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Ronaldo Fenomeno retires football press conference CorinthiansGetty Images

Il Corinthians, l'ipotiroidismo, l'addio: 10 anni fa Ronaldo lasciava il calcio

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Il 14 febbraio del 2011, il Fenomeno Ronaldo piange. Non è la prima volta che gli capita. L'erba dell'Olimpico di Roma ha già assorbito in più occasioni le sue copiose lacrime, prima quando gli si è spezzato un ginocchio e poi quando ad andare in frantumi è stato il sogno Scudetto. Ma questa volta è diverso. Ronaldo piange davanti a un microfono. Accanto a lui il figlioletto Alex; di fronte, una schiera di giornalisti. E c'è da scommettere che pure qualcuno di loro vorrebbe abbandonarsi al pianto, perché tutti sanno bene che quel San Valentino non è un giorno come tutti gli altri: è la fine di un'era.

Ronaldo sta dando ufficialmente l'addio al calcio. Ha deciso di lasciare una decina di giorni prima, dopo che il suo Corinthians è stato costretto a sopportare una delle eliminazioni più cocenti della sua storia recente: affrontava i colombiani del Tolima nei preliminari della Copa Libertadores, avversario teoricamente morbido che però ha pareggiato 0-0 all'andata e vinto 2-0 al ritorno. La toliminazione, come l'hanno sarcasticamente ribattezzata in Brasile, non ha risparmiato nemmeno il Fenomeno dalla furente protesta della tifoseria, giunta a offenderlo pesantemente sui muri del centro sportivo: “Via Ronaldo”, “Ronaldo maledetto”, “Ronaldo grasso senza vergogna”.

Troppo per uno come lui, campione di tutto e persona troppo intelligente per non comprendere l'impossibilità di andare avanti. Anche perché ormai da mesi i dolori fisici non gli stanno dando tregua. “Dolori che vanno da una gamba all'altra, da un muscolo all'altro”, come confessa lui stesso. Sofferenze talmente pesanti “da consumarmi, da impedirmi perfino di salire le scale. E nel mio appartamento non abbiamo nemmeno l'ascensore...”.

A dire il vero l'amico Roberto Carlos, che pur ha rescisso col Corinthians giusto un paio di giorni prima terrorizzato dalle minacce dei tifosi e “dall'impossibilità di uscire di casa senza essere seguito”, tenta di convincerlo a non mollare. Inutilmente.

“Ronaldo mi ha chiamato venerdì comunicandomi la sua intenzione di lasciare il calcio. Gli ho detto: 'Sei matto? Non hai raggiunto l'età del ritiro. Resisti un altro anno, gioca 10 partite, ma non smettere. Sarebbe un impatto troppo grande per tutti'. Non ho seguito fino in fondo la sua conferenza, ho dovuto spegnere la televisione. Qui in casa piangevano tutti”.

La decisione di Ronaldo è definitiva. Dopo un'infinita serie di doppi passi, questa volta non ci sono finte. Il Fenomeno va dritto per la propria strada. Ha provato ad affacciarsi alla nuova stagione, che in Brasile va da gennaio a dicembre, ma ha ben presto gettato la spugna. E così annuncia ufficialmente la propria decisione in conferenza stampa, assieme al presidente del Corinthians Andres Sanchez, senza riuscire a trattenere l'emozione e togliendosi qualche sassolino dalla scarpa.

“Quattro anni fa, a Milano, mi sono sottoposto a un esame che ha constatato che soffrivo di ipotiroidismo. Avrei dovuto prendere ormoni, ma non potevo perché sono considerati sostanze dopanti. Alcuni di voi saranno pentiti per avermi preso in giro per il mio peso, ma non serbo rancore per nessuno. Volevo soltanto spiegare com'è realmente la situazione nell'ultimo giorno della mia carriera”.

Già, il peso. Uno dei tratti in comune dei due anni di Ronaldo al Corinthians. Ha cominciato a lievitare già negli anni di Madrid, tanto fargli appiccicare lo sgradevole appellativo di "Gornaldo". E poi il ritorno a Milano, il Milan, una Champions League vinta e non vinta, un goal particolarmente sentito in un derby contro l'Inter, che però rimonterà per 2-1 e gli costerà la vendetta dell'ex papà Massimo Moratti. È un corpo che cambia, parafrasando i Litfiba, ma cambia in maniera triste. Non è più il Ronaldo mostruoso di Barcellona e della prima stagione interista. E così, alla fine del 2008, il Fenomeno decide di tornare in patria.

