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3x3 HD 21esima

Servono davvero gli acquisti “Come Dio comanda” chiesti da Conte? Conceição critico: era davvero l'allenatore il problema? Già finito il sogno Scudetto dell’Atalanta? Il 3x3 di GOAL

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Gli acquisti “Come Dio comanda” chiesti da Conte servono davvero? Conceição critico come Fonseca: era davvero l'allenatore il problema del Milan? È già finito il sogno Scudetto dell’Atalanta?

Tre domande a tre giornalisti di GOAL sulla ventunesima giornata di Serie A: il punto di vista di Antonio Torrisi, Stefano Silvestri e Stefano Schirru nel nostro 3X3.

  • Conte LukakuGetty Images

    GLI ACQUISTI "COME DIO COMANDA" CHIESTI DA CONTE SERVONO DAVVERO?

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  • Antonio Torrisi: "Necessità o 'maniavantismo'? Non scopriamo Conte adesso"

    Non c'è nulla da fare: quando parla Antonio Conte sembra di riascoltare il solito nastro, con le classiche modalità. Vuole vincere (e lo sappiamo già, direi), sbarca in una piazza facendone pesare i limiti strutturali ("Sono venuto al Napoli per aiutare"), poi vince (e giustamente, è pur sempre Antonio Conte) e a gennaio chiede rinforzi. Schema già visto e rivisto.

    Funziona? Non sempre (Tottenham docet), ma spesso sì: e questo può far felici i tifosi del Napoli. Megafono in mano (a gennaio un po' prematuro? Chissà) a parte. C'è una grande domanda, però: perché lo fa?

    Cioè, va bene, gli "acquisti come Dio comanda", per carità, servono a tutti: e anche al club azzurro eh, ma perché ogni volta ci si trova a metà stagione con Antonio Conte che alza la voce chiedendo rinforzi? Lo fa per una reale necessità di fondo? Il Napoli funziona già bene e la cessione di Kvaratskhelia potrebbe essere ammortizzata, a livello di gioco, dai calciatori già presenti in rosa (visto che il georgiano aveva creato fin qui non pochi equivoci calcistici, ben al di là del suo valore). E allora, in maniera semplice e disincantata: se fosse "maniavantismo"? Se fosse sempre quella tendenza, propria all'ex tecnico della Nazionale, a sparare alto per poi, una volta non accontentato a dovere, e se le cose non dovessero svilupparsi nel migliore dei modi, tirar fuori la carta, deresponsabilizzandosi?

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  • Stefano Silvestri: “Impensabile non sostituire Kvara con un elemento all'altezza”

    La vittoria di Bergamo ha ribadito ancora una volta come il nuovo titolare del Napoli sulla fascia sinistra del tridente sia David Neres. Altra grande prestazione, altri due assist al bacio. Il brasiliano era già stato bravissimo a farsi trovare pronto negli scampoli di partita che Conte gli concedeva nei primi mesi, e ora sta dimostrando di non avvertire minimamente la pressione della maglia da titolare.

    Detto questo, è evidente come il Napoli abbia l'obbligo morale di reinvestire anche in parte i 70 milioni piovuti all'improvviso da Parigi. Ovvero di trovare un rimpiazzo all'altezza di Kvaratskhelia. Che attenzione, non sarà un nuovo Kvaratskhelia. Non arriverà, insomma, un elemento capace di spostare clamorosamente gli equilibri come era stato il georgiano al primo anno in A e, in misura decisamente minore, nei 18 mesi successivi.

    Conte, con la schiettezza che lo contraddistingue, ha rivelato di aspettarsi un mercato “come Dio comanda”. Senza puntare “su giovani della Primavera”. Chi arriverà, insomma, dovrà essere pronto per contendere il posto da titolare a Neres e pure a Politano. Che sia Garnacho, Adeyemi o chissà chi. Solo così la cessione del calciatore più forte della rosa a metà stagione potrà essere superata e, in un secondo momento, dimenticata.

  • Francesco Schirru: "Un acquisto 'Come Dio Comanda' penalizzerebbe Neres"

    Antonio Conte ha giustamente chiesto acquisti, eventuali, 'come Dio comanda'. L'allenatore del Napoli parla soprattutto dell'ala sinistra post Kvaratskhelia, considerando come numericamente agli azzurri manchi un uomo. I nomi fatti negli ultimi giorni sono soprattutto tre, ovvero Ndoye, Zaccagni e Garnacho. Nomi che certo servirebbero, ma probabilmente non attualmente.

