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È morto Rino Tommasi, aveva 90 anni: voce del pugilato e del tennis, ha lavorato nella Lazio ed era un tifoso del Verona

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Il mondo dello sport piange la scomparsa di Rino Tommasi: il giornalista e telecronista, leggendaria voce del tennis e del pugilato, è morto nelle scorse ore stroncato da una malattia.

Legato anche al mondo calcio, avendo lavorato per un anno alla Lazio ed essendo un tifoso del Verona, Tommasi è ricordato per aver segnato un'epoca, soprattutto come conduttore e telecronista, nei due sport che più lo hanno rappresentato: la boxe e il tennis, appunto.

Tommasi, nato a Verona il 23 febbraio del 1934, aveva 90 anni: tra un mese e mezzo esatto ne avrebbe compiuti 91.

  • LA CARRIERA DI TOMMASI

    Tennista in gioventù, Tommasi ha lavorato per la carta stampata, dalla Gazzetta dello Sport a Tuttosport passando per Repubblica, il Messaggero, il Mattino di Napoli. Ma è in televisione che la sua fama è accresciuta e si è consolidata, fino a diventare mito vero e proprio.

    Nel corso di una carriera lunghissima, il giornalista veronese ha lavorato a Tele+ (poi Sky), Canale 5 (appena nata sotto la guida di Berlusconi) e non solo come direttore dei servizi sportivi, come conduttore e come telecronista: la partnership professionale con Gianni Clerici, in questo senso, ha fatto epoca.

    Per una decina d'anni circa Tommasi ha svolto una carriera da promoter, il più giovane del mondo: tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni settanta si occupò infatti dell'organizzazione di incontri di boxe, soprattutto a Roma.

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  • L'ESPERIENZA NEL CALCIO

    Per Tommasi anche un'esperienza nel mondo del calcio: alla fine degli anni sessanta lavorò come capo ufficio stampa alla Lazio, club che qualche anno dopo avrebbe conquistato il primo Scudetto della propria storia.

    Esperienza, breve, durata un solo anno: il presidente Umberto Lenzini lo chiamò nel 1968 e la separazione si consumò qualche mese più tardi.

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  • TIFOSO DEL VERONA

    Sempre a proposito di calcio, Rino Tommasi non ha mai nascosto la propria fede gialloblù: nato come già accennato a Verona, era un grande tifoso dell'Hellas.

    "Non c'è stata partita, appena finita, in cui non abbia chiamato a casa per chiedere il risultato del Verona - ha raccontato in un'intervista del 2013 al quotidiano locale L'Arena - Ovunque mi trovassi, anche da Las Vegas o dall'Australia".

    E ancora:

    "Io ricordo ancora gli anni dello scudetto, fu bellissimo vivere il 2-0 alla Juventus ed il gol senza scarpa di Elkjaer. Anche se il mio Verona nasce molto prima, comincia dal vecchio Bentegodi e dai campionati '41-'42 e '42-43 in cui si era in Serie C, gli ultimi prima della retrocessione con Ventura. La prima in assoluto? Fu un Verona-Mantova del 17 gennaio del '43, risultato 1-0 grazie ad un rigore di Giulio Pellicari, per me ancora oggi il miglior tiratore che abbia mai visto all'opera. Non sbagliava mai. Tante volte mi sistemavo dietro la porta, a volte il pallone dopo un gol del Verona quasi mi è finito in faccio tanto ero vicino alla rete".

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  • LA DEFINIZIONE DI BRERA

    Tommasi era amante dei numeri e delle statistiche, anche se mai fini a se stessi e sempre trattati con un'analisi critica. E con tanta leggerezza.

    Bella, a tal proposito, la definizione che ne diede Gianni Brera e che Sky ha voluto ricordare nelle ore della morte di Tommasi:

    "Un cervello essenzialmente matematico, però capace di digressioni etico-fantastiche quali consentono sport come il pugilato e il tennis. Rino Tommasi va chiamato Professore, senza la minima ombra di esagerazione scherzosa".

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