GOALL'Inter è stata penalizzata nel derby? Kolo Muani e Vlahovic devono giocare insieme? I cambi sono il limite del Napoli? Il 3X3 di GOAL
Getty ImagesINTER DAVVERO PENALIZZATA NEL DERBY?
Antonio Torrisi: “L’Inter è sfortunata, ma è la Serie A tutta ad avere un grande problema”
Sono due i piani di lettura degli episodi del Derby di Milano. Il primo riguarda solo l’Inter, il secondo tutta la Serie A. Andiamo con ordine.
Il cambio di tono di Simone Inzaghi, che dalla Supercoppa in poi si è lasciato andare ad analisi sulle direzioni arbitrali come mai prima d’ora, è indice di un momento che vede i nerazzurri effettivamente “sfortunati” per quanto riguarda i diversi episodi che si sono susseguiti. Questo è oggettivo. Poi che il calcio non possa ridursi a questo (e che la Supercoppa vinta dal Milan lascia ampio spazio ai demeriti sportivi dell’Inter e poco al presunto fallo su Asllani, per dirne una) resta indubbio per tutti. C’era il rigore su Thuram? Le analisi dicono questo. Ma mica ci si può fermare a questo, eh.
Il secondo piano di lettura coinvolge tutto il calcio italiano. Inzaghi si lamenta, Gasperini si lamenta, Conte si lamenta. Tutti si lamentano. Son diventati pazzi o c’è qualcosa che non va? Gasp stesso, rispolverando un vecchio concetto di Ancelotti, l’ha fatto intendere bene: va capito chi è l’arbitro. Se quello in campo o al VAR. Questo è un grande problema: un equivoco soprattutto caratteriale (Ancelotti lo precisò qualche anno fa: ci sono arbitri che dirigono la partita, altri che invece aspettano la segnalazione) che la Serie A deve risolvere in fretta per non trovarsi ad archiviare l’ennesimo campionato influenzato da polemiche e clima ostile.
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Marco Trombetta: "Una partita del genere 9 volte su 10 la perdi"
Se l'Inter non ha vinto il derby non è stato certo per il mancato rigore concesso sul contatto Pavlovic-Thuram, diciamocelo chiaramente. Ci si può arrabbiare, certo, si può contestare l'utilizzo (o il non utilizzo) sempre più cervellotico del Var, ma fino al 93' il risultato recitava Milan 1, Inter 0.
I nerazzurri hanno avuto il carattere di riprenderla, come sottolineato da Inzaghi nel post partita, nonostante 3 goal annullati (giustamente) e 3 pali. Ecco, mi soffermerei più su quest'ultima statistica. All'Inter è mancata più la fortuna o la mira per riuscire a mettere il derby su binari differenti. Nove volte su dieci una partita del genere la perdi, invece l'Inter è riuscita comunque a riprenderla. Guarderei più il bicchiere mezzo pieno piuttosto che prendersela per un rigore non dato. Specie dopo il goal di Angelino...
Stefano Silvestri: “Inzaghi ha ragione: all'Inter manca un rigore”
Poche storie: all'Inter manca un rigore. Il fallo di Pavlovic su Thuram, che gli era andato via entrando in area di rigore a tutta velocità, c'era e doveva essere punito dall'arbitro Chiffi. Simone Inzaghi ha ragione nel non capacitarsi come il VAR non abbia richiamato il direttore di gara, scagionando contemporaneamente quest'ultimo per non aver visto l'episodio.
Se parlare di arbitri non è mai troppo simpatico, non va bene neppure nascondere la testa sotto la sabbia. Magari il tiratore avrebbe sbagliato il rigore, magari l'Inter non avrebbe vinto lo stesso: nessuno può saperlo, la controprova non esiste. Ma intanto quel che è accaduto a un quarto d'ora dalla fine torna a far discutere sui limiti della “valutazione di campo” e della conseguente impossibilità del VAR di intervenire. Qui, con ogni probabilità, tali limiti sono stati superati.
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Getty ImagesKOLO MUANI E VLAHOVC DEVONO GIOCARE INSIEME?
Antonio Torrisi: “Quanti preziosismi servivano per capirlo?”
