La Fiorentina ha sin qui avuto un cammino molto anomalo in stagione: è partita malissimo, poi ha iniziato ad inanellare vittorie, per poi tornare a fare molto male.
In realtà diversi tra gli otto successi consecutivi conseguiti sono stati frutto di prestazioni non proprio esaltanti (gare che i viola hanno vinto, ma avrebbero potuto tranquillamente pareggiare o perdere) e la cosa ha forse nascosto per qualche tempo difetti che oggi sembrano fin troppo evidenti.
La Fiorentina ha iniziato la stagione con una difesa a tre, poi è passata a quattro, poi è tornata a tre contro il Napoli (Moreno titolare alla prima partita in Serie A e da allora non si è più visto), per poi schierarsi nuovamente a quattro.
Molti tra i grandi colpi estivi (Pongrancic, Gudmundsson e Colpani) sin qui hanno dato un apporto quasi nullo e forse anche la rivoluzione iniziata dopo la fine del ciclo Italiano è stata portata avanti con troppa rapidità e senza passi intermedi.
Normale dunque che sul banco degli imputati sia finito anche Raffaele Palladino (anche il fatto di insistere su un centrocampo a due non convince). La scorsa settimana sono iniziate anche a circolare voci (smentite dalla società) di un possibile divorzio, cosa questa che era già accaduta ad inizio stagione e resta ora da capire quanto salda sia la sua panchina.
Nelle ultime settimane il direttore sportivo Pradé ha spesso usato parole durissime che in tanti hanno visto come rivolte anche al tecnico, cosa questa che lascia pensare ad un’ambiente non proprio serenissimo.
La situazione è paradossale perché la Fiorentina non propone un gran calcio (l’ha fatto raramente in stagione) e sembra quasi scarica dal punto di vista nervoso, ma la classifica parla comunque di un sesto posto e quindi di un cammino in linea con le aspettative.
La prossima sfida con la Lazio (a Roma) assume i contorni di un bivio: quello che è certo è che anche Palladino è chiamato a dare di più.