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UCL Group of Death GFXGOAL

Godetevi l’ultimo ‘Gruppo della Morte’ di Champions League: il ‘modello svizzero’ spegnerà l’entusiasmo

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Silvio Berlusconi ha sempre pensato che il problema principale della vecchia Coppa dei Campioni fosse “l’imponderabile che prevale”. Secondo lui c’erano troppe variabili ed era troppo alta che la possibilità che anche la più piccola di essere mettere fine ad un cammino europeo.

Per più di trent’anni, la Coppa dei Campioni è stata una competizione che prevedeva partite ad eliminazione diretta tra le squadre vincitrici del campionato nella propria nazionale. Questo voleva dire che anche un semplice pareggio figlio della sfortuna potesse eliminare dai giochi una big anche nel primissimo turno, cosa che tra l’altro accadde nel 1987 quando il Real Madrid eliminò il Napoli.

Berlusconi era presente al Santiago Bernabeu in occasione del match di andata e rimase turbato dal fatto che sicuramente la squadra campione di Spagna o quella campione d’Italia sarebbe uscita nelle primissime battute del torneo. L’anno successivo, dopo che il Milan era riuscito a far suo lo Scudetto, disse al Corriere della Sera: “Dobbiamo trasformare la Coppa dei Campioni in un campionato continentale, in un torneo che dia certezze economiche ai club. Basterebbero un paio di giocatori in più per poter giocare il doppio delle partite: andremmo a Madrid, a Barcellona, a Lisbona e non in qualche remota città di provincia”.

“Non ha senso fare demagogia: squadre di un certo livello, capaci di contare su un certo pubblico e conseguenti ricavi, devono avere il diritto di competere tra loro con regolarità”.

  • Silvio Berlusconi 1985Getty

    “SERVE UN CAMPIONATO EUROPEO”

    Questo modo di pensare non rappresentava una novità, nemmeno al Milan. Nel 1964, l’allora direttore tecnico del club, Gipo Viani, disse a Forza Milan: “Serve un campionato europeo. La cosa ideale per il calcio del futuro è quella di poter offrire un super spettacolo”.

    “Non capite perché la gente abbandona gli stadi? Bisogna dare al pubblico il Real Madrid, il Benfica ecc. vedrete che così gli stadi si riempiranno di nuovo, anche senza ridurre il prezzo dei biglietti. Bisogna provare a creare un campionato con tutte le migliori squadre europee: si potrebbe fare intensificando il calendario delle squadre”.

    “Ogni club avrebbe un numero adeguato di giocatori, e questo servirebbe a valorizzare tanti giovani che oggi, purtroppo, non possono essere lanciati convenientemente in Nazionale maggiore e invece languiscono, a volte per mesi, tra le riserve”.

    Berlusconi era ovviamente più interessato al discorso economico ed ha discusso l’idea di creare una European Super League (ESL), con il presidente del Real Madrid Ramon Mendoza.

    Come ha spiegato l’ed dirigente del Milan, Umberto Gandini, a CalcioMercato su Twitch, “La nascita della Champions League nel 1993 è stata una conseguenza” di quei colloqui. Il tutto mentre la UEFA cercava di evitare la minaccia di una fuga dalla vecchia Coppa dei Campioni guidata da Berlusconi.

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  • Aleksander-Ceferin(C)GettyImages

    "IL MINORE DEI DUE MALI"

    La minaccia ESL non è però mai scomparsa. E’ invece diventate una sorta di ‘spauracchio’ regolarmente invocata dall’élite europea per spaventare gli organi che governano il calcio e per convincerli a dare loro più potere e soldi.

    L’incubo della UEFA ha preso corpo nel 2021 quando è stato dato frettolosamente vita ad una ESL, ma il sogno di Berlusconi e Mendoza (abbracciato anni dopo dal presidente del Real Madrid Florentino Perez e da quello della Juventus Andrea Agnelli), ha avuto vita breve. A porre fine ad ogni discorso è stata la reazione negativa dei tifosi inglesi, cosa che si è tradotta nella venuta meno del sostegno da parte dei club di Premier League.

