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3X3 GOAL

Fortuna o cinismo per il Napoli? Il mercato della Juventus è un flop? La Roma rischia la retrocessione? Il 3X3 di GOAL

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Più fortuna o più cinismo per il Napoli? Quello della Juventus è un mercato flop? Ma la Roma rischia davvero di retrocedere?

Tre domande a tre giornalisti di GOAL: il punto di vista di Marco Trombetta, Stefano Silvestri e Antonio Torrisi nel nostro 3X3.


  • Torino NapoliGetty Images

    NAPOLI FORTUNATO O CINICO?

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  • Marco Trombetta: "Essere i più fortunati è meglio che essere i più forti"

    Partiamo da un presupposto: il Napoli non è la squadra più forte di questo campionato. Al momento, probabilmente, in termini di gioco e forma, è l'Atalanta la squadra da battere. In linea generale, invece, per me resta l'Inter la squadra più completa e collaudata della Serie A. E il Napoli allora? Ha solo fortuna a trovarsi lì primo in classifica?

    Affermare questo sarebbe ingeneroso per la squadra di Conte, ma gli episodi favorevoli hanno caratterizzato sin qui la stagione del Napoli. Il vero bivio è stato senza dubbio la vittoria sul Parma, con il ribaltone al Maradona negli ultimi minuti, favorito dall'assurda espulsione di Suzuki. O il goal sbagliato da Coco nell'ultima giornata che ha fatto il giro di tutti i social.Il Napoli di Spalletti si è dimostrato superiore a tutti, quello di Conte è sicuramente di un'altra pasta. C'è il cinismo ma anche tanta fortuna. Gli scudetti, però, si vincono anche e soprattutto così. A volte sei semplicemente destinato.

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  • Stefano Silvestri: "Le due cose vanno a braccetto, non c'è da vergognarsi"

    Occhio: il successo di misura di Torino è stato sudato più nel risultato finale, in bilico fino all'ultimo secondo, che nell'andamento vero e proprio di una partita che da un certo punto in poi la squadra di Conte ha condotto in maniera sicura, rischiando pochissimo e non riuscendo a prendere il largo solo a causa di un grande Milinkovic-Savic.

    Poi, è chiaro, come si fa a ignorare i segnali? Un Saul Coco che si impappina da un metro con la porta spalancata che cos'è? La traversa di Dovbyk, che avrebbe potuto cambiare il corso di Napoli-Roma, che cos'è? E dunque si torna alla domanda di partenza: fortuna, cinismo, con quale benzina nel serbatoio sta viaggiando la capolista?

    La verità è che le due componenti vanno a braccetto. Assolutamente sì, il Napoli è stato fortunato nel non farsi riprendere dal Toro. E sì, siamo di fronte a una squadra a tratti cinica. Ma è anche così che si alimentano i sogni Scudetto, non solo dominando come spesso faceva la squadra di Luciano Spalletti due anni fa. E non c'è da vergognarsi, considerando soprattutto la rapidità di Conte nel ricostruire dalle macerie della scorsa annata.

  • Antonio Torrisi: “Fortunato, non bello e casuale: ma ha anche dei difetti”

    Sembrava non si potesse giocare a calcio senza Saul Coco, e invece ci siamo accorti che non è così. Bello il calcio. “Ma che significa?”, direbbe qualcuno. Significa che in un calcio così persino un giocatore che a inizio stagione sembrava un fenomeno sbarcato in Serie A può sbagliare un goal già fatto. Qualcun altro, malizioso, aggiungerebbe: “Soprattutto se c’è il Napoli di Antonio Conte”.

    Ora, c’è un fatto. Vincere tante partite per una rete di scarto (a zero) è un pregio, innanzitutto, e non deve essere trascurato. Vuol dire anche saper fare i conti con i momenti della partita in cui un evento può cambiare tutto e determinare il risultato: saper interpretare gli up e i down e sfruttarli a proprio piacimento e convenienza.

    Poi c’è il caso: incontrollabile, quello. E il Napoli, quest’anno, sembra essere benedetto, non si può certo dire il contrario. Il goal sbagliato da Saul Coco altro non è che l’ennesima dimostrazione di un vento, privo di dietrologie, che spinge a favore degli azzurri. Almeno per adesso. E, in fondo, non c’è niente di male: basta ammettere che sia così, il Napoli di Conte. Non bello, efficace e soprattutto fortunato.

