anche le parole della mezzala offensiva olandese.
" L'Inter non è una seconda scelta . Posso confermare di aver avuto contatti con la Juventus, il Barcellona e il Real Madrid : ma da alcuni mesi ero arrivato alla decisione che il gioco dell'Inter è quello che più si avvicina alle mie caratteristiche . E poi stimo molto Bagnoli ".
Rimbalzano presto voci incontrollate di cifre ben più elevate, attorno ai 42 miliardi. Nulla di dimostrato. Quelle ufficiali saranno tuttavia un po' più elevate di quelle inizialmente previste da Pellegrini, che dovrà sborsare in tutto 28 miliardi di Lire : 18 per Bergkamp , 10 (mezzo miliardo in più di quelli intascati dalla cessione di Sammer al Borussia Dortmund) per Jonk .
I due olandesi sono il fiore all'occhiello della campagna di calciomercato estiva dell'Inter, che dopo il 2° posto del 1992/93 dietro al Milan di Capello, sogna di sopravanzare i cugini. In panchina è confermato l'esperto Bagnoli, che ottiene anche il centrocampista Francesco Dell'Anno dall'Udinese per 14 miliardi, e i difensori centrali Gianluca Festa dal Cagliari (9 miliardi) e Massimo Paganin dal Brescia (6 miliardi). In tutto Pellegrini spende 57 miliardi, che danno di fatto all'Inter l'oscar del mercato.
LE DIFFICOLTÀ DI AMBIENTAMENTO E LE CRITICHE
Il giorno del raduno della squadra a Milano il 13 luglio 1993, l' Hotel Principe di Savoia è preso d'assalto dai tifosi interisti festanti, che sognano lo Scudetto e ringraziano la società. Il presidente Pellegrini, in particolare, è portato in trionfo dai supporters nerazzurri. E il grande colpo non si nasconde.
"Sono molto felice di essere qua. - dichiara - Mi piacerebbe essere ricordato come il miglior straniero della storia dell'Inter ".
L'imprenditore milanese e i tifosi nerazzurri sognano un'Inter che pratica un calcio offensivo. Contrariamente al previsto, però, l'ambientamento di Bergkamp in Italia si rivela complicato. L'Inter parte male in campionato, e l'8 settembre perde una pedina importante come Nicola Berti, che a San Siro, contro la Cremonese, scivola su una finta di Pedroni e cadendo stende la gamba in modo innaturale, procurandosi la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro.
L'equivoco è in primo luogo tattico: all'Ajax l'olandese giocava mezzala di punta dietro i due attaccanti nel 3-4-3 di Van Gaal. In nerazzurro parte da seconda punta accanto a Schillaci, nel 3-5-2 di Bagnoli, poi, quando Ruben Sosa rientra dalle vacanze per la Coppa America, fa spesso coppia con l'uruguayano e in alcune occasioni finisce anche in panchina.
La squadra sembra infatti spesso spezzata in due, con difensori e centrocampisti statici che restano bassi nella propria metà campo anche quando si attacca. L'olandese è reduce da una stagione da 26 goal nel campionato olandese, e punta almeno alla doppia cifra. Alla 3ª giornata, contro la Cremonese, segna il suo primo goal italiano con una conclusione violenta da fuori area, ma si rende conto da subito che le cose non vanno come previsto. La prima sconfitta arriva con il Cagliari: Bagnoli lascia Bergkamp in panchina salvo impiegarlo nella ripresa nel suo ruolo naturale sulla trequarti. Il gioco dell'Inter è più fluido, ma gli avversari, attraverso una marcatura a uomo tendente a isolarlo dal gioco, riescono di fatto ad annullarlo.
L'ex Ajax dovrebbe fare la differenza ma in campionato non ingrana, venendo spesso limitato dai suoi marcatori. I critici iniziano a ironizzare sull'olandese e sulle sue fobie, come la paura di volare in aereo , per la quale si sposta in trasferta con metodi alternativi, come il treno o la nave, o la ritrosia per i contrasti fisici, che lo porta spesso a muoversi lontano dalle affollate aree di rigore e a giocare lontano dalla porta in un campionato molto fisico come la Serie A di allora.
C'è inoltre un chiaro problema di spogliatoio : Bergkamp, che vive fuori da Milano in una casa sul Lago di Annone, fatica a far gruppo.
