E’ stato uno degli attaccanti più forti in assoluto della sua generazione, un fuoriclasse che con i suoi goal ha contribuito a spingere il Milan sul tetto d’Europa e che con i rossoneri ha vinto tutto ciò che un giocatore può desiderare.
Andriy Shevchenko oggi è il commissario tecnico dell’Ucraina, compagine che ha condotto alla conquista di un pass per i prossimi Campionati Europei e, in una diretta Instagram con Christian Vieri, ha spiegato quanto può essere difficile chiudere una carriera da calciatore.
“Non è una cosa che mi è passata subito. Quando ho smesso ho provato a fare qualcosa di diverso, poi ho studiato per diventare allenatore, prendendo tutti i patentini. Mi sono divertito ad andare a giocare con i miei ex compagni in partite di esibizione, è stato un passaggio tranquillo. Ancora adesso mi diverto giocando qualche partitina di allenamento con i miei ragazzi, anche se non succede sempre perché un commissario tecnico ha poco tempo per lavorare”.
Dopo essersi consacrato al Milan, Sheva nel 2006 ha deciso di trasferirsi al Chelsea. Quell’esperienza non è stata semplicissima, ma gli è comunque servita per crescere.
“Ho fatto un’esperienza, anche se è stata molto difficile. Dal mio punto di vista è stato importante anche per trovare me stesso. Nella vita non tutto va sempre bene, ho trovato delle difficoltà ma poi ne sono uscito bene. Avevo 30 anni e cercai un cambiamento, ma il Milan resta la squadra migliore della mia carriera. Resterà nel mio cuore per sempre come l’Italia, i miei anni migliori li ho vissuti lì, poi sono tornato alla Dinamo Kiev perché volevo chiudere bene. A 36 anni poi giocare gli Europei è stato un rischio, ma ho chiuso al top”.
Una delle delusioni più grandi della carriera di Shevchenko è legata all’incredibile sconfitta patita dal Milan nella finale di Champions del 2005 contro il Liverpool. In quell’occasione, l’ex attaccante ucraino si fece ipnotizzare da Dudek nelle serie finale dei rigori.
“Qualche tempo fa la UEFA ha postato la parata che ha fatto Dudek su Instagram, io ancora adesso non riesco a guardarla. Quando vedo le immagini di quella partita cambio subito, butto via il telefono e dico ‘No basta!’. C’è forse un campione che nella vita non ha provato almeno una delusione? Non esiste, ma è il bello dello sport e della vita. Siamo forti e dobbiamo rialzarci per andare avanti, è per questo che siamo vivi”.
Shevchenko ha individuato in Kakà uno dei giocatori più forti con i quali ha condiviso lo spogliatoio.
“E’ il giocatore che mi ha impressionato di più al Milan. Era giovanissimo, ma in campo faceva sempre cose perfette. La prima volta che l’ho visto ho pensato che era impossibile che fosse così forte. Portava palla, si fermava e guardava sempre l’attaccante, è un grande che si è inserito subito nel calcio italiano. Ho avuto la fortuna di giocare con tanti campioni come Bierhoff, Leonardo, Inzaghi, Vieri, Crespo, così diventa tutto più facile”.