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Il capocannoniere retrocesso: Igor Protti, bomber anti-divo in 3 serie diverse

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Un vecchio adagio, e neanche così tanto, recita che chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio. Ergo, meglio diversificare. Perchè un conto è essere in tal mondo come protagonista principale o come addetto ai lavori, come massaggiatore o come presidente, pensandoci prima, durante e dopo. E un altro è andare oltre, magari lasciandolo alle spalle per scoprire nuovi mondi, esplorarli già nel bel mezzo della carriera. Con i frutti ben maturi alla fine della fiera. Lo dicono i dati e i record, le statistiche e gli aneddoti. In questo caso, di Igor Protti .

Non sembra essere un caso se gli unici due giocatori ad aver vinto la classifica marcatori in A, B e C siano stati due giocatori che hanno amato il calcio, ma fino ad un certo punto. Appesi gli scarpini al chiodo uno di loro ha preso la strada opposta, aprendo un bar, l'altro è stato dirigente per il Tuttocuoio, ma senza puntare ad essere allenatore o ds ossessionato dal ruolo. Uno è Hubner, l'altro quel Protti che il destino ha voluto al centro e al sud a disegnare reti e storie, senza mai toccare il nord.

O almeno, senza toccarlo a grandi livelli, visto e considerando come nel 1985 di Farina acquisti un giovanissimo Protti dal Rimini. Non è ancora il Milan di Berlusconi e delle Champions, e se tale cambio ha fatto la fortuna dei tifosi rossoneri, non è stato altrettanto per lui. Che va in prestito al Livorno, città che amerà per sempre, senza però riuscire a tornare in rossonero. Cambio di proprietà, cambio di prospettive per un tifoso rossonero come lui, costretto alla gavetta a lungo.

Sei annate in C, cinque in B, tre volte in doppia cifra. Igor è una punta, ma non un bomber in senso assoluto e per questo motivo servirà tempo e addirittura i 25 anni prima di vederlo in Serie A. E' un massimo campionato diverso, sognante, leggiadro nell'essere quasi troppo semplice a portare sullo schermo e sul terreno così tanti campioni. Protti viene da due annate in cadetteria con il Bari, che difenderà anche in A prima di sfondare.

E' il 1995/1996 e Protti, compiuti 28 anni, esplode in una Serie A che esulterà anche fuori da essa con la Champions League vinta dalla Juventus. Coppa delle Coppe e Coppa UEFA vanno altrove (rispettivamente nelle mani di PSG e Bauern Monaco), ma il campionato italiano è comunque considerato il migliore in assoluto, tesi suffragata dalla conquista europea di Madama bianconera, allora sul tetto e ora sempre ad un passo dal raggiungerlo, inciampando però prima. Altra storia.

Protti LivornoGetty Images

E' una Serie A in cui retrocedono quattro squadre, su venti, e tutte hanno big a cui affidarsi, letali eroi silenziosi o chiaccherati campioni che a sorpresa hanno deciso di giocare in provincia. Protti è sull'orlo della scintilla, che scocca e gli permette di segnare 24 goal in campionato. Una cifra condivisa con Signori, che a differenza del collega d'attacco mette a segno 11 rigori, contro i 5 della punta del Bari. Titolo di capocannoniere ad entrambi, ma solo una veramente nella leggenda. In maniera negativa/positiva, dipende dal bicchiere metto vuoto o mezzo pieno.

Perchè sì, Protti vince la classifica marcatori, ma il Bari conclude la Serie A quartultimo, costretto a retrocedere e tornare nella cadetteria dopo un solo biennio. Avere il capocannoniere del torneo e scendere di categoria? Impensabile ad ogni livello, con l'eccezione che conferma la regola. Prima e dopo, nessuno: solo lui ha avuto la spada di Damocle di tale consapevolezza, di aver fatto il massimo, veramente il massimo, senza però riuscire ad ottenere un riconoscimento di squadra e il titolo di eroe. Che ha, ma non effettivo ad ogni livello.

Lui però non può rimanere in Serie B, stabile nella massima serie con le prime grandi chiamate della carriera: con il Napoli e la Lazio però solo delusioni, visti i partenopei lontani parenti di quelli maradoniani e i capitolini ancora lontani dall'essere i devastanti interpreti di Eriksson. Undici goal in due annate lo riportano alla Reggiana, in B, ma anche qua, niente doppia cifra e i 32 anni a bussare alla porta. Quella di Livorno.

Livorno , dove Protti cambia per sempre la sua vita prima, saltando il trasferimento al Milan, e dopo, ripartendo dopo aver vissuto gioie e dolori in Serie A. Nel 1999 torna in C, per nulla stufo dei grandi palcoscenici oggettivi, ma deciso a difendere anche quei palcoscenici di pubblico, storia e unione cittadina che sono anch'essi grandi, magari soggettivi, ma per tanti, enormi.

E così sono 11, 22, e 27. Li segna a quell'età della consapevolezza da bomber che non si può fermare o minimamente arginare. Diventa doppiamente capocannoniere in C, al secondo anno ottenendo la promozione e cancellando, in parte, quell'onta barese. E cosa succede se quel 'in parte', continua a bussare alla mente di Protti? Che deve pareggiare e superare quel ricordo del titolo di marcatore assoluto legato alla retrocessione, unico caso nella storia.

Protti vince la classifica marcatori anche in Serie , segnando tra l'altro 47 goal in due annate. Un trionfo storico che lo accomuna ad Hubner, portandolo nell'altare della patria livornese. Un amore nato per caso, ma sbocciato in maniera immediata:

"Quando sono arrivato io la squadra non faceva la B da tantissimi anni e quell’immagine mi ha dato una sensazione di romanticismo, avevo una missione da portare a termine".

A 'Il Posticipo', Protti ha raccontato gli anni della sua carriera, mettendo a nudo la sua nuova vita. Vive a Casale Marittimo, guarda caso un paese ad una trentina di km. Guarda il mare, pensa al futuro, rivive la quarantena da coronavirus e le stagioni passate nel mondo del calcio. Ma occhio, è stato detto sin da subito. Serve andare oltre il pallone per capirlo, per essere recordman e leggenda, capace di frantumare ogni livello, a maturità raggiunta.

E ci vuole maturità per scegliere nuove strade, con quei baffi curati e la chioma mossa dal vento. Per passare sì del tempo da dirigente (è stato club manager del Livorno), da professionista sì, ma anche da distratto interprete convinto ci sia altro, oltre:

"Ho fatto la voce narrante di “Pierino e il lupo”, in una “Bohème” tra un atto e l’altro una sorta di spiegazione di quello che sarebbe successo, poi una comparsa con la compagnia Mayor Von Frinzius di Lamberto Giannini. Abbiamo realizzato spettacoli insieme a ragazzi che vengono chiamati “disabili” ma che di disabile non hanno niente: ho recitato insieme a loro. Ho scritto anche articoli per “Il Tirreno di Livorno” per parlare di aspetti dello sport che mi sembravano interessanti. Mi piace fare cose diverse rispetto a quello che ho fatto in passato ".

Evoluzione.

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