"Sono passato dalla comfort zone dell’Ajax, gioiosa, piena di creatività, calorosa e giovanile a quest’ atmosfera noiosa e di lavoro . - scriverà l'olandese nella sua autobiografia 'Stilness and Speed: My story' scritta con David Winner - Improvvisamente era un lavoro di quelli dalle nove alle cinque con tutti i giocatori che giravano con i musi lunghi. Dicevo: andiamo, facciamo una bella partita. E loro mi rispondevano: no, puntiamo ad un buon risultato".
Alcuni compagni, in particolare il suo partner d'attacco Ruben Sosa, lo chiamano ironicamente 'La Denise' per la sua timidezza e il modo di giocare che sembrava stesse danzando.
"In realtà andavo d'accordo con tutti , da Bergomi a Ferri e Battistini così come con Berti. - dice Bergkamp in un'intervista a 'FourFourTwo' - Solo Ruben Sosa mi ha deluso: avremmo potuto fare molto di più. Forse a lui davo un po' fastidio . Fuori dal campo, comunque, non ho mai avuto alcun problema".
Con l'uruguayano Bergkamp non riesce proprio a legare, in primis tecnicamente. Lui ama arrivare al goal attraverso il fraseggio e il dialogo con i compagni, Sosa invece, appena ha il pallone, cerca subito di liberarsi al tiro per far goal. Modi di concepire il calcio opposti, che finiscono per cozzare l'uno con l'altro. Anche caratterialmente i due giocatori nerazzurri sono molto diversi: introverso e a tratti snob l'olandese, sempre col sorriso sulla bocca e con la classica 'garra' l'uruguayano.
" È la prima volta nella mia carriera - ammise Sosa nella stagione 1993/94 - che non mi intendo con un compagno d' attacco . Ho giocato con punte alte e con piccoletti. Con Riedle ci fu più intesa e maggior collaborazione, anche sul piano umano. Anche con Schillaci le cose andarono bene. Vedo che Bergkamp è un po' freddo , per noi è importante che viva nel gruppo, che si senta a suo agio, a casa sua. Non lo capisco, non so dire se sia contento di questa esperienza ".
A prendere le difese di Bergkamp è però il suo connazionale, Wim Jonk.
" Dennis era il migliore in un sistema offensivo , abbiamo giocato con due attaccanti e ha dovuto adattarsi , ma è stato giudicato in base al numero di goal segnati. Ruben Sosa ? Un ottimo calciatore, ma un individualista che si preoccupava principalmente di se stesso".
Le cose non vanno meglio nemmeno con i media.
"Si aspettavano che parlassi con loro ogni giorno. - dice Bergkamp in un'intervista a 'FourFourTwo' - Ma se c’era la partita la domenica avrei parlato il lunedì, non certo anche il martedì e il mercoledì. In Italia inventavano storie ridicole. Una volta mi tagliai i capelli e dissero che mi erano caduti perché non resistevo alla pressione... ".
Intanto Festa abbandona il gruppo in autunno, venendo girato in prestito alla Roma, e i risultati continuano ad essere deludenti. Bergkamp trova il 2° goal è un calcio di rigore trasformato alla 6ª giornata nella vittoria interna sul Piacenza. Con il recupero della massima condizione da parte di Sosa, Bagnoli schiera Bergkamp sulla trequarti dietro l'uruguayano e Fontolan.
L'ex Ajax segna su rigore anche nel Derby perso 2-1, contro il Lecce, ancora dal dischetto con la Sampdoria e contro l'Atalanta, chiudendo il girone di andata con 6 goal. L'Inter, nonostante un cammino a ostacoli, è 6ª con 20 punti. L'inizio del 1994 vede i milanesi perdere fuori casa con la Reggiana, poi superare il Foggia a San Siro con il 7° goal di Bergkamp. Ma l'olandese e l'Inter non possono immaginare che il girone di ritorno sarà disastroso. Arriva un pari interno con il Cagliari, ma a far crollare tutto è la sconfitta maturata nel finale a Milano con la Lazio di Zeman .
In quel momento l'Inter è 7ª in classifica, Pellegrini tuttavia prende una decisione drastica ed esonera Osvaldo Bagnoli . Al suo posto è promosso alla guida della Prima squadra il Campione del Mondo di Spagna 1982 Gianpiero Marini . Il cambio di panchina non porta i risultati sperati: la squadra perde due delle tre partite successive, pareggiando quella in mezzo. La prima vittoria arriva con l’Udinese alla ventiseiesima giornata, ancora grazie ad un gol di Sosa come all’andata, ma da lì ci sono altre quattro sconfitte consecutive, tra cui quelle dolorosissime con Milan e Juventus.