Alt. Fermi tutti. Ad avercelo, e senza scomodare paragoni illustri, prenderemmo un pendolino e andremmo in diretta nazionale a pronosticare le scelte di Thiago Motta. Evidentemente con un pizzico di ragione. Riavvolgiamo il nastro: nello scorso 3x3 ci siamo chiesti perché non possono proprio giocare insieme, Kolo Muani e Vlahovic. Ecco, perché?
Il francese non è una punta “pura” e anzi può sopperire alle mancanze (che per forza di cose ci sono) di Dusan Vlahovic. E viceversa, aggiungiamo. Insieme possono giocare, certo, ma “Alt”, di nuovo.
Quella che può sembrare, vista la rimonta contro l’Empoli, una sorta di “ricetta perfetta” va, al contrario, pesata con attenzione. La Juventus non ha risolto i suoi problemi allo Stadium. Il “Ma” arriva dal segnale lanciato dalla sorte: “il calcio è uno sport semplice”, direbbe qualcuno familiare dalle parti della Continassa. Va solo interpretato lasciando da parte i preziosismi propri di chi è stato eletto a “guru”. E allora sì: Kolo Muani e Vlahovic possono giocare insieme. E non è mica vergogna.
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Marco Trombetta: "Un Empoli non fa primavera, Kolo Muani non è stato preso per giocare con Vlahovic"
La Juventus ha vinto 4-1 ed hanno segnato sia Kolo Muani che Vlahovic, giocando persino insieme per una buona mezz'ora. Tutto questo ci dovrebbe far dire che Thiago Motta ha trovato la quadra perfetta con i due attaccanti insieme contemporaneamente?
Personalmente non credo proprio. Un Empoli, per giunta ridotto in 10 nei minuti finali, quelli in cui la Juventus ha dilagato, non fa primavera. Kolo Muani non è stato preso per giocare con Vlahovic, ma perché alla Juventus mancava palesemente un'alternativa al serbo, che tra l'altro, come dimostrato più volte, non incontra esattamente il gusto di Thiago Motta. Kolo Muani potrebbe giocare esterno occasionalmente, questo sì, ma l'impatto che ha avuto dimostra che la Juve probabilmente aveva bisogno di qualcosa di diverso lì davanti e dirottarlo sulla fascia sarebbe più un downgrade che un upgrade. Né tantomeno ci possiamo immaginare un Vlahovic sacrificato sulla fascia. Quindi la coppia Kolo Muani-Vlahovic può essere una opzione, magari a gara in corso, ma non una soluzione definitiva.
Stefano Silvestri: “Possono, non devono: oggi il titolare è il francese”
Il “devono” è ancora un pochino forzato. Primo perché Kolo Muani ha già spiegato al suo arrivo alla Juventus di sentirsi un attaccante, non un esterno. E secondo perché la squadra di Motta, di esterni, è già piuttosto piena. Diversamente da un parco attaccanti sofferente dopo l'infortunio di Milik. Proprio per questo Giuntoli e compagnia hanno deciso di portare a Torino l'attaccante del PSG.
Quanto al “possono”, questo è un altro discorso. Un primo assaggio si è avuto contro l'Empoli, partita che la Juve ha vinto 4-1 e che ha visto sia Kolo Muani (due volte) che Vlahovic (una) andare a segno. Il serbo è entrato in campo al 65', si è naturalmente piazzato a fare il centravanti e ha “costretto” il collega a defilare la propria posizione. Con alterne fortune a livello di intesa.
Oggi – oggi, ripetiamo – il titolare è Kolo Muani e Vlahovic è la sua alternativa. Lo dice a chiare lettere l'impatto del transalpino, a segno tre volte nelle sue due prime uscite. E lo dicono le difficoltà recenti incontrate dall'ex viola, a cui non può bastare del tutto una rete tanto bella quanto favorita da una mezza dormita di Vasquez: servono conferme.
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Getty ImagesSONO I CAMBI IL VERO LIMITE DEL NAPOLI?
