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gfx calciatori proprietari

Se i calciatori diventano proprietari: l'acquisto di club, le possibili violazioni del codice etico e il caso Vinicius

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Se gli anni a cavallo tra i Novanta e i Duemila hanno sancito il passaggio definitivo delle società di calcio da semplici rappresentative sportive ad azienda, i due decenni del nuovo millennio hanno visto la nascita e il consolidamento di un nuovo assioma.

L’attenzione mediatica e la capacità di condizionare le scelte di mercato di tifosi e appassionati hanno fatto sì che i calciatori, da atleti protagonisti in prima fila delle fortune dei club per i quali sono tesserati, si sono trasformati in vere e proprie aziende private a loro volta.

L’esempio più emblematico è quello di Cristiano Ronaldo, che del suo nome e della sua immagine ha fatto un marchio clamorosamente spendibile a livello commerciale, allargando i suoi guadagni anche attraverso lo sfruttamento del suo brand.

Spirito imprenditoriale mostrato anche da Gerard Piqué, che già negli ultimi anni di carriera antecedenti al ritiro ha investito su varie attività, diventando il principale promotore della Kings League, oltre ad aver messo le mani sulla Coppa Davis di tennis.

Il terzo decennio degli anni Duemila sta vedendo però sorgere un ulteriore fenomeno che vede in prima fila tanti calciatori ancora in attività. Stiamo parlando della rilevazione di quote di club di calcio in giro per il mondo.

Atleti che diventano azionisti, incidendo in maniera pesante sull’attenzione mediatica e sulla capacità di investimento delle squadre che vedono il loro ingresso nel capitale sociale.

Un trend sicuramente in voga e interessante, ma che solleva anche diversi dubbi relativi a violazioni - vere o presunte - del codice etico stabilito dalla FIFA.

Il caso più scottante delle ultime settimane è quello relativo a Vinicius Junior del Real Madrid, finito al centro di un caso che può fare giurisprudenza. Coinvolto nell'acquisto di un club brasiliano tramite una società di proprietà del padre, per il numero 7 dei blancos sono stati chiesti due anni di squalifica, in attesa che si pronunci la FIFA.

  • GLI INIZI

    L’antesignano di questa tendenza che si sarebbe allargata a macchia d’olio nell’arco di un decennio è stato David Beckham, che nel 2014 fondò l’Inter Miami pur essendo ancora in attività con i Los Angeles Galaxy.

    L’ex centrocampista di Manchester United e Real Madrid sfruttò una clausola speciale e inedita che fu inserita nel suo contratto con il club californiano. Beckham chiese e ottenne il diritto di fondare una nuova franchigia nella MLS a un prezzo fortemente scontato. 

    Pagò solamente 25 milioni di dollari per dare vita alla squadra dove dieci anni più tardi sarebbe approdato persino Lionel Messi.

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  • I CASI PIÙ RECENTI

    Sempre più di frequente assistiamo a ex calciatori o ad atleti che decidono di investire in club calcistici per motivi esclusivamente commerciali.

    Gli ultimi in ordine di tempo sono stati Luka Modric, ancora sotto contratto con il Real Madrid, che ha recentemente rilevato una quota minoritaria dello Swansea.

    Nella lista c’è anche Kylian Mbappé, compagno di squadra di Modric, che a 25 anni e nel pieno della sua attività calcistica ha investito “appena” 15 milioni di euro per acquistare l'80% delle azioni del Caen, squadra francese che milita in Ligue 2.

    Sullo sfondo c’è la situazione di Neymar, tornato al Santos dopo l’esperienza sicuramente remunerativa ma non entusiasmante sul piano competitivo all’Al-Hilal in Arabia Saudita.

    Il calciatore è ancora in attività, pur avviato ormai alla fine della sua carriera, ma sembra pronto a investire una quota corposa del suo capitale a disposizione per mettere le mani su un pacchetto di azioni del Santos.

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  • LA SITUAZIONE IN ITALIA

    A rappresentare la tendenza del momento in Italia sono tre ex grandi calciatori, due dei quali hanno anche militato in Serie A.

    Si tratta di Zlatan Ibrahimovic, attuale consulente della RedBird che detiene gran parte delle quote del Milan, che nel 2019 divenne co-proprietario della squadra svedese Hammarby rilevando il 25% delle quote del club nel 2019, diventando così azionista di minoranza del team biancoverde.

    C’è poi Daniele De Rossi, che nel 2024 ha deciso di acquistare l’Ostiamare, società nella quale è cresciuto calcisticamente

    Infine c’è Cesc Fabregas, allenatore e detentore di un pacchetto di minoranza delle quote del Como, in Serie A.

    Se nel caso di Ibrahimovic si tratta però di una forma di investimento e in quello di De Rossi una questione anche e soprattutto affettiva, la questione Fabregas solleva degli interrogativi.

