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Gato Sessa gfxGOAL

Le follie del Gato Sessa, il portiere più cattivo della storia del calcio

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“Noooo, pero es una barbaridad”.

Il commentatore tecnico della tv argentina strabuzza gli occhi e apre la bocca in un'espressione attonita. Non riesce a credere a quello che ha appena visto, eppure è tutto vero, non ci sono dubbi né allucinazioni. C'è un portiere – da sempre considerato folle, sì, ma chi si immaginava che potesse esserlo fino a questo punto? – che dopo aver anticipato l'attaccante avversario in uscita ha alzato la gamba a tal punto da colpirlo in fronte coi tacchetti. Gratuitamente, senza che in tutto questo ci sia un minimo di senso. Cattiveria agonistica mischiata con cattiveria e basta, in un mix di locura e folclore che fanno tanto (troppo?) Sudamerica.

Difficile, del resto, trovare un senso nelle gesta compiute durante la propria carriera da Gastón Sessa. Il Gato. Uno dei portieri più cattivi della storia del calcio, probabilmente il più cattivo. Un personaggio che ha legato il proprio nome non tanto al Vélez Sarsfield e alle altre maglie (tante) che ha indossato, oppure alle volte in cui ha fatto vincere la propria squadra con le sue parate, quanto a tutto il resto: polemiche, arbitri presi per il collo, raccattapalle centrati in pieno da una pallonata, litigate, aggressioni a compagni, frasi taglienti. Una collezione di storture da esporre nel museo dei locos argentini, gli Hugo Gatti, i Martin Palermo e chi più ne ha più ne metta.

  • UNA COLLEZIONE DI FOLLIE

    Nulla, assolutamente nulla, batte l'episodio del 3 maggio 2007. Alla Bombonera di Buenos Aires, Boca Júniors e Vélez Sarsfield si ritrovano una di fronte all'altra per l'andata degli ottavi di finale di Copa Libertadores. È un clásico che non ha nemmeno bisogno di troppa benzina per infiammarsi. Eppure, Sessa decide autolesionisticamente di entrare nella storia. Sull'1-0 per il Boca, la difesa di casa spara in avanti un pallone dalle retrovie. Sessa calcola bene il tempo e, dopo un rimbalzo, lo fa suo anticipando Rodrigo Palacio. Poi, a un certo punto, qualcosa nel suo cervello inizia a non funzionare più come dovrebbe. Il Gato alza una gamba e, con una mossa da simil taekwondo, colpisce il Trenza procurandogli una ferita in fronte. Risultato: espulsione inevitabile e altrettanto inevitabile calcio di rigore.

    “Ma ti giuro sui miei figli che non avevo intenzione di fargli male – dirà Sessa anni dopo in una lunga e bellissima intervista al 'Grafico' – anche se questa è considerata la mia follia più famosa. Anzi, il giorno dopo ho chiamato Rodrigo”.

    Il campionario degli orrori è piuttosto vario. Qualche tempo prima, nel 2002, Sessa aveva già perso la testa in un Vélez-San Lorenzo. Già ammonito e visibilmente fuori controllo, il Gato mette nel mirino il direttore di gara, Sergio Pezzotta. Prima gli mostra una mano chiusa a pugno, minacciando di picchiarlo. Quindi, quasi gli scaglia addosso un pallone. Infine, di fronte alla vista di un altro inevitabile cartellino rosso, lo prende per un istante per il collo. “Ero nervoso perché qualche giorno prima mi avevano rubato l'auto”, si discolperà in seguito, confessando di “provare molta vergogna”. Però nel 2016, già a fine carriera, ci è ricascato aggredendo un altro arbitro, Julio Barraza, in un Tristán Suarez-Villa San Carlos, con tanto di insulti anche davanti alle telecamere.

    “Barraza è un pagliaccio che gira per gli spogliatoi in costume.Mi scuso per quanto accaduto, ma chiedo perdono soltanto a Dio, non a lui”.