Lo aspetta il Flamengo, la sua squadra del cuore. Il presidente Marcio Braga annuncia di avere già “un accordo con l'agente di Ronaldo” e conferma che l'attaccante “sarà la nostra priorità”. A un certo punto pare davvero tutto fatto. I tifosi sognano in grande, perché Ronaldo è pur sempre Ronaldo, anche con 95 chili. Ma alla fine spunta il Corinthians di Mano Menezes, neopromosso dopo un anno di purgatorio in Serie B ma ambiziosissimo, che a sorpresa sbaraglia la concorrenza portando a San Paolo uno dei più grandi della storia del pallone.

Ronaldo Corinthians 2008/09 08 03 2019Ag.Corinthians/Divulgação

Il 2009 è l'anno magico del Timão, che anche grazie a Ronaldo conquista il Campionato Paulista e la Copa do Brasil, persa proprio un anno prima in finale. Il Fenomeno ci mette un paio di mesi a esordire. Lo fa il 4 marzo in una gara di coppa in casa dell'Itumbiara, entrando nel finale sul risultato di 2-0 a favore. Tocca pochi palloni e non entra troppo nel gioco, ma è un momento storico, tanto che nel 2019 i social del Corinthians hanno celebrato il decennale di quella serata.

Nulla in confronto a ciò che accade quattro giorni più tardi a Presidente Prudente, poco più di 500 chilometri da San Paolo. Si gioca il derbi:Palmeiras contro Corinthians. E il Verdão sta conducendo per 1-0 a pochi secondi dalla fine. Ma al terzo minuto di recupero del secondo tempo il mancino Douglas batte un angolo da sinistra: sul secondo palo Ronaldo svetta più alto di tutti, colpendo di testa e spedendo il pallone nella porta avversaria. È la rete dell'1-1. Ronaldo is back.

Il vero capolavoro di Ronaldo si compie però poco più di un mese più tardi. Finale del Paulistão, di fronte il Santos della stellina nascente Neymar. L'andata della Vila Belmiro è un trionfo: il Corinthians vince per 3-1 e ipoteca la finale grazie a una doppietta del proprio punto di riferimento. Che, nonostante la silhouette non sia delle migliori per un calciatore, incastona un'altra perla alla propria collezione: a un quarto d'ora dalla fine scatta verso la porta, rientra con una sterzata di tacco eludendo la marcatura di Triguinho e dal limite dell'area scavalca il portiere Fabio Costa con un tocco sotto mancino semplicemente sublime. Senza esagerare: uno dei goal più belli della sua folgorante carriera. Al ritorno il Timão pareggerà per 1-1 in casa, conquistando il trofeo.

“Chiaramente ho provato molta tristezza per aver perso – ha ricordato Neymar qualche mese fa – ma guardandola da un punto diverso, resta l'emozione di aver vissuto un'esperienza del genere. E poi, chiaro, ho potuto vedere da vicino quei due goal di Ronaldo. Due golaços”.

Dopo il torneo statale, col Corinthians Ronaldo vince anche la Copa do Brasil. Ancora una volta da protagonista. Nella finale d'andata segna il 2-0 contro l'Internacional, ancora una volta di sinistro ma rasoterra. Prima del ritorno a Porto Alegre la sua tifoseria mostra un cartello con scritto: “Mai dubitare di un grassottello”. E di nuovo Ronaldo non tradisce, porgendo al terzino André Santos il perfetto assist che, di fatto, chiude la contesa. 2-2 finale e coppa a San Paolo.

Ronaldo - Corinthians - Copa do Brasil 2009Divulgação

Il 2009 della rinascita, sua e del Corinthians, è racchiuso anche nei numeri. 10 presenze e 8 goal nel Paulista, 7 e 3 in Copa do Brasil, 20 e 12 nel Brasileirão. Nel corso della stagione punisce nuovamente il Palmeiras e fa la festa pure al San Paolo. Totale: 37 presenze e 23 centri. A 33 anni pare poter vivere un finale di carriera di altissimo livello. La Fiel lo prende in braccio, i compagni lo adorano. Una luna di miele.