    David Neres ha già dimostrato di meritare un posto da titolare sulla corsia esterna, sia durante il periodo Kvara, sia subito dopo (contro l'Atalanta). L'arrivo di Garnacho o quello di Zaccagni, quest'ultimo probabilmente ancor più difficile, trasporterebbe l'attuale titolare in panchina delegittimandolo. Perché Neres ha meritato con prestazioni, goal e assist di poter essere la prima scelta: il Napoli dovrebbe puntare su di lui e un nuovo acquisto per la fascia 'come Dio comanda' non servirebbe nè allo spogliatoio, nè a Neres, nè alla battaglia azzurra per lo Scudetto.

    Un acquisto servirebbe per la prossima stagione, senza dubbio, in virtù delle partite ogni tre giorni e la necessità di avere due squadre intercambiabili. Attualmente no, però; meglio rimanere così o avere in squadra un'alternativa a Neres, una seconda scelta. A cui probabilmente Conte non è attualmente interessato.

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  • Conceicao Juventus MilanGetty

    CONCEICAO CRITICO COME FONSECA: ERA DAVVERO L'ALLENATORE IL PROBLEMA DEL MILAN?

  • Antonio Torrisi: "I sigari si accendono alla fine: così si rischia una brutta figura"

    Ma quanto vale, dite la verità, un bel sigaro acceso alla fine di una giornata molto difficile? E quanto, invece, uno fumato dopo essersi tolto una grande soddisfazione? Però, "a una certa", il sigaro si spegne: e ciò che resta è la realtà. Cruda.

    Bene faceva Zlatan Ibrahimovic a fumare il sigaro a Reggio Emilia: anzi, benissimo, ma perché in quel caso aveva uno Scudetto in mano conquistato al termine di una stagione vissuta fino in fondo. Profondamente. E la realtà lasciata dal fumo era idilliaca. Cosa pensava di fare il buon Sergio Conceição ballando a ritmo di musica nello spogliatoio col sigaro in bocca, a inizio gennaio e con metà di stagione ancora da giocare?

    E, soprattutto, con tutti quei problemi che ha ereditato da Paulo Fonseca: perché a questo punto le cose sono due. O li ha ignorati, e non crediamo assolutamente, o li ha sottovalutati, basandosi esclusivamente sulla risposta nervosa ricevuta in Supercoppa. E invece eccoci: stessa squadra, stessi problemi di prima. Nuovo allenatore: che forse no, ecco, non era proprio la priorità. Il sigaro forse è meglio lasciarlo nel cassetto per quando arriveranno tempi migliori.

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  • Stefano Silvestri: “La rosa ha limiti strutturali indipendenti dall'allenatore”

    Niente da fare: pare non ci sia verso di far decollare il Milan versione 2024/2025. A ogni grande notte segue un tonfo piuttosto fragoroso, se non due. Era già accaduto dopo Madrid e lo scenario si è ripetuto dopo il trionfo in Supercoppa. Quasi come una sentenza.

    Paulo Fonseca è stato cacciato e al suo posto è arrivato Sergio Conceiçao. Che non è il salvatore della patria e neppure un mago: “solo” un buon allenatore che in patria ha fatto bene. Per i miracoli, insomma, meglio ripassare. Anche e soprattutto perché la rosa del Milan ha i limiti strutturali ben noti da mesi, tra una fase difensiva che non offre sicurezze, un centrocampo che oggi soffre l'usura delle partite e attaccanti che segnano meno di quanto dovrebbero.

    L'allenatore, in un contesto del genere, conta fino a un certo punto. Può dare una scossa come accaduto in Supercoppa, ma poi i nodi continueranno a venire al pettine. Conta, questo sì, il mercato. Questa volta da non sbagliare, dopo aver preso in estate un Emerson Royal quasi mai all'altezza della situazione e un Pavlovic che non vede il campo addirittura da inizio dicembre.

  • Francesco Schirru: "La Supercoppa ha illuso tutti: il Milan rischia una stagione anonima"

    La vittoria della Supercoppa, le dichiarazioni senza filtri, la danza con il sigaro, le lacrime. Il successo di Conceicao in Arabia Saudita ha illuso tutti, ma una volta tornati in Serie A il mondo milanista si è scontrato con la verità della stagione: la rosa costruita in estate non è all'altezza delle altre big.

    Non solo gli infortuni dei migliori, non solo una squadra che non si trova, ma anche diversi giocatori che non hanno veri ricambi di livello in panchina. E così il problema del Milan no, non è mai stato l'allenatore. Conceicao potrebbe dare più foga e grinta ai suoi rispetto a Fonseca, ma nel lungo periodo, e considerando il momento anche nel breve, le mancanze della rosa si vedono tutte.