La situazione è delicata, il 4 aprile, dopo alcuni mesi di astinenza, Bergkamp ritrova il goal su rigore nel successo contro il Lecce. Quello sarà l'ultimo goal in campionato della prima stagione nerazzurra.
"All’Ajax sapevi di avere 5 occasioni da gol a partita. - scriverà l'olandese nell'autobiografia - All’Inter se eri fortunato ne avevi una".
Fatto sta che l'Inter arriva a tre giornate dalla fine del campionato con un margine di 4 punti sulla zona retrocessione. I nerazzurri ritrovano Berti per il rush finale ma rischiano la retrocessione, visto che fanno molto male, perdendo 2 gare delle ultime 3 contro Sampdoria e Atalanta e pareggiando con la Roma. La Reggiana ne vince 2 su 3, ma a salvare i nerazzurri è il Piacenza, che perde le 3 ultime partite ed è l'ultima retrocessa.
L'Inter di Bergkamp , che avrebbe dovuto contendere lo Scudetto al Milan, chiude al 13° posto a pari merito con la Reggiana a quota 31 punti, soltanto uno in più della quartultima. Per l'olandese il magro bottino di 8 goal in 31 presenze, a fronte delle 16 reti in 28 apparizioni di Sosa.
BERGKAMP PROTAGONISTA IN COPPA UEFA
A salvare la prima stagione italiana di Dennis Bergkamp è la Coppa UEFA. Come Dr. Jekyll e Mr. Hyde, infatti, l'olandese quando sente profumo d'Europa si trasforma, e torna ad essere il fuoriclasse delizioso che Pellegrini e tutti i tifosi avevano ammirato con l'Olanda e con l'Ajax.
Sarà in gran parte per merito suo, infatti, che l'Inter, nonostante un'annata travagliata, farà una grande cavalcata in Europa fino alla finale.
"L’Inter non è stata paziente abbastanza con Dennis, - sostiene Bergomi nell'autobiografia dell'olandese - perché non aveva vinto da tanti anni e continuava a cambiare strategia ogni anno. Volevano risultati immediati. Lui fu comunque determinante nella conquista della Coppa UEFA".
Bergkamp, libero mentalmente, inizia a fare grandi cose fin dal Primo turno, che vede i nerazzurri impegnati contro il Rapid Bucarest . A San Siro il 15 settembre 1993 prima apre le marcature dal dischetto, poi, dopo l'1-1, nell'ultima mezz'ora si scatena segnando 2 goal uno più bello dell'altro. Il primo con una spettacolare mezza rovesciata volante su cross di Shalimov, il secondo superando in velocità i difensori avversari su rapida verticalizzazione e battendo il portiere in pallonetto.
Tutto facile al ritorno, con un 2-0 targato Battistini e Jonk che porta l'Inter ai sedicesimi contro l' Apollon Limassol . A San Siro decide nuovamente il numero 10 con un altro pallonetto a battere il portiere in uscita. A Cipro, l'olandese va nuovamente a segno nel pirotecnico 3-3 che consente alla squadra di Bagnoli di accedere agli ottavi di finale. Qui si alza l'asticella, visto che gli avversari sono gli inglesi del Norwich City .
Ma per l'Inter ancora una volta decide Bergkamp: sia nella gara di andata in Inghilterra, trasformando dal dischetto per il definitivo 0-1, sia nel ritorno, dove finalizza una spettacolare azione individuale di contropiede superando con un tiro a giro angolato l'estremo difensore avversario.
Lo step successivo è il Borussia Dortmund di Hitzfeld. In panchina dell'Inter ora c'è Marini, Bergkamp gioca solo il ritorno e non segna ma i nerazzurri si qualificano ugualmente vincendo 3-1 al Meazza e limitando i danni in Germania (sconfitta per 2-1). L'ultimo ostacolo fra i milanesi e la finale è così rappresentato dal sorprendente Cagliari di Bruno Giorgi, che ha eliminato la Juventus.
