Nel 2018, quando secondo alcune notizie l’Atletico Madrid era interessato a ingaggiare Giovanni Simeone dalla Fiorentina, suo padre, il “Cholo”, non sembrava così entusiasta all’idea.
"Gio ha tutto per giocare con me, ma sfortunatamente non accadrà mai - ha detto a quei tempi l’allenatore dell'Atletico, Diego Simeone, sul “Cholito” - È molto difficile avere un figlio nello spogliatoio, sia per lui che per quello che potrebbe essere il rapporto con gli altri giocatori".
Dopo tre anni, però, il “Cholo” potrebbe trovarsi a capire come gestire proprio quel rapporto tra giocatori nello spogliatoio, mentre suo figlio più giovane, Giuliano, si fa strada verso la prima squadra in quel del Wanda Metropolitano.
Come Giovanni e l'altro fratello maggiore, Gianluca (che gioca per il Club Deportivo Ibiza Islas Pitiusas club di quarta serie calcistica spagnola), Giuliano gioca come attaccante: lontano dal replicare il ruolo a centrocampo che ha reso celebre suo padre durante la sua carriera da giocatore. E dopo aver impressionato durante il precampionato con i Rojiblancos, per il 18enne giocare sotto le direttive di Diego, suo padre, non sembra una possibilità così lontana.
Nato in Italia mentre Diego giocava per la Lazio, Giuliano è cresciuto calcisticamente in Argentina dopo che la famiglia è tornata in patria quando aveva solo quattro anni. Ha fatto parte dell’academy del River Plate, ma ha viaggiato regolarmente verso Madrid per trascorrere del tempo con suo padre, in particolare quando ha potuto festeggiare vicino alla panchina dell’Atletico in una partita contro il Getafe del 2015, quando ha fatto il raccattapalle.
Giuliano alla fine si è trasferito in Spagna in modo definitivo nel 2019, anche se il River ha mantenuto parte dei diritti sul giocatore come da accordo, e ci ma messo poco per lasciare il segno, colpendo gli allenatori dell’Atletico, segnando cinque goal nelle sue prime apparizioni con il club. Da lì ha fatto parte dell’Under 19 che ha vinto il titolo nel 2020/21, grazie ai 13 goal che sono valsi, a Giuliano, la promozione all’Atletico Madrid B, nella terza serie spagnola, prima del termine della stagione.
Dopo aver segnato al suo debutto contro il Poblense, è andato a segno altre due volte, tanto che l'allenatore Nacho Fernandez lo ha descritto come "un giovane giocatore, ma allo stesso tempo un calciatore che mette in mostra tutto ciò che vorresti vedere su un campo”.
"Non si dà mai per vinto, lotta per tutto, crea, conclude a rete e e non si lascia distrarre da ciò che non riguarda il campo. È un giocatore con un enorme potenziale".
Tutta l’academy dell'Atletico è d’accordo, con fonti che affermano che "se non fosse il figlio del Cholo, sarebbe già in prima squadra".
Il potenziale di Giuliano è, quindi, chiaro da tempo, ma è stato solo nell'estate del 2021 che la maggior parte dei tifosi dell'Atletico si è resa conto di che tipo di talento avevano tra le mani.
Il suo debutto non ufficiale in prima squadra contro il Numanica a luglio è stato caratterizzato da un impatto importante per il ragazzo: nella sua prima azione ha riconquistato la palla dagli avversari prima di servire su un piatto d’argento la sfera a Mario Soriano, per il goal di quest’ultimo.
Lo spirito di sacrificio, la mobilità e l’animo instancabile hanno caratterizzato le quattro amichevoli successive dell’Atleti con Giuliano in campo, giocando più minuti di qualsiasi altro giocatore: e le sue prestazioni che gli sono valse un posto in prima squadra in quattro occasioni dall'inizio della Liga
Con la concorrenza di Luis Suarez, Antoine Griezmann, Joao Felix, Angel Correa e Matheus Cunha, Giuliano dovrà battagliare per farsi strada, anche se la sua versatilità potrebbe aiutare in questo senso.
"Giuliano gioca da centravanti, anche se a me sembra più un numero 7", ha detto Natalia Simeone, zia e agente del numero 10 dell'Atletico B.
Simeone è cresciuto osservando da vicino Griezmann durante la prima parentesi madrilena del francese, ma si ispira anche a Lautaro Martinez e Roberto Firmino per il modo con cui interpretano il ruolo dell'attaccante centrale.
Non si sa ancora se Simeone deciderà di diventare lui stesso un vero e proprio numero 9, o se giocherà in un ruolo più arretrato, o addirittura da esterno grazie alla velocità che possiede. Quel che è certo è che Giuliano ha la forza d'animo giusta per arrivare al top, tanto che chi lo conosce bene dice:
"Ha il talento per arrivare dove vuole, oltre alla mentalità giusta per continuare a crescere. È un ragazzo che ha fame, che vuole sempre di più, ma allo stesso tempo ha anche l'umiltà di cercare di imparare ogni giorno e crescere con calma passo dopo passo".
Con la passione per il mare, la famiglia e i videogiochi, Giuliano ha anche trovato il tempo di mostrare il proprio lato premuroso: ha infatti partecipato a un evento di beneficenza organizzato dalle squadre giovanili dell'Atletico per raccogliere fondi per le persone colpite dalla pandemia.
È in campo, però, che Simeone vuole davvero fare la differenza, anche se c'è qualche tifoso dell'Atleti convinto che abbia già fatto parecchio per rialzare le sorti del club della capitale.
È stato Giuliano, del resto, a convincere Diego a prendere il posto di allenatore dell'Atletico una decina di anni fa.
"Arrivò una chiamata dall'Atletico Madrid, volevano parlare con me – ha detto il tecnico a The Coaches' Voice – All'epoca mi trovavo a Mar del Plata, una località balneare dell'Argentina, per trascorrere alcuni giorni con Giuliano. Lui aveva appena otto anni, eravamo seduti in un bar con i nostri croissant e caffè (per me, latte per lui). Gli dissi: 'Guarda, è arrivata l'occasione di andare all'Atletico Madrid e io non non so cosa fare'. Giuliano ci penso e mi rispose: 'Allenerai Falcao? Giocherai contro Messi? Contro Ronaldo?' Il bambino mi chiedeva tutto questo. E io gli rispondevo di sì. E lui: 'Papà, se fai bene, non tornerai più'.
Ovviamente ci sono due lati, uno positivo perché voglio fare bene, l'altro negativo perché non sono riuscito a vedere i miei figli crescere".
Il resto è storia. Diego ha capito che non era un'opportunità da rifiutare, nonostante le rinunce a cui sarebbe andato incontro da un punto di vista personale.
Ora ha l'opportunità potenziale di ripagare suo figlio regalandogli un esordio in prima squadra, sempre che abbia fatto i conti con ciò che comporta allenare un figlio.


