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Franco Spaccaporte adidas

Più di 500 goal e un’eredità pesante: dal campo ai banchi di scuola, la leggenda di Spaccaporte

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Immaginate il più classico dei campi dell’hinterland milanese. Uno di quelli che negli Anni '90 erano ancora polvere e fango: è lì che è ambientata la storia di Franco Spaccaporte. Nomen Omen.

Anzi, "Cognomen Omen" di questo attaccante la cui storia è stata dimenticata per generazioni. La sua storia ci riporta alla cronaca di un calcio, puro, genuino che affonda le sue radici negli impianti di periferia: dove la palla che rotola traccia percorsi imprevedibili, ma al tempo stesso giusti.

Meritati: perfette chiusure di un cerchio legato alla perseveranza e alla passione. E Franco ne stato l’icona.

  • NESSUN LIMITE ALLA PASSIONE: LA STORIA DI FRANCO SPACCAPORTE

    Eppure, fino al 1994, ovvero fino ai suoi trent’anni, per Franco non è stato facile lasciare il segno: e, forse, anche per questo motivo la sua storia viene difficilmente ricordata.

    Avete presente l’Alcione? Oggi è un club professionistico, milita nel Girone A della Serie C, ed è - di fatto – la terza squadra di Milano. Una squadra capace di tenere testa ad altre dal grande e storico blasone, e al contempo di far crescere talenti come quello dell’Azzurro Nicolò Rovella. Ma non è sempre stato così: per anni, l’Alcione è stata una società di riferimento nel panorama del dilettantismo. Le sue squadre giovanili hanno vinto titoli regionali e nazionali, mentre i grandi puntavano alla scalata categoria dopo categoria.

    Ed è in questo passato ormai remoto che si ambienta la sua storia di bomber di provincia. Con la maglia arancione Franco gioca, corre, fatica, per anni ma i goal sono pochi: tardano ad arrivare con costanza. Quattro al primo anno, otto al secondo, cinque al terzo. Qualche infortunio qua e là a minarne il rendimento, quando rompersi il menisco voleva dire saltare un campionato intero. Quasi una maledizione. E per rompere una maledizione serve un amuleto: o quasi.

    È in quel momento che Franco scopre “l’elemento Predator”, e la sua storia cambia: oltre a segnare con continuità, l’ex giocatore dell’Alcione sveste i panni del semplice attaccante e diventa un vero bomber, con un incredibile fiuto del goal.

    I risultati si vedono anche dalle prestazioni: migliora la balistica e il suo tiro diventa micidiale. Il cognome, una volta "maledetto" lo rende invece una piccola, ma autentica, leggenda di provincia.

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  • UN SIMBOLO PER TUTTI: NEL SEGNO DELL’ARTIGLIO

    Da icona locale, Spaccaporte e i suoi goal diventano l’oggetto delle chiacchiere da bar di tutto il quartiere. La sua è la storia di molti calciatori dilettanti: da Nord a Sud. Prima degli smartphone, di internet e di tutto il resto: c’erano i racconti delle persone.

    E le coppe, quelle sì, a testimoniare i successi. Come quelle che Franco tiene oggi nella sua personale libreria. E prima di appendere gli scarpini al chiodo, Franco raggiunge i 500 goal segnati.

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  • DAL CAMPO AI BANCHI: LA STORIA DI SPACCAPORTE CONTINUA

    Oggi Franco ha messo da parte i pantaloncini corti e le magliette da calcio. Veste elegante e fa il preside in un istituto milanese.

    Proprio lui che ha vissuto il sogno desiderato da molti ha deciso di fare l’insegnante e di continuare a ispirare le nuove generazioni verso la realizzazione dei loro progetti, anche i più ambiziosi.

    Il destino ha fatto il resto.

    Il caso ha voluto che – come raccontato in un video sui canali di adidas – incontrasse un altro attaccante di talento, un certo Francesco Camarda. Uno che con le scarpe da calcio ai piedi è destinato a fare sognare molti. Insomma, da Franco a Francesco, il passo è breve.