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  • Douglas Luiz Juventus 2025Getty Images Sport

    MERCATO FLOP PER LA JUVENTUS?

  • Marco Trombetta: "E se il vero flop fosse Thiago Motta?"

    Sì, vero, il mercato della Juventus sin qui non ha dato le risposte che ci aspettavamo. Specialmente nei suoi gioielli più preziosi, Douglas Luiz e Koopmeiners, al momento due corpi estranei alla squadra bianconera per motivi differenti ma comunque evidenti. Poi c'è il caso Nico Gonzalez, ormai infortunato cronico, e anche l'assenza di un vice Vlahovic che si è rivelata una reale mancanza da parte della dirigenza sul mercato.

    Tuttavia è giusto concentrarsi anche su Thiago Motta. Abbiamo mai visto la Juve di Motta? A tratti, sicuramente, qualcosa si è visto. Ma cosa esattamente? L'impressione, allo stato attuale delle cose, è che l'idealizzazione di Thiago Motta sia più forte e presente dei risultati in campo. Contro il Lecce, soprattutto, si è vista una confusione evidente anche nella gestione della partita, con alcune manie di protagonismo sicuramente da smussare. Ad oggi la Juventus è imbattuta in campionato, ma anche vinto solo 6 partite, una in più di Bologna e Udinese, per dire. Qualcosa non va e sembra che, da quando c'è Thiago Motta, i problemi siano sempre da cercare altrove che nell'allenatore stesso.

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  • Stefano Silvestri: “Quasi metà campionato basta per un primo giudizio negativo”

    Tre mesi se ne sono andati dalla fine del mercato. E le giornate dall'inizio del campionato sono 14, non una. Per cui un primo giudizio sulle operazioni estive condotte dalla Juventus, sì, è già possibile darlo. E inevitabilmente il tenore è negativo.

    Dei nuovi, fino a questo momento, il migliore è stato Francisco Conceição. Anche a Lecce il portoghese è stato tra i migliori: un palo, guizzi continui. Bene anche Kalulu, in crescita Thuram, nonostante il clamoroso errore a porta vuota del Via del Mare. Il problema vero sono i pezzi grossi. Tutti non pervenuti, o quasi. Da un Koopmeiners che continua a fare scena muta, seppur con l'alibi dell'infortunio che nelle scorse settimane lo ha pesantemente condizionato, a un Nico Gonzalez completamente sparito dai radar dopo Lipsia. Senza dimenticare Douglas Luiz, fin qui la delusione delle delusioni.

    Attenzione: qui non si tratta di gettare alle ortiche le considerazioni e le valutazioni fatte a caldo sul mercato della Juve. Che rimane giusto, importante, da voti alti. Solo che per un motivo o per un altro, e i risultati altalenanti sono lì a dimostrarlo, non ha trovato riscontri positivi sul campo: l'unico giudice supremo.

  • Antonio Torrisi: “Dove sono i meme su ‘Juntolee’ adesso?”

    Li ricordo i meme su X. Com’era? “Juntolee”? Dove son finite le canzoni in tono “ispanico”? Già tutto archiviato? Nel calcio serve calma. Anzi, “halma”. E qui torniamo su Max: Thiago Motta è un buon allenatore, non è un brocco, né un fenomeno. Un buon allenatore, ma gli serve tempo.

    Averlo eletto a salvatore della patria bianconera nelle poche settimane successive all’esonero di Allegri non lo ha aiutato. Anzi: lo ha penalizzato in partenza. Il clamore generato da un mercato comunque molto buono (e, signori, rimane molto buono) ha complicato se possibile le cose.

    Ma torniamo ai meme, dai. Torniamo a “Juntolee”: ai toni ironici e forse un po’ eccessivi. Perché gli Scudetti non si vincono d’estate, né a mercato chiuso. E questo la Juventus, che lo sa bene (e che di Scudetti ne ha vinti fin troppi per sapere come gestire i successi e le ambizioni), deve nuovamente “interiorizzarlo”: e allora sì, con più calma, più lucidità, senza gli errori che anche nella passata stagione (avete detto “Guardia e ladri?”) hanno inciso in negativo, si potrà nuovamente leggere, in altra chiave, un mercato che per adesso non funziona, ma che comunque rimane positivo. 

