Sembra assurdo, ma a guadagnare maggiormente dall'allargamento del numero di partite sono gli stessi calciatori. Almeno in termini economici.
Dando un occhio ai dati Standard Football, il primo parametro che balza agli occhi è l'aumento esponenziale del monte ingaggi delle squadre a fronte di un numero di gare non solo rimasto pressoché stabile, ma in molti casi addirittura diminuito.
Prendiamo come casi studio il Real Madrid, il Manchester United e la Juventus.
Nella stagione 2003/2004 i Blancos disputarono 59 partite spendendo di ingaggi (lordi) 98,21 milioni di euro. Dieci anni più tardi, giocando solo una partita ufficiale in più, il tetto per gli stipendi toccò i 150,21 milioni, fino ai 326,95 della stagione 2023/2024 a fronte delle 55 partite disputate. In due decenni gli emolumenti devoluti ai propri calciatori sono aumentati del 233%
Passando alla Premier, se nel 2004 lo United spendeva 52,52 milioni di ingaggi lordi per 55 partite, vent'anni dopo e con ben 3 partite in meno disputate questa cifra sale a 265,20 milioni, il 408% in più.
Prendendo invece in considerazione la Serie A, la Juventus è passata dal pagare 72,21 milioni di ingaggi per le 51 partite disputate nel 2003/2004 a pagarne 140,1 a fronte delle 43 gare giocate nel 2023/2024. Un aumento del 94%, senza considerare il fatto che nel 2016/2017 le partite giocate furono ben 14 con una spesa di "soli" 133,89 di ingaggi.
Va certamente considerata, nell'ottica di comprendere il lievitare degli ingaggi, l'estate 2018. Per intenderci, quella del famoso caso Neymar passato dal Barcellona al PSG per 222 milioni di euro. Un trasferimento che ha inciso pesantemente sul trend del calciomercato a livello mondiale, ma che comunque non giustifica l'innalzamento percentuale del monte stipendi in Europa e non solo.