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Salvador CabanasGetty

"Hanno sparato a Salvador Cabanas": un sogno spezzato da una pallottola

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Il 25 gennaio del 2010, all'improvviso, si è fermato tutto. Questione di secondi, di attimi quasi impercettibili, come quelli che seguono un colpo di pistola. Il proiettile viaggia, fa il suo corso. A volte finisce dove non dovrebbe, ma quel giorno si è conficcato proprio dove era inizialmente destinato. Nella testa di Salvador Cabanas.

Quel giorno avevano sparato al giocatore più importante di un intero paese. Al più talentuoso, al migliore di tutti in Paraguay e non solo. Cabanas aveva da poco trascinato la sua nazionale ai Mondiali del 2010, chiudendo il girone di qualificazione sudamericano con 6 reti, due delle quali realizzate al Brasile. Aveva 27 anni ed era nel pieno della sua maturità calcistica. Un intero popolo faceva affidamento su di lui e su quello che probabilmente era il Paraguay più forte di sempre. Ma Cabanas quei Mondiali non li giocherà mai.

Pochi giorni prima che entrasse in quel maledetto bar aveva ricevuto la proposta della vita.

"Mi voleva il Manchester United. Ma per convincermi a restare in Messico l'America, il mio club, mi raddoppiò lo stipendio regalandomi pure due appartamenti ad Acapulco e Cancun".

Del resto Cabanas non era soltanto il giocatore più rappresentativo del Paraguay, ma anche la stella del Club America, con cui ha segnato in totale 91 goal in 157 presenze, venendo persino eletto "Miglior calciatore d'America' nel 2007. Devastante sia in Messico che fuori, come dimostrano gli 8 goal realizzati nella Copa Libertadores 2008, della quale si è laureato capocannoniere. In rete contro il River Plate, doppiette a Santos e Flamengo. Solo la predestinata LDU in semifinale è riuscita a fermare lui e il Club America.

A fermare la sua carriera ci ha pensato invece tale 'JJ', un narcotraficcante di Città del Messico che quella sera di gennaio era proprio nello stesso bar di Cabanas. Tifoso del Club America, non aveva gradito le prestazioni recenti della squadra. Cabanas li aveva abituati troppo bene e non era il tipo che si tirava indietro di fronte alle critiche. Una parola di troppo, una minaccia di troppo e infine una risposta di troppo. Tutto si è consumato in un infimo bagno. Tutto è finito lì. La carriera e i sogni di Cabanas spezzati da un colpo di pistola per una stupidissima lite.

La stessa sorte capitata ad Andres Escobar, praticamente per gli stessi motivi. L'unica, enorme differenza è che Cabanas è ancora vivo. Anche se non ci credeva nessuno. I medici lo avevano dato per spacciato dopo l'operazione, specialmente perché non avevano potuto rimuovere il proiettile dal suo cranio. Troppo pericoloso. Cabanas si è risvegliato dopo cinque giorni di coma, provando lentamente a riprendersi una vita che però non era più quella che aveva lasciato prima delo sparo.

Cabanas PSGetty

Ci sono voluti due anni per poter tornare a correre ed allenarsi. I pareri dei medici erano discordanti. Qualcuno diceva che avrebbe potuto giocare ancora, qualcun'altro no. Di sicuro avrebbe dovuto farlo con il proiettile ancora in testa. Ed è quello che ha fatto. Nel 2012 ha firmato per il 12 de Octubre, il club paraguyano che l'ha cresciuto. Ci ha provato Cabanas a sfruttare la seconda occasione che la vita gli ha concesso. Non ha mollato nonostante i danni fisici evidenti e nonostante fosse quasi cieco dall'occhio sinistro. Ha giocato con una pallottola nel cranio, fino a quando ha potuto.

Nonostante questo il dolore morale è stato peggiore di quello fisico, una volta resosi conto di essere stato truffato dalla moglie e dell'agente per quasi 10 milioni di dollari. Durante la sua convalescenza Cabanas ha firmato con l'inganno una serie di documenti che lo hanno lasciato sul lastrico.

"Sono rimasto senza soldi, mentre mia moglie vive coi miei figli in una villa da 5 milioni dollari".

Il mondo paradisiaco del calcio ha lasciato spazio a un altro mondo dove Cabanas si sveglia alle 4 del mattino per lavorare nel panificio dei genitori.

"Ogni volta che vado a vendere il pane la gente mi riconosce, mi fa domande sul calcio e io rispondo con piacere perché, anche se ho perso tutto, mi rendo conto che Dio mi ha dato una seconda possibilità".

Cabanas non si vergogna di salire sul camioncino per andare a consegnare il pane. È stato sfortunato, ma anche miracolato. Un giorno magari tornerà nel calcio, vuole fare l'allenatore, trasmettere ai propri giocatori la sua forza di volontà e l'umiltà di ricominciare da zero. Per la gente del suo paese, per chi l'ha visto giocare e per chi ha conosciuto la sua storia, rimarrà per sempre un idolo.

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