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  • Roma(C)Getty Images

    LA ROMA RISCHIA DI RETROCEDERE?

  • Marco Trombetta: "No, fino a quando non inizia a pensarlo"

    Non ci nascondiamo, la situazione è preoccupante. Vero che, da quando è arrivato Ranieri, Napoli e Atalanta non erano proprio le avversarie migliori per rinascere, ma adesso una svolta è necessaria, già dalla prossima giornata col Lecce all'Olimpico, per evitare di finire davvero nel tunnel dello psicodramma e rischiare di pensarci davvero a quella clamorosa possibilità.

    Mi spiego meglio: la Roma deve dimostrare e dimostrarsi di essere più forte di così, di ritrovare le sue certezze, positività e un umore sin qui sotto i piedi. Se inizia ad avere paura di giocare, paura di rimanere impelagata in una lotta che non le appartiene se pensiamo alle ambizioni di inizio stagione, allora le cose potrebbero davvero precipitare. La linea tra una stagione anonima e una da ricordare per sempre per il motivo sbagliato è sottilissima e dipende dalla testa dei giocatori.

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  • Stefano Silvestri: “C'entra poco col quintultimo posto, ma deve rimboccarsi le maniche”

    Continuo a pensare che la Roma, prima o poi, ne verrà fuori. I segnali delle ultime partite, in questo senso, sono stati incoraggianti. Perché sì, la Roma è uscita dal campo senza punti tra Napoli e Atalanta. Ma al Maradona ha sfiorato il pareggio, e contro una Dea che ultimamente le sta dando di santa ragione a chiunque se l'è giocata alla pari per una settantina di minuti.

    Non è un'opinione, ma un dato fatto, che la squadra appena presa in mano da Claudio Ranieri ha poco o nulla a che fare con la zona retrocessione. Lo dice la rosa, evidentemente e nettamente superiore a quella di un Verona, di un Monza, di un Como, dello stesso Lecce. Lo dicono le potenzialità di una squadra che dovrebbe lottare per l'Europa. Lo dicono, appunto, anche le prestazioni debolmente confortanti delle ultime partite. Compresa quella di Europa League contro il Tottenham, nella quale i giallorossi sono stati in grado di rispondere colpo su colpo agli Spurs, trovando in pieno recupero il pareggio con Hummels.

    Però poi c'è la classifica. E la classifica dice che la Roma è quintultima alla pari con il Lecce, con due sole lunghezze di margine sulla zona retrocessione. E sabato andrà in scena proprio un delicatissimo “scontro diretto” – se così si può chiamare – proprio contro i salentini. Roba che, se non sei abituato a sguazzare in acque melmose, ti si bloccano le gambe e la testa ed entri nel panico. Per cui occhio: meglio che la Roma si rimbocchi in fretta le maniche. O chissà che cos'altro di imprevedibile potrà accadere.

  • Antonio Torrisi: “Mai nella vita… ma questa Roma non è quella del 2005”

    Immagino la vostra risposta. “Se non è retrocessa nel 2005, dopo aver cambiato cinque allenatori, e dentro una spirale negativa clamorosa, perché dovrebbe farlo oggi?”. Ecco. Non succederà neanche questa volta, siamo seri. Non può succedere.

    Ma non perché ci sia una svolta imminente, all’orizzonte, quanto per la competitività di tante altre squadre dell’attuale Serie A. Dai: ci sono almeno tre squadre che sembrano destinate, tecnicamente, alla Serie B, poi le sorprese possono non mancare eh. Ma la Roma può tranquillamente arrivare a vincere altre sette, otto partite e pareggiarne qualcuna.

    Ok, sì, il solo fatto che stiamo facendo questi calcoli restituisce chiara la gravità della situazione. E c’è un altro fatto, forse più drammatico: questa Roma non è quella del 2005. Non ha un Totti, né un Cassano. Non ci sono i Montella, i Panucci, i Perrotta o i Mancini. Ci sono giocatori fragili. Molto fragili. E questo sì, potrebbe essere l’unico dato che può far saltare il banco: l’imprevedibile che diventa possibile. E sportivamente tragico.

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