Dalle stelle alle stalle in pochissimi giorni. Dalla grande notte di Lipsia, la più bella di Thiago Motta da allenatore della Juventus, al pranzo andato di traverso contro il Cagliari. Madama ha due facce, e dopo sette giornate ancora non si è capito quale sia quella vera e quale, invece, rappresenti una maschera.
L'1-1 contro i sardi – che si sarebbe potuto trasformare addirittura in 1-2, se Obert in pienissimo recupero non avesse centrato il palo – rappresenta non uno, ma due, tre passi indietro. Perché rimette tutto in discussione dopo Lipsia, appunto. E poi perché impedisce alla Juventus di riavvicinarsi al primo posto del Napoli, scivolando addirittura al terzo dietro pure all'Inter e in compagnia di Lazio e Udinese.
La sosta per le nazionali, che ancora una volta si appresta a spezzare il campionato in due e a ridare fiato a chi in nazionale non ci andrà, permette di provare a fare un primo bilancio. Per quanto possibile, naturalmente. Proprio perché si torna alla considerazione di cui sopra su una squadra imprevedibile, a due facce.
Che Juve è stata fino a questo momento? Le risposte sono molteplici. Basate sui dati, sui risultati, sulle prestazioni. Ma anche sui singoli.