Lasciamo stare la chiacchieratissima questione del rigore. Per qualcuno era netto, per altri proprio no: fa parte del gioco (e dei meccanismi della moviola). Il punto non è il singolo episodio in sé, pur decisivo per far svoltare l'intera partita: è il modo in cui il Napoli si è portato a casa da Empoli tre punti dal peso neppure calcolabile.
Si dirà: ma siamo solo all'ottava di campionato. Ed è vero. Il Napoli ha un margine ridotto su chi insegue, come è normale che sia. Nulla è deciso e nulla è in procinto di essere deciso: sarebbe paradossale il contrario. Che il torneo sia iniziato da poche settimane o che stia per concludersi, però, poco cambia: l'1-0 con cui la squadra di Antonio Conte ha espugnato il Carlo Castellani-Computer Gross Arena è inserito nel capitolo 1 del manuale del perfetto conquistatore di Scudetti. Che poi, in fondo, è il sogno neppure troppo nascosto dell'ambiente.
Si parla di sofferenza, intesa come “saper soffrire”. Come fanno le grandi squadre. Come fa chi vuole vincere il campionato. Perché non si può sempre giocar bene e non si può sempre dominare: non lo ha mai fatto nessuno, neppure l'Inter dell'anno scorso o il Napoli di Spalletti. Che però vincevano. Era questo, in fondo, il loro segreto di Pulcinella.