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Gonzalo Higuain Inter Juventus Serie A

Goal Economy - Serie A scontata: ma la "colpa" non è della Juventus...

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Bellinazzo

Il tecnico del Napoli Maurizio Sarri ha ragione quando sottolinea lo strapotere della Juventus nel panorama calcistico italiano. Il club bianconero ha collezionato 12 titoli nazionali nelle ultime stagioni e ha la concreta possibilità a breve di metterne in bacheca altri due. Ma sbaglia, l’allenatore toscano, quando evoca la speranza di una fine “naturale” del ciclo aperto a Torino come unica chance per ridare competitività alla Serie A. Un’alternanza al vertice che non disamori le tifoserie extra juventine è auspicabile. Ma deve essere propiziata dalla crescita degli altri club.


Un’alternanza al vertice che non disamori le tifoserie extra juventine è auspicabile, ma deve essere propiziata dalla crescita degli altri club


Quello del presidente Andrea Agnelli e della dirigenza guidata dall’ad Beppe Marotta ha edificato a partire dal 2010 un primato economico e sportivo, avendo certo il vantaggio di un bacino d’utenza più numeroso, ma grazie a una lungimiranza e una sagacia uniche nella Penisola. Se oggi la Juve vanta 200 milioni in più di fatturato sulle più immediate inseguitrici è colpa di queste ultime non certo di campioni d’Italia. La Exor della Famiglia Agnelli ha dato il suo apporto, fra il 2010 e il 2011, con un aumento di capitale da 120 milioni. Dopo di che, l’ascesa del team bianconero, che veleggia verso i 500 milioni di ricavi stagionali, è stata caratterizzata dall’autosufficienza. Presenza fissa in Champions (spesso con il vantaggio di condividere il market pool con una sola compagine tricolore), scelte coraggiose quanto fruttuose sul piano del merchandising (vedi il caso Adidas), lo Stadium quasi sempre esaurito, hanno permesso alla Juve di frantumare qualsiasi concorrenza.

Milan InterGetty

Se dunque anche la Serie A è ormai contagiata dalla “sindrome bavarese” o “parigina”, quella malattia che affligge i campionati di molti paesi europei nei quali il gap di rendimento scavato da alcuni club rischia di renderli fin troppo prevedibili, è soprattutto una responsabilità ascrivibile agli avversari della Juve. In primis delle milanesi avvitatesi nella crisi post-mecenatismo, dopo gli addii di Massimo Moratti e Silvio Berlusconi, e ancora alla ricerca di un giusto equilibrio fra risanamento e sviluppo con le nuove proprietà asiatiche.


Le milanesi si sono avvitate nella crisi post-mecenatismo, dopo gli addii di Massimo Moratti e Silvio Berlusconi, e sono ancora alla ricerca di un giusto equilibrio fra risanamento e sviluppo con le nuove proprietà asiatiche


Qualche spiraglio c’è nell’Inter di Suning che ha alzato di parecchio le entrate avvicinandosi ai 300 milioni, ma senza l’accesso alla massima competizione continentale tutto si fa più duro. La Roma americana solo in quest’ultimo periodo d’altro canto ha associato un razionale percorso di accrescimento aziendale al tentativo di imporsi sul campo, mentre il Napoli di De Laurentiis ha badato più a mantenere i conti in ordine per l’immediato che a investire, magari indebitandosi, sul futuro: con il risultato che entrambe le principali rivali sportive dei bianconeri vantano fatturati strutturali (tra diritti tv nazionali, botteghino e area commerciale) sotto i 150 milioni di euro.

Franck Ribery Bayern Munich Sevilla UEFA Champions LeagueGetty Images

I rischi di danni per un campionato dall’epilogo scontato in termini di appeal e redditività sono alti. In Germania, il Bayer Monaco trionfa da sei anni consecutivi. In Francia il primato del PSG qatariota appare difficilmente contrastabile e ha messo fine a una competizione che permetteva a molti team di lottare per lo scudetto. Nell’ultima stagione il PSG ha rivinto con ampio distacco e solo l’anno scorso si è arreso al Monaco. Vanno un po’ meglio le cose in Spagna dove almeno c’è il duopolio Barcellona-Real Madrid che rende più interessante la contesa, con l’inserimento talvolta dell’Atletico Madrid. La competitività in questi tornei si abbassa ulteriormente però se si guarda ai primi 4 posti in classifica, a cui approdano, salvo sporadiche eccezioni, sempre le stesse squadre.


In Premier league i ricavi televisivi vengono ripartiti per oltre due terzi in parti uguali fra i 20 team. E in un circolo virtuoso quasi inarrestabile la sua contendibilità la rende più ricca e i maggiori ricavi distribuiti democraticamente ne accrescono il fascino.


Un’eccezione in Europa è la Premier League considerata unanimemente come il torneo più bello da seguire proprio per la sua imprevedibilità e per la capacità di regalare emozioni e risultati inaspettati. Nell’ultimo decennio sono state quattro le squadre che si sono alternate in vetta alla classifica: Manchester United, Manchester City, Chelsea e la sorpresa Leicester. D’altro canto, la Premier, nacque nel 1992 proprio con l’obiettivo di creare le condizioni di un campionato nazionale iper-competitivo, in cui cioè non si creasse un monopolio o un oligopolio e in cui, al contrario, il maggior numero di club potesse aspirare a vincere il titolo. Non a caso i ricavi televisivi vengono ripartiti per oltre due terzi in parti uguali fra i 20 team. E in un circolo virtuoso quasi inarrestabile la contendibilità della Premier la rende più ricca e i maggiori ricavi distribuiti democraticamente ne accrescono il fascino.

NFL Tom Brady New England PatriotsGetty Images

Se nel calcio europeo il livello di competizione interna della maggior parte dei campionati nazionali si è notevolmente abbassato nell’ultimo decennio, la stessa cosa non si può dire per gli sport professionistici made in Usa che hanno acquisito sempre maggiore importanza, appeal e introiti. Nfl, Nba, Mlb, e Nhl,  per via delle formule con cui vengono disputati (contrattazione collettiva, draft, salary cap, eccetera) risultano essere sempre più incerti e imprevedibili. Ne consegue una rilevante attrattività, un prodotto maggiormente vendibile e capace di creare valore in maniera esponenziale, sia a livello di lega che di singole società. E questo nonostante si tratti di discipline con un bacino planetario di potenziali spettatori più circoscritto del calcio.

La National Football League (Nfl), principale lega professionistica di football americano, risulta essere un campionato altamente competitivo con 9 squadre diverse a vincere negli ultimi 10 anni (solo i New England Patriots hanno vinto il titolo 2 volte). La particolare formula a sorteggio del torneo mette infatti di fronte squadre sempre diverse, dando vita a un campionato incerto fino all’ultima partita. Analogo discorso può essere fatto per l’ Nba, vinta da 7 team diversi negli ultimi 10 anni: Boston Celtics,  Los Angeles Lakers (2), Dallas Mavericks, San Antonio Spurs, Miami Heat (2), Cleveland Cavaliers e Golden State Warriors (2).  Anche la Mlb, lega professionistica di baseball nordamericana, è stata vinta da 8 team diversi negli ultimi 10 anni, con un leggero predominio dei San Francisco Giants che ne hanno vinto tre. E la situazione non cambia nella National Hockey League (Nhl), competizione anch’essa vinta da 5 team diversi negli ultimi 10 anni, con i Pittsburgh Penguins e Chicago Blackhawks ad aver trionfato tre volte a testa.

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