La mia sensazione è che Lautaro Martinez sia emotivamente più stabile rispetto a Vlahovic. Senza volerci addentrare nelle critiche di Paolo Di Canio, secondo cui “giochi nella Juventus, sei Vlahovic, fammi due doppiette negli scontri diretti e allora poi fai l’arrogante. Non col Genoa e a porte chiuse”, è meglio attendere conferme per capire dove potrà davvero arrivare il serbo, che a Torino non ha mai davvero trovato la continuità che ci si sarebbe attesi da uno come lui: lunghi periodi di magra realizzativa, lampi, esultanze polemiche, altri digiuni.
Lautaro ha fin qui segnato meno, arrivava da un inizio di campionato in cui mai era riuscito a buttarla dentro, ma la doppietta di Udine potrebbe avergli ridato lo slancio e la fiducia perduti. Non ci sarebbe da stupirsi, insomma, se il “Toro seduto” e prepotentemente rialzatosi alla BluEnergy Arena, da oggi, non si fermasse più. Proprio come nella scorsa stagione. Sia in campionato che in Champions League, magari a partire dalla Stella Rossa mercoledì sera.
Le potenzialità in questo senso ci sono tutte. Più di quelle di Vlahovic, probabilmente. Lo dicono anche i numeri: nelle ultime stagioni, da quando il serbo ha lasciato la Fiorentina per trasferirsi alla Juventus, Lautaro ha sempre segnato di più e sempre offerto un rendimento superiore rispetto al collega.
In ogni caso, c'è poco da girarci intorno: il titolo di capocannoniere se lo giocheranno Lautaro, Vlahovic e qualche altro. I re delle passate stagioni se ne sono andati in Turchia: Osimhen non c'è più, Immobile neppure. Chi resta? Chi può sfondare la ventina? La scelta si riduce a pochi elementi, tra cui l'argentino dell'Inter e il serbo della Juve. Sarà una bella lotta.