Antonio Torrisi: “Due scelte per ogni ruolo… e senza coppe: Kvara è l’alibi perfetto di Conte”
Anche in questo caso possiamo dire di averci visto lungo. Le parole di Conte al momento dell’addio di Kvaratskhelia erano state chiare: o meglio, un chiaro presupposto per il solito alibi che uno degli allenatori più vincenti dell’ultima epoca della Serie A porta avanti, quasi facendo maniavantismo, a metà delle sue stagioni. Ripassiamo insieme.
Inizia la stagione e la rosa non è mai completa. Manca qualcosa. Appello pubblico in conferenza: il classico mood di chi ha accettato una sfida proibitiva (reminder: quella di Napoli non lo è) e qualche frecciata alla sua nuova proprietà. Riceve i giocatori che vuole dal mercato, grazie alla pressione di una piazza che di volta in volta lo spalleggia, e inizia a vincere. Passano le settimane e tira fuori, qua e là, piccole frasi che fanno intendere che manca ancora qualcosa. Che se si è lì, in alto, è un’anomalia, non la normalità. E allora arriva gennaio: qui, due vie. Se il club vende apriti cielo, scenario perfetto: appello alla società. Poi alla piazza. Dramma: il giocatore venduto viene sostituito? Bene, andiamo avanti. No? Eccallà: l’alibi è servito.
Il problema è che qui c’è poco da discutere: il Napoli è senza coppe (neanche la Coppa Italia) e con una rosa che ha due giocatori per ruolo. Mediamente buoni. E dopo 14 anni dal “primo Conte”, quello della Juventus, abbiamo un po’ tutti imparato a conoscerlo. E questa storiella di Kvara, della panchina e dei sostituti non è più tanto forte.
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Marco Trombetta: "Non vedo limiti ma solo vantaggi per il Napoli"
Ok, il Napoli ha perso Kvara e per il momento non l'ha rimpiazzato. Su questo ci siamo. Il sostituto arriverà, ma in ogni caso non mi sembra che manchino le alternative lì davanti, con la possibilità di utilizzare Ngonge, Raspadori e Spinazzola come cambi per il tridente allo stato attuale delle cose.
Per il resto, invece, vedo francamente solo vantaggi. Il primo, il più palese, è quello di avere uno come Conte in panchina, che ha rivoltato la mentalità della squadra come un calzino, dandogli una consapevolezza che fino ad agosto sembrava assurda, ossia quella di vincere lo Scudetto. Il secondo è quello di giocare una partita a settimana e concentrarsi a preparare sempre e solo quella, senza dover ricorrere a rotazioni e turnover se non per infortuni o squalifiche. Se il Napoli è lì in vetta è principalmente per questi due enormi vantaggi che nascondono dei limiti che altrimenti sarebbero molto più evidenti.
Stefano Silvestri: “Sì e lo ha dimostrato anche all'Olimpico”
Se Antonio Conte non ha quasi mai modificato il proprio undici di partenza, diversamente da tanti colleghi, un motivo ci sarà. Poteva permettersi di farlo, intendiamoci: il Napoli ha una sola competizione da affrontare dopo la precoce eliminazione dalla Coppa Italia, non tre come la Juventus, il Milan, l'Inter, la Roma stessa.
Non ha mai cambiato, Conte, anche perché la differenza tra titolari e seconde linee è ben marcata. Una considerazione che può sembrare fuori luogo in una serata in cui la rete del vantaggio l'ha segnata uno che solitamente non è titolare, come Spinazzola. Servito al bacio da un altro che solitamente non è titolare, come Juan Jesus. Ma è la realtà dei fatti ed è ben nota dall'inizio della stagione.
Conte si lamenta del fatto che il Napoli non ha ancora sostituito Kvaratskhelia, e dal suo punto di vista ha ragione. Arriverà probabilmente Saint-Maximin, ma non è la stessa cosa. E il fatto che Neres sia passato da riserva di lusso, in grado di mantenere fresca la squadra nei finali di partita, a titolare, sposta parecchio. Perché se esce lui entra Mazzocchi, come all'Olimpico. E perché gli attaccanti diventano Simeone e Raspadori, due che non hanno le ripartenze nel DNA. Il pari e la mancata fuga, alla fine, si spiegano anche così.
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