Sliding doors. Sono le porte scorrevoli del destino, quelle che possono anche segnare il confine tra la vita e la morte. E, a volte, di mezzo possono andarci anche il calcio e alcuni dei suoi rappresentanti più illustri. Come il leggendario Javier Zanetti.
A intrecciarsi sono le storie provenienti da Francia, Argentina e Polonia. Un episodio che risale a 20 anni fa esatti, ma che per un finanziere polacco di nome Narek Kopaczen è ancora impresso nella memoria. E non potrebbe essere altrimenti, visto che un goal segnato a migliaia e migliaia di chilometri di distanza gli ha salvato la vita.
È il 30 giugno del 1998 e a Saint-Etienne si gioca Argentina-Inghilterra, lussuoso ottavo di finale dei Mondiali. Gli inglesi conducono per 2-1 grazie a quell'indimenticabile zingarata palla al piede di un giovanissimo Michael Owen, ma i sudamericani trovano la forza di reagire. E proprio agli sgoccioli del primo tempo pareggiano grazie a Zanetti.
Una rete apparentemente come le altre, ma in realtà capace di cambiare il corso della storia di Narek, che si lascia convincere ad assistere anche al secondo tempo e poi ai supplementari"invece di portare a spasso il cane e portare l'auto al parcheggio della Polizia, come facevo tutte le sere alle 22".
Una decisione che, come detto, gli regala una seconda vita. Perché, mentre lui è in casa, la sua auto prende fuoco: Kopaczen è vittima di un attentato da parte di una banda di criminali sulla quale sta indagando, ma si salva proprio grazie alla decisione di rimanere in casa a guardare il resto della partita tra Argentina e Inghilterra.
Qualche anno più tardi, Kopaczen ha inviato una lettera di ringraziamento a Zanetti per quel goal letteralmente salvifico. E l'ex capitano e bandiera dell'Inter si è sentito onorato, pur essendo stato - ovviamente - un protagonista involontario della vicenda.