    Certo, gli arbitri non sono mica le sue uniche vittime. Per carità. La tragicomica collezione di mattane comprende molti altri episodi di indisciplina, contro avversari e pure compagni di squadra. La più celebre risale al 30 agosto 2006, meno di un anno prima dell'episodio con Palacio. Il Vélez di Sessa e Lucas Castromán gioca in Copa Sudamericana contro il Lanús e perde 2-0. Una bella parte di colpa ce l'ha anche l'ex laziale, che sull'1-0 si fa cacciare dall'arbitro Pablo Lunati. Alla fine della partita, il Gato non ci vede più dalla rabbia: entra nel tunnel che porta agli spogliatoi, incrocia Castromán e lo aggredisce fisicamente. Solo l'intervento di compagni e staff medico impedisce che i suoi pugni abbiano conseguenze ben peggiori.

    “Dopo che Lucas è stato espulso – dice Sessa ai giornalisti dopo la partita – loro hanno segnato il raddoppio. Io pensavo che fosse stato cacciato per aver insultato l'arbitro: non era così e gli ho chiesto scusa. Ci siamo abbracciati e lui mi ha detto che se segnerà domenica mi dedicherà il goal”.

    Detto che altri colleghi, come Maurício Pellegrino, hanno subìto la stessa sorte, nel 2017 Sessa rischia addirittura di arrivare alle mani col giornalista Alberto Raimundi, radiocronista fanatico del Gimnasia. Tra i due, ospiti in un programma televisivo argentino, non corre buon sangue. Più volte Raimundi ha criticato duramente Sessa durante gli anni del portiere a La Plata. Quando si ritrovano faccia a faccia, volano scintille. E solo l'intervento provvidenziale del conduttore e delle altre persone presenti in studio evita il peggio.

    Il nemico numero uno di Sessa è però un altro: José Luís Chilavert. Da ex portiere del Vélez a portiere del Vélez. Dire che tra i due non sia mai corso buon sangue è un eufemismo di quelli da ridere. Dopo il celebre calcio a Palacio, il paraguaiano ha detto del collega che “ha dei problemi, non sta bene dal punto di vista emotivo e non può continuare a giocare nella nostra squadra”. Nel 2010, nella già citata intervista al 'Grafico', Sessa è andato un pochino oltre i limiti:

    “Lo odio. Se lo vedo su una strada deserta a fare l'autostop, gli passo sopra con l'auto”.
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  • RACCATTAPALLE: ODIO PURO

    In totale, Sessa è stato espulso 11 volte in carriera. Nemmeno i ragazzini dietro la porta sono sfuggiti ai suoi attacchi di nervosismo. Se fai il raccattapalle in Argentina, devi mettere in preventivo che qualcosa ti potrà cadere addosso. Se lo fai durante una partita del Gato, meglio cominciare a pregare che non gli parta la brocca.

    Pablo Heredia, poverino, il 1° aprile del 2007 si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ha 17 anni e gioca nelle giovanili del Belgrano. Quella domenica, come tante altre, si è posizionato dietro a una delle porte per fare il raccattapalle. Solo che – nella percezione di Sessa, almeno – con la squadra di casa in vantaggio ci mette un po' troppo a riconsegnare il pallone. Il Gato non ci vede più e lo scaglia addosso al ragazzino, attirandosi altre antipatie e polemiche.

    La cosa curiosa è che Heredia, di professione, fa proprio il portiere. E gioca ancor oggi, in Cile. Quando nel febbraio del 2014 fa il proprio debutto di fuoco nella prima squadra del Belgrano, in una gara vinta per 3-2 in casa del Boca Júniors, l'episodio della pallonata di Sessa torna a galla in tutta la sua esilarante (massì) prepotenza. Olé lo intervista prima della partita e Pablito getta acqua sul fuoco:

    “Si sono scaldati gli animi in partita. A volte capita anche a me. Mi ha chiamato, si è scusato e io ho accettato le sue scuse”.

