Zlatan Ibrahimovic senza filtri e come non lo si è mai visto. Fresco di ritorno in Nazionale, in conferenza stampa dalla Svezia l'attaccante del Milan parla di presente e soprattutto di un futuro in cui si immagina ancora protagonista, fino alle lacrime pensando al figlio Vincent.
Queste le sue parole riportate da 'MilanNews', a cominciare dal rientro nel giro della selezione scandinava.
"Non vengo qui perché sono Zlatan o Ibrahimovic. Tutto quello che ho fatto prima non ha importanza, sono qui per dare il mio contributo. Voglio stare bene fisicamente. In questo momento mi sento bene. Io sono forte. Sono qui solo per aiutare e fare del mio meglio. Se me lo chiedete, sono il migliore al mondo... Il mio club non ha avuto obiezioni sul mio ritorno in Nazionale".
Ibra spiega i motivi che lo hanno spinto a tornare al Milan.
"Dopo due anni ai Galaxy, mi sentivo vivo. Raiola ha detto che era troppo facile per me giocare negli Stati Uniti. Ho chiesto 'Chi ha più bisogno di me?'. Lui mi ha detto al Milan e così ha chiamato i rossoneri".
"Una giornata senza i giocatori del Milan è come una giornata senza i miei figli. Questa è la relazione che abbiamo creato. È come se fossimo seduti in una stanza e tutti stessero aspettando che Zlatan venga a dirci cosa fare, io voglio farne parte. Mi piace il progetto che sta facendo il Milan in questo momento. Non è la stessa squadra di dieci anni fa, quando compravano giocatori mondiali".
Di ritiro, Zlatan non sembra volerne sentir parlare.
"Non è ancora il momento. Gioco finchè posso. Questo pensiero l'ho avuto dopo l'infortunio. Voglio continuare a fare ciò che amo, il calcio è la mia passione".
"Sono sempre lo stesso di un giocatore, ma gioco in modo diverso. Adesso non faccio le cose che facevo cinque, dieci, 15, 20 anni fa. Faccio quello che penso sia meglio per la squadra".
"Ieri ho battuto un record, ma non è un record che voglio. Voglio giocare tante partite con il Milan. Per me è una sfida mantenere al meglio il mio fisico ogni giorno".
"Il fisico a volte si blocca. La testa a volte è più veloce di quanto le gambe possano sopportare. Ma in questo momento si tratta solo di sentirsi bene e giocare, ogni volta che scendo in campo sono come un bambino che tocca il pallone per la prima volta. Non era così prima dell'infortunio, è arrivato dopo. Se è la testa a decidere, non mi fermo mai. Non sono lo stesso giocatore di prima, ma continuo a giocare".
A chi lo immagina alle prese con una carriera in panchina, Ibra risponde senza girare intorno all'argomento.
"In questo momento non penso al ruolo di allenatore. Penso che sia più facile essere un giocatore di calcio che un allenatore. Soprattutto se sei stato un ex giocatore. Penso che sia molto stressante essere un allenatore".
Leadership e ambizione rappresentano due capisaldi dell'Ibra-pensiero.
"Gioco in una delle squadre più giovani d'Europa. Un leader non è qualcosa che scegli di essere, è qualcosa che succede e basta. Spingo i miei compagni di squadra ogni giorno. Alcuni la prendono nel modo giusto. Come leader, sono me stesso e cerco di far rendere al meglio gli altri".
"Io credo nel successo. In tutto quello che faccio voglio vincere. È per questo che gioco".
Il fuoriclasse rossonero, parlando del figlio si commuove.
"Ho due piccoli a casa che calciano il pallone, mia moglie mi chiede di dirgli di smetterla ma io dico di no, possiamo comprare cose nuove se si rompono... Come hanno preso il mio ritorno in Svezia? Avevo Vincent qui che piangeva davvero quando sono andato via. Ma ora va bene...".
Ibrahimovic di nuovo in Nazionale, alimenta ipotesi in ottica Qatar 2022.
"Dipenderà da come mi sento. Posso sognare, posso desiderare, ma quando si parla di playoff e anche del Milan. Avrò 41 anni. Il mio lavoro è dimostrare che la mia età sull'aereo non è di 41 anni. Ma riguarda lo stato fisico".