I rossoblù, davanti ai loro tifosi, superano 3-2 l'Inter nell'andata del Sant'Elia. Fontolan e Sosa non bastono, visto che gli isolani superano 3 volte Zenga con le reti di Oliveira, Criniti e Pancaro. Bergkamp, forse non al meglio per la sua fobia per i voli in aereo, incappa in una serata negativa e il giorno dopo fioccano le insufficienze sui giornali. Poco male, perché al ritorno a San Siro si riprenderà la scena e con un goal su rigore e 2 assist per le reti di Berti e Jonk nel 3-0 che porta alla doppia finale con il Salisburgo.
Nel doppio confronto contro gli austriaci l'Inter si impone 1-0 sia all'andata a Vienna (goal di Berti), sia al ritorno a Milano (rete di Jonk) e conquista la 2ª Coppa UEFA della sua storia. Secondo, dopo quello del 1992 vinto con l'Ajax, anche per Bergkamp, che finalmente riesce ad esultare, liberarsi dalle tensioni del campionato e sorridere. L'olandese, grazie alle sue 8 reti, si laurea anche capocannoniere del torneo assieme al tedesco Schmidt del Karlsruhe.
L'ADDIO ALL'INTER DOPO L'ARRIVO DI MORATTI
Nell'estate 1994 Pellegrini chiama alla guida dell'Inter l'esperto Ottavio Bianchi . Bergkamp, dopo il buon Mondiale giocato negli Stati Uniti, e Jonk, hanno un'altra possibilità per prendersi l'Inter e guadagnarsi la conferma. La stagione si rivelerà però un anno di transizione per la squadra nerazzurra, che a febbraio del 1995 passa nelle mani di Massimo Moratti , aprendo di fatto una nuova era.
In estate lasciano due colonne come Zenga e Ferri, e oltre a loro il russo Shalimov. Arrivano invece il portiere della Nazionale Pagliuca, il libero Bia dal Napoli, Orlandini dall'Atalanta e Seno dal Foggia. Bianchi pensa anche a un gioco più offensivo, basato su un pressing alto, ma poi, per questione di equilibri, torna a impostare la squadra impostando il gioco sulle rapide ripartenze. Bergkamp parte anche bene, segnando il definitivo 2-0 in trasferta contro il Torino nella prima giornata. A questa gara, tuttavia, seguiranno 6 lunghi mesi di astinenza .
Complice anche un problema all'inguine che gli impedisce di giocare nei mesi di novembre e dicembre. Per curarsi, Bergkamp, decide di far rientro in Olanda, anziché restare in Italia sotto la supervisione dell'Inter, e questo fa infuriare Bianchi. Fra tecnico, che lo accusa di anteporre i problemi personali alla squadra, e giocatore, c'è un duro faccia a faccia e il rapporto si incrina definitivamente.
A febbraio, dalla trasferta di Firenze, decide di dire basta per sempre ai viaggi in aereo per le trasferte. Sotto il profilo dei risultati, la stagione è deludente anche nelle Coppe, con l'eliminazione al Primo turno contro l'Aston Villa in Coppa UEFA e ad opera del Foggia ai quarti di finale di Coppa Italia. Bergkamp chiude il campionato con appena 21 presenze e 3 goal, gli ultimi due contro il Foggia a marzo e il Napoli a maggio. In una delle più belle gare stagionali giocate dall'Inter, l'olandese trova una prodezza che rappresenta di fatto il suo saluto ai colori nerazzurri.
Parte palla al piede da prima di metà campo, elude con un paio di finte l'intervento dei difensori avversari e con un gran tiro da fuori area non lascia scampo a Taglialatela. Una vera e propria gemma, che porterà Moratti ad offrirgli comunque un'altra possibilità.
L'Inter chiude il campionato 1994/95 con un 6° posto che la qualifica alla Coppa UEFA e le consente di guardare con fiducia al futuro. L'olandese però la sua scelta per il futuro l'aveva già fatta e la ribadisce al nuovo patron nerazzurro.
"Alla fine del secondo anno Moratti mi ha detto che ci sarebbero stati dei cambiamenti. Io ho deciso che non volevo aspettare ".
Così lascia il club nerazzurro dopo 22 goal complessivi in 72 presenze, per trasferirsi all'Arsenal per 19 milardi e 200 milioni di Lire .
A Londra delizierà i suoi nuovi tifosi con numeri e giocate d'alta scuola, vincendo tanto. A quelli dell'Inter, che nel 1993 speravano che diventasse il nuovo Van Basten, resterà sempre il rimpianto di aver visto solo in Europa il vero Bergkamp.