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Ivan Tomic e la sua esperienza alla Roma: rimpiazzo di Stankovic, lasciò il posto a De Rossi

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La risposta romanista a Dejan Stankovic. Fu definito così l'acquisto di Ivan Tomic da parte della società giallorossa.

D'altronde, la Roma doveva in qualche modo indorare la pillola ai propri tifosi e magari autoconvincersi di aver preso veramente un calciatore più forte di quello che, dopo essere stato vicinissimo, aveva scelto un'altra destinazione.

E non una squadra come tante, bensì la Lazio. I rivali cittadini, che nel pieno della gestione Sergio Cragnotti stava vivendo il momento migliore della sua storia e di lì a breve avrebbe vinto anche il Secondo e fin qui ultimo scudetto.

Dopo il boom degli anni Ottanta, nel decennio successivo la società giallorossa è tornata ad essere la "Rometta" dei '70. Una squadra di contorno rispetto alle solite tre strisciate del nord e le nuove e rampanti realtà del calcio italiano: Fiorentina e Parma su tutte.

Una mediocrità che cozza pesantemente con le ambizioni e l'ardore del presidente Franco Sensi, desideroso di restituire alla sua squadra del cuore quella dimensione di primissimo piano.

Un compito non facile, data la situazione economica ereditata, con i libri contabili praticamente in tribunale. E ad aggravare la situazione ci si mette appunto anche la Lazio.

  • L'OGGETTO DEL DESIDERIO

    Cragnotti, a suon di miliardi, allestisce una squadra in grado di scrollarsi di dosso la muffa degli Anni Ottanta, tra Serie B e bassa classifica in A, portando nel giro di 8 anni sette trofei in una bacheca di cui per troppo tempo ci si era dimenticati dove fossero le chiavi.

    Le critiche che piovono su Sensi spingono il vulcanico presidente romanista a fare del suo meglio per colmare il gap e magari scavalcare i rivali cittadini.

    Nell'estate del 1998 Roma e Lazio danno vita a un derby di mercato per uno dei tanti talenti provenienti dalla Serbia, uno degli stati emergenti dalla disgregazione della Jugoslavia.

    Il ragazzo si chiama Dejan Stankovic e a solo vent'anni è il perno di centrocampo della Stella Rossa.

    Geometrico, fisico, tecnico. Il serbo ha tutte le caratteristiche giuste per aumentare la qualità media di qualsiasi centrocampo in Serie A. E non costa nemmeno molto.

    Sensi ci pensa e prova l'affondo, riuscendo a imbastire una trattativa convincente per tutte le parti in causa pur non avendo grandi rapporti con la proprietà della Stella Rossa.

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  • IL SORPASSO

    Sembra tutto fatto, ma qui entrano in gioco i due agenti del calciatore: Vincenzo Morabito e Vinicio Fioranelli.

    Molto vicini alla Lazio, anche sentimentalmente, i due lavorano sotto traccia con il presidente Cragnotti, riuscendo a incanalare la trattativa sui binari biancocelesti.

    Dopo una cena in gran segreto a Via Veneto, viene dato l'annuncio: Dejan Stankovic è un nuovo giocatore della Lazio, acquistato per 24 miliardi di lire.

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  • SENSI AL CONTRATTACCO

    Sensi resta di sasso, ma non a guardare. Lo striscione "Stankovic di Sensi" realizzato da alcuni tifosi romanisti ed esposto all'Olimpico qualche istante prima di un Roma-Parma porta il patron giallorosso alla reazione.

    Su segnalazione dell'allenatore Zdenek Zeman, arriva l'acquisto di Ivan Tomic dal Partizan Belgrado per 18 miliardi di lire.

    In questo mediano di 22 anni, il boemo vede le caratteristiche giuste per il suo immutabile 4-3-3.

    Subito in città si scatena la curiosità del pubblico di fede giallorossa. Ma questo Tomic sarà veramente più forte di Stankovic?

