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Roberto D'AversaGetty Images

D'Aversa racconta la grande paura: "Mi stavo lavando i denti e la bocca non rispondeva"

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Non sono state settimane facili per Roberto D'Aversa, tecnico dell'Empoli apparso visibilmente cambiato in viso per ragioni di salute.

A spiegare cosa gli sia successo è ora lo stesso D'Aversa, che intervistato da 'La Gazzetta dello Sport' racconta quanto vissuto.

L'allenatore non è più riuscito a comandare la bocca, accusando anche altri sintomi che gli avevano fatto temere il peggio.

La diagnosi, fortunatamente, è stata seria ma meno grave di quanto temuto inizialmente.

  • COSA È SUCCESSO A D'AVERSA

    "Mi stavo lavando i denti. La sera prima avevo cenato a Firenze con lo staff. La bocca non rispondeva ai comandi. Nei due giorni precedenti non sentivo i sapori, ma il tampone del Covid era negativo. Ho chiamato il dottore dell’Empoli, siamo andati al Pronto soccorso e ho aspettato quattro ore gli esami pensando a cose molto brutte. Poi il responso: paresi facciale.Io non sono mai stato bello, così però… " scherza ora D'Aversa.

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  • SETTIMANE DIFFICILI

    Come dicevamo D'Aversa ha vissuto settimane difficili nella vita quotidiana: "I primi giorni sono stati davvero brutti, di notte dovevo bendarmi l'occhio sinistro perché non si chiudeva. Per un po' è stato impossibile bere e mangiare.Adesso scherzo con la mia figlia più piccola, quando provo a darle un bacio e la bocca va da un'altra parte. E ridendoci su capisco quanto siamo fortunati, quanto sia importante la prevenzione e quanto soffra chi dalla nascita convive con certi problemi e magari viene anche bullizzato".

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  • LA TESTATA A HENRY

    Nell'intervista con 'La Gazzetta dello Sport', D'Aversa torna anche sulla testata rifilata a Henry nella scorsa stagione quando era l'allenatore del lecce: "La cosa più difficile è stata rientrare in casa e guardare in faccia i miei figli, che erano allo stadio. Mia moglie Claudia è stata fondamentale in tutto e ha fatto crescere i ragazzi con princìpi e valori importanti. Sono stati bravi a starmi vicino e a comprendere che si era trattato di un errore. Quello è un gesto che non mi appartiene, chi mi conosce lo sa. Io dovevo solo riconoscere l'errore, chiedere scusa e riabilitarmi comportandomi come avevo sempre fatto prima".

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