    Il Milan rischia una stagione anonima in Serie A e in Champions, con la Supercoppa Italiana che non darebbe una grossa mano nel ricordarla nella sua completezza. Conceicao è un ottimo allenatore, che dimostrerà il suo valore dalla prossima annata, partendo dalla preparazione estiva. Per le mani, però, dovrà avere una squadra di livello. E soprattutto dovrà essere supportato in maniera continua dalla dirigenza, spesso troppo distante.

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  • Gasperini Atalanta NapoliGetty

    È GIÀ FINITO IL SOGNO SCUDETTO DELL'ATALANTA?

  • Antonio Torrisi: "Gasperini lo sa che era in lotta per lo Scudetto?"

    Il titolo è chiaramente provocatorio. Lo sa, lo sapeva, lo saprà nei prossimi mesi: solo che dell'Atalanta che può ambire allo Scudetto si è detto tanto, ma non che buona parte delle possibilità di vincerlo passa dal suo allenatore. Dalla sua consapevolezza e dal suo carattere.

    Si vince e va tutto bene. Si perde e la colpa è della pressione messa sulla Dea. "Mettete sempre nuovi obiettivi: godetevi le partite, parlate delle partite!": l'ha riassunto perfettamente da solo dopo il ko col Napoli. Il problema è che sì, l'Atalanta può veramente ambire allo Scudetto, ma se sul più bello si spreca, si butta via, è anche perché la sua guida sembra a volte crederci meno di quanto dovrebbe.

    Poi sì, ci sono degli aspetti oggettivi: mancano elementi importanti in avanti per sostituire Scamacca, ma questo è stato un problema da inizio stagione. Ci sono anche le coppe e un mucchio di altri motivi per non essere al Top in Serie A. Però su, dai: crederci un po' di più non fa male a nessuno.

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  • Stefano Silvestri: “L'Atalanta non è ancora arrivata al livello massimo”

    Ci siamo illusi, ammettiamolo. Alla fine siamo arrivati a pensarlo un po' tutti: sì, questo può davvero essere l'anno buono per l'obiettivo più grande e più impensabile. Come non detto: tre punti nelle ultime quattro giornate di campionato e una dolorosissima sconfitta nello scontro diretto contro il Napoli hanno smorzato ogni tipo di entusiasmo. Anche se con Gian Piero Gasperini – giustamente! – questo discorso è meglio evitarlo.

    L'Atalanta, che fino a pochissime settimane fa era prima da sola, oggi ha 7 punti di svantaggio dalla vetta occupata dai partenopei. E di giornata in giornata, in parallelo con una capolista che non sbaglia un colpo e con un'Inter che ha bucato solo il recupero col Bologna, sta tornando a essere quel che è sempre stata nell'ultimo decennio: una strepitosa e meravigliosa outsider per i primi posti. Per i primi posti, già: quasi mai per il primo. Non fino alle ultime curve, almeno.

    Diceva Gasperini dopo il 3-0 di Napoli a inizio novembre che “per sognare lo Scudetto servono 27 prestazioni del genere”. L'abbiamo scritto ieri e lo ripetiamo oggi: la realtà sta tutta qui, in un'estrema continuità di rendimento che solo pochissime squadre sono in grado di avere. Quelle che vincono le partite che dovrebbero pareggiare, che non perdono quasi mai, che non lasciano punti banali per strada. La Dea, a questo livello, non è ancora arrivata.

  • Francesco Schirru: "Può succedere ancora di tutto, il sogno non è finito"

    L'Atalanta ha sognato il record di vittorie consecutive dell'Inter, fermandosi sul più bello. Gennaio è cominciato male tra pereggi e k.o, quello contro il Napoli, ma non per questo è già fuori dalla lotta Scudetto. Nonostante il Napoli sia favorito per la mancanza di coppe e la squadra di Inzaghi abbia esperienza e ricambi di valore per giocare ogni tre giorni, la Dea ha ancora quattro mesi per fare la storia.

    A tutti può capitare un periodo storto e le due contendenti, attuali, per lo Scudetto avranno periodi di continui big match da affrontare. Nonostante qualche problema di infortuni e gare sottotono, l'Atalanta può ancora dire la sua davanti a un calendario nettamente favorevole sulla carta. Almeno, per un po'.

    Tutto può ancora succedere a -7 dalla vetta, con la consapevolezza che davanti a una distanza in doppia cifra porterebbe però ad avere meno consapevolezza, fiducia e desiderio di avere la forza di sognare un primo, storico, Scudetto.

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