“Ogni tanto mi fermavo ad ascoltare le sue storie e ridevo come un matto, ne aveva un sacco da raccontare – ha raccontato l'ex compagno Eduardo Ramos – Ronaldo aveva un passato enorme, per tutto quello che aveva conquistato e per i club dove aveva giocato, ma oltre a questo aveva un'umiltà fuori dal comune. Tutto lo spogliatoio si fermava per ascoltarlo. Già lo ero, ma dopo averlo conosciuto sono diventato ancora di più un suo tifoso”.

Peccato che il 2010 non si snodi allo stesso modo. Ronaldo soffre frequenti infortuni muscolari che lo costringono ai box per gran parte della stagione. Gioca solo 26 partite in tutte le competizioni, anche se va a segno 12 volte. Nell'anno del centenario di vita, il Corinthians non conquista rigorosamente nulla. In Libertadores viene eliminato dal Flamengo, che grazie all'Imperio do Amor Adriano-Vagner Love vendica lo smacco di un paio d'anni prima. E in campionato, pur occupando il primo posto a poche giornate dalla fine, chiude addirittura in terza posizione, superato dal Fluminense campione e pure dal Cruzeiro.

“È stato un anno negativo, ho giocato poche volte - ha ricordato Ronaldo - Quando sono sceso in campo credo di aver dato il mio contributo, ma ho giocato meno di quanto mi sarebbe piaciuto. Troppi infortuni, fastidiosi e persistenti”.

Primi scricchiolii. L'insuccesso provoca vari mal di pancia all'interno della tifoseria del Corinthians. E tra gli imputati finisce anche Ronaldo, considerato ormai alla fine della corsa. Tanto che la dirigenza si cautela riportando a San Paolo Liedson, l'ex centravanti dello Sporting, dopo otto anni. Il Fenomeno prova a ignorare la vocina nella propria testa che gli suggerisce di finirla lì, di abbandonare quando la parabola non è ancora completamente in fase discendente, e va avanti. Solo per poche settimane, però. Inizia il 2011, ma non lo chiude. Troppe pressioni, troppi infortuni, la toliminazione che fa saltare definitivamente il tappo della pazienza.

Un po' di numeri: due anni al Corinthians, 69 partite giocate, 35 reti segnati, due trofei conquistati. Nonostante la chiusura malinconica, segnata da infortuni, sofferenze e contestazioni, il rettilineo finale della carriera di Ronaldo non può che definirsi positivo. Anche anche per il club, che con l'arrivo di uno dei calciatori più forti e famosi della storia ha visto svoltare in maniera netta la propria storia recente.

“Chi ha tratto maggiori benefici da questi due anni? Il Corinthians, è ovvio – ha detto l'ex presidente Andres SanchezIl club si è fatto conoscere maggiormente, principalmente fuori dal Brasile. A partire dal momento in cui è arrivato qui, Ronaldo ha collocato il Corinthians su livelli mai visti prima”.

L'ex compagno Julio Cesar ha definito Ronaldo “un Fenomeno sia dentro che fuori dal campo”. Secondo Roberto Carlos “era unico, poteva fare tutto”. L'ex commissario tecnico Mano Menezes, che ha allenato R9 al Corinthians per un anno e mezzo prima di accettare la chiamata della Seleção, ha detto che “voleva sempre vincere, anche a pari e dispari”. E ha ricordato un episodio curioso risalente ai primi allenamenti, quando Ronaldo era il migliore di tutti nelle esercitazioni alla conclusione verso la porta:

“Chiesi ai miei due portieri, Julio Cesar e Danilo Fernandes, se lo stessero lasciando segnare apposta per dargli morale. E loro mi risposero: “No, ma quando mai. È che non riusciamo a leggere il movimento del suo piede, è troppo rapido”. Era veramente sopra la media nelle conclusioni”.

Ronaldo e il Corinthians hanno mantenuto una relazione stretta anche dopo la separazione del febbraio 2011. Specialmente quando l'ex presidente Andres Sanchez è stato rieletto alla guida del club, all'inizio del 2018. Qualche tempo fa, poi, l'ex calciatore ha confessato: “Diventare il presidente del Corinthians? Sì, ci penso. E tra cinque-sei anni, quando tornerò in Brasile, spero di realizzare questo sogno”. Troverà una porta spalancata.

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