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Amarcord Mourinho: ritrova la 'sua' Inter, ma da avversario

Settecentodiciannove giorni. Tanto è bastato a José Mourinho per meritarsi un posto nella storia dell’Inter. Poco meno di due anni conditi da straordinari successi, iniziati con la speranza che un qualcosa di incredibile potesse accadere e chiusi con le lacrime figlie di un addio in quella che è stata la notte più bella in assoluto: quella che la Milano colorata di nerazzurro attendeva da quasi mezzo secolo.

Quella dello Special One sulla panchina della ‘Beneamata’ è stata un’avventura sostanzialmente breve, ma così intensa da aver reso il tecnico portoghese una sorta di riferimento per tutti gli allenatori che in nerazzurro sono venuti dopo di lui, quasi la sua fosse un’eredità impossibile da raccogliere.

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Venerato o odiato, a seconda di quale sia il punto di vista. Mourinho ha sempre diviso, ma è anche un allenatore che nella quasi totalità dei casi ha fatto breccia nei cuori dei tifosi delle squadre che ha allenato. Nel corso dei suoi anni all’Inter è stato amatissimo e d’altronde non poteva essere altrimenti. Approdato all’ombra del Duomo quando era una delle stelle più brillanti dell’intero firmamento calcistico, con i suoi gesti, con quella voglia di rendere possibile ciò che per gli interisti era diventato quasi impossibile, e quelle attitudini da vero condottiero, per due anni si è schierato a parole e non solo contro tutti e tutto pur di riuscire a raggiungere l’obiettivo che si era prefissato: riportare l’Inter sul tetto d’Europa.

Jose Mourinho Inter Champions LeagueGetty

Da tecnico nerazzurro ha vinto 67 partite su 108, due Scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e soprattutto quella Champions League che gli ha consentito di iscrivere il suo nome nell’albo dei più grandi interisti di sempre e di completare quel Triplete che poi ha consegnato lui ed una generazione di campioni all’immortalità calcistica.

“C’era un gruppo vecchio e forse per i ragazzi di quella generazione si trattava di un’ultima occasione - ha raccontato nel 2017 a ‘Telefoot’ - L’Inter per me è diventata un qualcosa di speciale, c’è un rapporto d’amore. Abbiamo vinto insieme e dato ai nostri tifosi e alla famiglia Moratti una gioia incredibile”.

Per José Mourinho e l’Inter, la notte da sogno è coincisa con l’ultima notte vissuta insieme. Dopo aver sollevato al cielo il più importante tra i trofei europei con i suoi ragazzi, non ha fatto ritorno a Milano con loro, ma anzi è rimasto a Madrid per siglare quel contratto che di lì a poco l’avrebbe legato al Real. Si è spezzato così un legame che sembrava più solido di qualsiasi cosa e di fatto la sua ultima immagine in nerazzurro resta legata ad un abbraccio con Materazzi all’esterno del Bernabeu intriso di lacrime.

Dejan Stankovic Jose Mourinho Inter MilanGetty Images

Lo Special One tra poche ore ritroverà la ‘sua’ Inter, ma questa volta e per la prima volta, lo farà da avversario. Sfiderà il suo passato o lo farà all’Olimpico e da allenatore della Roma in una partita che per forza di cose non potrà essere come tutte le altre.

Un ritorno al passato, anche se undici anni in ambito calcistico rappresentano un’era. La maggior parte dei giocatori che con lui hanno completato il Triplete hanno appeso gli scarpini al chiodo, lui stesso è cambiato (forse è più riflessivo e meno spavaldo quello sin qui visto nella capitale) e anche l’Inter ha cambiato volto. Massimo Moratti ha passato la mano da tempo e da quella notte di Madrid si sono alternate altre due proprietà.

Un ciclo si è chiuso con il suo addio e con quello dei giocatori che magistralmente aveva plasmato e di ciò che è stato sono rimasti, oltre che un’aurea di grandezza, i soli Zanetti (che svestiti i panni del calciatore è diventato vice-presidente del club) e Piero Ausilio che nell’organigramma nerazzurro c’era già allora.

Per lui sarà un sabato probabilmente speciale, o forse sarebbe meglio dire 'Special', perché i ricordi si intrecceranno con la necessità di non fare sconti. E’ il suo ruolo ad imporglielo, oltre che la necessità per la Roma di ottenere quel risultato che possa consentirle di rilanciarsi in classifica.

Sarà una partita da ‘C’eravamo tanto amati’, con la certezza che dopo il triplice fischio finale, i sentimenti torneranno ad essere quelli di sempre.

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