All'inizio di quest'anno, le voci si sono fatte insistenti, ma non per un trasferimento importante o un esonero, quanto per un accordo di sponsorizzazione. E, nello specifico, per Jack Grealish, pronto a firmare un accordo “a sette zeri” con Gucci, che lo avrebbe fatto diventare ufficialmente un ambasciatore del brand. Una cosa “senza precedenti per uno sportivo”, com’è stato spiegato.
A maggio lo stesso Grealish ha confermato le voci a “The Face”, ma sembrava più una classica mossa mediatica: ha sottolineato, però, quanto fosse profondo il suo legame con la casa di lusso italiana, raccontando la borsa Gucci che suo padre gli aveva comprato come regalo al momento del suo ingresso nella prima squadra dell’Aston Villa.
“Avevo solo 16 anni, ha spiegato alla rivista. “Resiste a lungo”.
Gucci è nota per aver lavorato con nomi inaspettati e tra gli “amici della Maison” ci sono spesso musicisti (come Harry Styles e Celeste), attori (Jared Leto e Dakota Johnson), artisti (Ignasi Monreal e Coco Capitan) e chef (Massimo Bottura).
Ma mentre questa lista dimostra quanto Gucci allarghi la rete dei suoi ambasciatori, la firma di Grealish è stata la prima in assoluto per un calciatore e rappresenta per Gucci stessa un ingresso informale in un nuovo mercato (che va di pari passo alla crescita dei follower Instagram di Grealish, circa 5 milioni), culminato con un’altra firma, quella del capitano della Nazionale inglese femminile, Leah Williamson (è stata ospite speciale alla sfilata Gucci Cosmonogie).
Sia Grealish che Williamson sono stati selezionati da Gucci per le loro doti calcistiche, ma gli accordi di sponsorizzazione dipendono anche da alcuni fattori extracalcistici. La Williamson, ad esempio, è la leader di un’intera generazione di calciatrici (adesso anche campionessa europea), dopo essere stata una sostenitrice dell’accesso delle donne e delle ragazze al mondo del pallone. Ciò si collega al progetto “Chime for Change” di Gucci, descritto come “una campagna globale per riunire, unire e rafforzare le voci che parlano di uguaglianza di genere”.
Getty/GOALGrealish, d’altra parte, può vantare uno stretto legame con i suoi tifosi, grazie anche al suo approccio umile o ai festeggiamenti per la vittoria della Premier League della scorsa stagione. Nel corso della sua carriera è stato molto più diretto e disponibile della maggior parte dei calciatori della Premier League, e questa cosa lo ha fatto notare agli occhi di Gucci. Nel 2018, ad esempio, Harry Styles è diventato il volto di una campagna con immagini che lo mostrano con in mano un pollo nel negozio delle sue zone. Se dovessi pensare a un giocatore della Premier League disposto a farlo, insomma, probabilmente diresti Grealish. In questo senso, quindi, entrambe le partnership sono guidate dall’aspetto umano dei calciatori piuttosto che dal loro talento.
Gucci non è il primo brand di lusso, però, che propone sponsorizzazioni calcistiche: uno degli esempi più alti è Marcus Rashford, che ha firmato con Burberry. Nella nota che ha annunciato la partnership, il brand con sede a Londra ha spiegato che “il lavoro di Rashford per sostenere i giovani del Regno Unito si trova al centro del progetto e incarna l’impegno per la società civile”.
Lontano da Williamson e Grealish, la decisione di Gucci di entrare nel mondo del calcio aiuta a sviluppare un’area in forte crescita: il legame tra moda e calcio è andato molto avanti da quando David James è diventato un modello per Armani nel 1995 e oggi i giocatori partecipano spesso alle sfilate di moda. Hector Bellerin ha sfilato per Louis Vuitton nel 2019 e Trent Alexander-Arnold ha presenziato in una campagna di Bottega Veneta nel 2021. E poi c’è Dominic Calvert-Lewin, che è diventato un simbolo per la maggior parte delle riviste di moda da quado è andato alla New York Fashion Week con il compagno di squadra all’Everton, Tom Davies, a inizio 2020.
Questo legame si estende anche ai prodotti: i brand vogliono giocare con l’aspetto estetico del calcio nelle loro collezioni, come Balenciaga, con scarpe da calcio in pelle nera o maglie apparentemente ispirate dalle divise da trasferta del Borussia Dortmund. Anche Gucci ha portato avanti una collaborazione con Adidas Original a inizio anno, con la campagna con Paul Pogba, Serge Gnabry, Jude Bellingham e David Alaba.
GettyLe partnership di Gucci con Grealish e Williamson hanno quindi senso: a livello superficiale offre alla casa di lusso italiana un punto d’appoggio nell’industria calcistica, con visibilità che arriva da due talenti globali. Più in profondità, però, consente a Gucci di lavorare con giocatori che condividono i suoi valori: sia Grealish che Williamson sono giovani, aperti e non hanno paura di essere se stessi.
In questo senso la partnership tra i due calciatori e una delle più grandi case di moda del mondo si basa su principi, non solo sul valore calcistico: in un’epoca in cui i giocatori si sentono più forti che mai a tener fede alla propria immagine potrebbe essere il futuro.