    Che cosa accadrà nel momento in cui lo spagnolo lascerà la guida dello spogliatoio del Como? In che modo potrà continuare ad allenare in Serie A essendo detentore delle quote di un club che dopo la promozione del 2024 e la salvezza del 2025 punta a insidiare le grandi del nostro campionato per un posto in Europa?

  • CHE COS’È IL CODICE ETICO

    Contattato da GOAL, l’avvocato Fabio Bassan, professore ordinario di Diritto Internazionale presso l'Università di Roma Tre, e che si sta occupando in prima persona del caso Vinicius, ci spiega in che cosa consiste il Codice Etico.

    I tesserati sono soggetti a norme, alcune di queste vincolanti per il codice sportivo. Altre sono norme – anch’ esse vincolanti - di conformità ai principi etici. Ogni Federazione ha un codice etico, in più c'è quellodellaFIFAalqualetutti si ispirano.Questocodiceeticoèstatomodificato nel 2023 per trasformarlo in un codice che non solo sanziona le violazioni, ma le prevenga. Ci sono situazioni latenti che possono creare conflitti che vanno prevenuti. Tra queste normec'èl'Articolo20,modificatoaffinchéprevengailconflittod'interessepotenziale.Viene dunquesanzionatononsolo il conflitto reale,maanchequellochepotrebbeverificarsiinfuturo. Questoconflittod'interessepotenzialenonriguardasoloicalciatori,maanchelecosiddette parti correlate come familiari fino al terzo grado o i collaboratori. Il tesserato deve dunque mantenere comportamenti etici che non comportino violazioni attuali o potenziali".

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  • CAOS VINICIUS: HA VIOLATO IL CODICE ETICO?

    Ma il caso che più di tutti ha acceso i riflettori sull’acquisto di club da parte di calciatori in attività è quello di Vinicius Junior.

    Il brasiliano, anche lui sotto contratto con il Real Madrid, è finito al centro della bufera perché la società riconducibile a lui e a suo padre, la ALL Agenciamento Esportivo, è coinvolta nell'acquisizione dell'Athletic Club di Sao Joao e dell'Alverca, rispettivamente militani nella Serie B brasiliana e in quella portoghese.

    A sollevare la questione è stata un’altra società, la Tiberis Holding do Brasil, controllata dall’imprenditore italiano Willy Francese, che tentando di esercitare il diritto di prelazione per l’acquisto dell’Athletic, ha scoperto che le quote previste erano già state cedute alla società di Vinicius e suo padre, aggirando così la suddetta prelazione.

    A questo punto la Tiberis si è spinta fino alla FIFA, denunciando al massimo vertice calcistico mondiale la violazione dell’articolo 20 del Codice Etico, oltre all’articolo 22 del codice di giustizia della Federazione Spagnola, secondo le quali un tale genere di interventi può portare ad alterazioni nel mercato e nelle competizioni, oltre che a potenziali abusi fiscali.

    Sulla questione Bassan - che si sta occupando del caso per la Tiberis Holding - si è espresso in questi termini.

    “Vinicius ha acquistato due squadre, in  campionati diversi, prendendo quote di maggioranza. Dunque controlla i due club. Lo ha fatto con una società i cui soci sono il padre e la persona che gli gestisce il patrimonio. . Vinicius è tra i calciatori più famosi, ha un  potere negoziale enorme. I conflitti di interesse che possono verificarsi sono numerosi, perché il giocatore in attività è di fatto ‘datore di lavoro’ di altri giocatori,. Questi conflitti, qualora si verificassero, sarebbero lontane dai vincoli dell’etica sportiva. Se oggi questo fenomeno viene consentito, rischiamo di avere un nucleo di giocatori importanti che gestiscono molti club e questo evidentemente finirà per rischiare di incidere sulla correttezza dei campionati. Ritengo che il fenomeno vada esaminato dalla FIFA e bloccato sin dall’origine”.

    La richiesta della Tiberis è di due anni di squalifica per Vinicius, reo secondo la società di aver violato il codice etico della FIFA essendo ancora un calciatore in attività. La Federazione presieduta da Gianni Infantino non si è ancora espressa al riguardo, ma in caso rilevasse la violazione commessa, il brasiliano sarebbe fermato per due anni dall’attività calcistica, oltre a vedersi costretto a cedere le quote dei club rilevati.

    In questo caso si assisterebbe a una sentenza destinata a cambiare l’andamento di una tendenza ormai consolidata.

    “Se la FIFA si pronunciasse contro le operazioni denunciate dalla Tiberis contro Vinicius - conclude Bassan - fermerebbe sul nascere questa tendenza. Se non interviene ora, diventerà difficile poi farlo in un momento successivo”.