    Anche in questo caso, come nell'episodio di Pezzotta, Sessa dimostra di non essere uno che impara dai propri errori. Nel 2013, altro giro e altra pallonata a un raccattapalle: il quattordicenne Ignacio Rosende, stavolta, piccolo calciatore delle giovanili dell'Huracán. Ancora una volta Gastón, che indossa la maglia del Villa San Carlos, perde la partita e la testa urlandogli tutti gli improperi possibili:

    “Dammi la palla, str***o di m***a. Figlio di p*****a, ti ammazzo”.
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  • Gato SessaGetty Images

    PARATE, PAPERE E PENTIMENTI

    Sessa ha legato il proprio nome al Vélez Sarsfield: ci ha giocato per sei anni, dal 2001 al 2007, con una breve parentesi europea – l'unica della carriera – al Las Palmas. Ha vinto pochino, complessivamente: solo un Clausura a Liniers, con tanto di lacrime irrefrenabili, e un paio di titoli nazionali nell'unica annata al River Plate, dove ha però fatto la riserva di Bonano. Al Racing è rimasto meno di quanto avrebbe voluto. Mentre con la gente del Rosario Central il rapporto si è rovinato nel 2004: colpa di una papera che ha fatto perdere il campionato al suo Vélez e l'ha consegnato nelle mani del Newell's Old Boys, rivale numero uno dei Canallas. In quella partita, per la cronaca, il Gato ha chiesto e ottenuto di essere sostituito all'intervallo.

    Giusto per capire il personaggio: Sessa non ha mai nascosto di essere un tifoso del Gimnasia La Plata. Ci ha anche giocato, conquistando un'epica salvezza nel 2009. Il problema è che la propria carriera l'ha iniziata nell'Estudiantes, l'altra squadra della città. Una volta vince il campionato con le giovanili del Pincha e viene invitato a una cena assieme ai compagni. Passa un addetto del club con una telecamera, per registrare il momento, e chiede a tutti i ragazzi di dire nome, soprannome e squadra del cuore.

    “Io gli ho detto: Gaston Sessa, mi chiamano Gato e sono tifoso del Gimnasia. Quello si è arrabbiato: Che cosa?!”.

    Il rapporto col GELP si rompe nel 2011, anno in cui la retrocessione dalla Primera si materializza davvero. In porta nel doppio c'è Fernando Monetti e non lui, costretto a perdere il posto da qualche errore di troppo durante la stagione. Quando se ne va, arriva perfino a reclamare dal club stipendi arretrati per il valore di un milione di pesos. E quando torna al Bosque da avversario, con la maglia del Boca Unidos, dalla sua ex tifoseria piovono insulti.

    “Mi pento di aver giocato nel Gimnasia – dirà nel 2018 a 'TyC Sports' – perché sono un tifoso, è stata una sofferenza”.
  • RANE E CAVALLI

    Sessa si è ritirato nel 2018. La sua ultima squadra è stata il piccolo Atlético Chascomús. Oggi ha cambiato vita: si dedica ad allevare cavalli, dopo aver fatto lo stesso con le rane. Ha cominciato nel 2003, introdotto nel settore da un amico quando ancora era nel pieno della carriera sportiva. Si è dedicato a quest'attività, ha detto qualche tempo fa, “per tenere la mente occupata dopo 25 anni di carriera. Non voglio entrare in depressione e non essere in grado di alzarmi dal letto”.

    Certo, pensi a lui e fatichi a immaginarlo nel ruolo dell'allevatore. Il Gato Sessa? Quello che picchiava i compagni, insultava gli arbitri, tirava scarpate in faccia agli avversari? Lui, davvero?

    “Ma io sono la persona più tranquilla del mondo – ha detto nel 2020 al programma '90 Minutos de Fútbol – Solo che in campo mi trasformavo. Se le cose non andavano bene sin da subito, ecco che mi mettevo a litigare con un tifoso seduto in prima fila. Correvo 200 metri per andare a prenderlo”.

    Poche discussioni: Sessa è stato il portiere più cattivo del calcio argentino. E forse del calcio mondiale. Anche per questo, ed è il suo piccolo rammarico, non è stato chiamato dall'Argentina neppure quando pareva che una convocazione fosse dietro l'angolo. Colpa di un cervello che non sempre ha funzionato al momento giusto e di una luce che spesso si è spenta al momento sbagliato. Con una surreale ironia di fondo: la sorella, di mestiere, fa la psicologa.

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