    La UEFA ha cercato di placare i grandi club europei - ancora colpiti dalla crisi economica causata dalla pandemia - offrendo loro una Champions League ampliata. Il prossimo anno sarà segnato dall’arrivo del ‘modello svizzero’, che vedrà 36 squadre (invece di 32) competere in una sorta di grande campionato. Ogni compagine affronterà otto diversi avversari, quattro in casa e quattro in trasferta. Le migliori otto squadre accederanno direttamente agli ottavi. Le squadre dal nono al ventiquattresimo posto affronteranno uno spareggio per raggiungere la fase ad eliminazione diretta, cosa questa che rappresenta sostanzialmente una rete di sicurezza per le squadre più forti nel caso in cui sbaglino un paio di partite.

    Poteva andare anche peggio. Il piano originale era quello di far disputare dieci turni di campionato e includere due squadre in base alle precedenti prestazioni in Champions League. Fortunatamente entrambe le idee sono state abbandonate a causa di forti reazioni negative, ma alla fine, la UEFA è comunque riuscita ad inserire quattro nuovi turni di partite in un calendario già congestionato. Non c’è quindi da meravigliarsi se Ilkay Gundogan ha parlato della rinnovata Champions League semplicemente come del “minore dei due mali” e si è sentito di domandarsi: “Nessuno pensa a noi giocatori?”.

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  • Stones Guardiola Manchester City Premier League trophyGetty Images

    IL CIRCOLO VIZIOSO DEL SUCCESSO DURATURO

    Il ‘modello svizzero’ rappresenta ovviamente un qualcosa di estremamente positivo per quelle squadre che partecipano abitualmente alla Champions League, mentre rappresenta un qualcosa di negativo per quelle che non lo fanno.

    Ci saranno ovviamente entrate significative per i club. La Premier League, ad esempio, con i suoi colossali accordi sui diritti televisivi all’estero, è ora accusata di aver ucciso il calcio europeo con il suo sconcertante dominio in sede di calciomercato.

    Tuttavia, la più grande forza distorsiva negli ultimi dieci anni nel calcio europeo, è derivato dalla distribuzione del denaro derivante dalla partecipazione alle competizioni europee. E’ proprio per questo che vediamo sempre le stesse squadre vincere i titoli nazionali e prendere parte alla Champions League anno dopo anno.

    Si è venuto a creare un circolo vizioso duraturo impossibile da cancellare. Di conseguenza, le leghe europee si sono battute duramente per un aumento dei pagamenti di solidarietà ai club che non prenderanno parte alle competizioni europee nel periodo 2024-2027, ed hanno quindi accolto con favore la decisione di aumentare la cifra annuale prevista di 4,4 miliardi di euro.

    “In cifre assolute, si tradurrà nella distribuzione di 308 milioni di euro ai club non partecipanti (rispetto agli attuali 175 milioni) a partire dalla stagione 2024-2025 - si legge nel comunicato delle Leghe Europee - Si tratta di un risultato importante per l’intero ecosistema del calcio professionistico europeo”.

  • Florentino PerezGetty Images

    ALCUNI CLUB SONO PIU’ UGUALI DI ALTRI

    In ogni caso, a causa dei premi sempre più consistenti offerti dalla Champions League, i ricchi diventeranno ancora più ricchi ed il divario con le altre società sarà destinato a crescere.

    Ovviamente è una cosa che va benissimo all’élite. La pandemia ha instillato il loro un timore enorme, poiché ha brutalmente messo a nudo le fragilità di un sistema che ha perso il controllo. I modelli di business sono ridicolmente fragili e la cosa è stata abbondantemente dimostrata durante i lockdown.

    Di conseguenza, mentre Agnelli, Perez ed altri cercavano di sostenere che la Super Lega era essenziale per ogni club europeo, erano evidentemente interessati a tutelare i propri interessi economici. Agnelli, non dimentichiamolo, è rimasto inorridito dal fatto che l’Atalanta, una squadra di provincia, “prendesse il posto” della Roma in Champions League solo perché aveva dimostrato di essere migliore in campo.

