Va spiegato, però, il titolo. Badate bene: qui non si parla di "sopravvalutazione arrogante", quanto di "sopravvalutazione ingenua". Simone Inzaghi ha ragione: i giocatori a disposizione sono questi, è ora che si sottolinei senza parlare di "lacrimate". Stiamo pur sempre parlando dell'unica squadra in Italia ancora in corsa per tutti gli obiettivi stagionali, costretta a vivere settimane "spezzate" e a combattere con gli acciacchi che hanno anche le altre, ma senza le coppe.
Quindi, Parma o non Parma (al Tardini l'Inter doveva vincere, punto) non si può trascurare che Asllani (a una certa, ormai, si è capito) non è Calhanoglu, Darmian (preziosissimo, eh) non è Dumfries e che i sostituti di Lautaro e Thuram in attacco non sono forti quanto i titolari. Ed è qui che subentra la "sopravvalutazione ingenua".
Pensare di poter portare a casa la partita di Parma, dopo lo 0-2 del primo tempo, abbassandosi e aspettando, convinti di non prendere goal, sapendo di non essere, in realtà, la corazzata (per disponibilità) che tutti disegnano è sopravvalutarsi. Ingenuamente. Se reiterata spocchia, sì: per adesso lontana, ma rischiosa.