Ha detto Fabio Capello alla Gazzetta dello Sport, il giorno dopo Napoli-Milan, che Leao “ha un qualcosa in più”. E poi ha aggiunto: “Gli manca sempre la continuità. Ma se l’avesse forse non sarebbe in questo Milan”.
Capello non ha certo scoperto l'acqua calda. Che a Leao manchi la costanza di rendimento, quella che trasforma gli ottimi giocatori in campioni fatti e finiti, è risaputo sin dai tempi della pietra. Il problema è un altro: chi ce l'ha la costanza, in un Milan che una volta vince e un'altra perde, una domenica pare aver ingranato la marcia e quella dopo torna al punto di partenza, con un quasi inevitabile nono posto come specchio fedele della stagione?
Ecco perché Leao è imprescindibile: perché, pur nella sua mancanza di continuità, è potenzialmente più forte dei compagni. Quel “potenzialmente” fa tutta la differenza del mondo, ovvio, ed è proprio questo ad attirare al portoghese critiche spesso impietose. Però il bell'ingresso in corsa del Maradona, non il primo in stagione, lo conferma: il Milan, questo Milan, non può fare a meno di lui. Mai e poi mai.