    Agnelli sosteneva che la Roma non meritava di essere “punita” con l’esclusione dall’Europa solo per aver sottoperformato per una stagione, il che ovviamente mina il senso stesso del gioco. Parliamo dell’antitesi stessa dello sport in generale, poiché si parla di rendere i risultati irrilevanti ed il merito sportivo privo di significato.

    Quando Perez sosteneva che “il migliore dovrebbe sempre giocare con i migliori”, si riferiva in realtà al mantenimento dello status quo attraverso la disuguaglianza economica. Agli aristocratici europei non piacciono i volti nuovi che sconvolgono ordini precostituiti. Mentre Perez e i suoi simili dicono che tutti i club sono uguali, in realtà pensarono che alcuni siano più uguali di altri.

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  • UEFA Champions LeagueGetty Images

    “CALCIO PIU’ NOIOSO SENZA POSTA IN GIOCO”

    La Super Lega aveva un difetto fondamentale ed è presente anche nella rinnovata Champions League: l’assenza di pericolo. Gli spettatori non vogliono vedere solo il meglio, ma anche il dramma. Vogliono i colpi di scena, le sorprese, gli shock. Non vogliono risultati scontati o peggio ancora irrilevanti.

    Come più volte sottolineato da Ronan Evain, Direttore Esecutivo del Football Supporters Europe (FSE), l’aumento di partite europee non solo “farà aumentare il divario con i campionati nazionali”, ma “rafforzerà il dominio dei club ricchi” e la cosa di tradurrà in “un calcio più noioso e senza posta in gioco”.

    “Anche i tifosi volevano una riforma ma, mi dispiace, non si può attribuire a loro la colpa di questa rinnovata Champions League - ha spiegato a GOAL - Potrebbe esserci una richiesta da parte delle emittenti e di mercati extraeuropei di più partite, ma non è una richiesta dei tifosi”.

    “Non vogliono più partite perché non possono permettersele. C’è un limite a ciò che un tifoso può investire nel calcio. Se aggiungi più partite e gli abbonamenti costeranno di più, alla fine diranno basta”.

    “Ci stiamo rendendo conto che i top club sono imprese super ricche, società mal gestite con pochissime riserve di liquidità. Ciò a cui stiamo assistendo con l’espansione della Champions League, è semplicemente il modo in cui calcio cerca di affrontare una crisi a livello interno”.

    “Noi tifosi speravamo che il tutto sfociasse in una profonda riflessione sul come viene gestito il tutto. Invece i principali investitori vogliono spendere più soldi per creare un formato che non farà nulla per risolvere gli squilibri”.

    L’uguaglianza non è compatibile con l’intrattenimento: al contrario, la crea.

  • Manchester City Champions League trophy 2023Getty

    IL DENARO DEVE VINCERE SU TUTTO

    L’attuale formato della Champions League è tutt’altro che impeccabile. A causa delle enormi disparità finanziarie, molti gruppi sono dolosamente prevedibili e caratterizzati da un dislivello.

    L’attenzione era necessario rivolgerla ai difetti del torneo (e ai difetti nella ridistribuzione delle risorse), anche perché l’attuale fase a gironi comunque è capace di dar vita a gruppi affascinanti.

    In questa edizione vedremo un Gruppo che comprendere PSG, Borussia Dortmund, Milan e Newcastle tutte insieme. Un vero e proprio ‘Gruppo della Morte’ al termine del quale due squadre non sopravviveranno. Sulla carta si tratta quindi di un qualcosa di potenzialmente molto avvincente dall’inizio alla fine e questo perché uguaglianza vuol dire divertimento.

    Presto, con l’abolizione della fase a gironi, non vedremo più nulla di simile. Godetevelo finché potrete, perché le modifiche non si fermeranno qui. Il ‘modello svizzero’ è solo l’inizio.

    Gli spauracchi torneranno, perché la pandemia ha dimostrato che il costo di un’eliminazione europea è un prezzo ancora troppo alto per società gestite così male. Alla fine il vero obiettivo è la completa eliminazione del rischio, perché non ci si può permettere che a prevalere sia l’imponderabile. Al giorno d’oggi il denaro deve vincere su tutto.

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