  • LA VIDEOCASSETTA

    Per far capire ai tifosi che calciatore si sarebbero dovuti aspettare, il Corriere dello Sport realizzò una delle sue celebri videocassette.

    I più giovani probabilmente aggrotteranno la fronte in segno di perplessità, ma ai tempi non c'erano molti altri modi per scoprire un calciatore.

    Internet era un mezzo molto caro, merce rara nelle redazioni dei giornali e ancora di più nelle case. Si sarebbe dovuto aspettare almeno un decennio prima della sua diffusione massima.

    Dal VHS del quotidiano sportiva emergeva un calciatore completo, dinamico e intelligente tatticamente, in grado di schermare la difesa e fornire qualità in mediana.

    A colpire, almeno guardando i fotogrammi su pellicola, era anche la confidenza con il goal. E i numeri, su questo aspetto, erano dalla sua parte: 24 goal in 82 match spalmati su 5 stagioni. Uno score non indifferente, soprattutto per un centrocampista.

    Tomic si presentò anche con un bel carico di personalità. In un'intervista rilasciata a La Repubblica, il serbo sostenne di aver rifiutato offerte importanti.

    "Ho rifiutato il Manchester United, il Barcellona e il Marsiglia per la Roma, sognavo un’esperienza nel calcio italiano e perché il gioco di Zeman è ideale per le mie caratteristiche”".

    Il principale obiettivo del centrocampista, insomma, era quello di dimostrare di non essere soltanto una soluzione di ripiego.

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  • LA DURA VERITA'

    La realtà però si rivelò essere un'altra. Di quel calciatore che avrebbe dovuto caricarsi la Roma zemaniana sulle spalle non se ne vide traccia. Anzi, bastarono pochissime partite al boemo per capire di aver preso un abbaglio.

    Al danno per aver acquistato un giocatore effettivamente non all'altezza dei livelli ai quali ambiva la squadra giallorossa, si aggiunge la beffa del rendimento di Stankovic con la maglia della Lazio.

    In breve tempo il serbo finito sulla sponda biancoceleste del Tevere dimostra di essere un calciatore di qualità assoluta.

    Un paio di anni dopo il suo approdo a Formello diventerà uno dei protagonisti dello Scudetto firmato da Sven Goran Eriksson, prima di trasferirsi all'Inter nel 2004.

    L'avventura di Tomic invece dura una stagione e mezza, per un totale di quindici partite tra campionato e coppe varie. Con una curiosità: il 30 ottobre del 2001 è lui a lasciare il posto a Daniele De Rossi nel celebre Roma-Anderlecht che segna il debutto assoluto di DDR da calciatore con la maglia giallorossa.

    Tomic, invece, non è De Rossi. E così se ne va per due volte in prestito in Liga all'Alaves. Nel Pais Basco viene schierato diversi metri più avanti rispetto al suo raggio d'azione, beneficiando dell'avvicinamento alla porta avversaria.

    In Spagna vive un guizzo, per quanto nulla di trascendentale, arrivando però a giocarsi la finale di Coppa Uefa contro il Liverpool, mentre la Roma si appresta a vincere il suo terzo Scudetto spazzando via l'amarezza per il trionfo laziale dell'anno precedente.

    Al rientro in Italia Tomic non ha più grandi estimatori e salta anche il suo trasferimento al Torino, unica squadra di Serie A che sembrava vagamente interessata a lui.

    L'allora tecnico granata Giancarlo Camolese lo boccia, preferendo puntare su Vergassola e sul recupero dell'ex romanista Scarchilli.

    Il resto della carriera di Tomic proseguirà in Spagna, per poi andare a esaurirsi lì dove era cominciata: al Partizan Belgrado.

    Pur non avendo lasciato un grande segno nella storia del calcio romano, siamo sicuri che spulciando tra cantine e soffitte di Roma non sarebbe difficile riportare alla luce una copia di quel famoso VHS con le sue giocate.