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Jose Mourinho FenerbahceGetty Images

Mourinho contro i fenomeni del calcio: "Allenatori bravi che non sanno vincere, gente che non sa di calcio"

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José Mourinho, nel corso della sua straordinaria carriera, si è guadagnato un posto tra gli allenatori più bravi e vincenti dell’intera storia del calcio.

Un tecnico che ha messo in bacheca qualcosa come ventisei trofei (tra i quali anche due Champions League) e che ha anche in qualche modo modificato il modo di comunicare in ambito sportivo, diventando uno dei personaggi più influenti dello sport mondiale.

Lo Special One, che in carriera ha ovviamente allenato anche in Italia guidando Inter e Roma e che oggi allena in Turchia il Fenerbahçe, in una lunga intervista rilasciata al ‘Corriere dello Sport’, ha spiegato come vede il calcio di oggi.

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    “LA GRANDEZZA E’ NEI RISULTATI”

    José Mourinho ha spiegato dove, secondo lui, risiede la grandezza di un allenatore.

    “Nella carriera, non nel momento. La grandezza di un allenatore è nei risultati, non nella filosofia. E nell’umanità, non nell’egocentrismo. Nel coraggio, non nell’autotutela. Nell’onestà, non nel relazionale. Nella sintonia con la nuova generazione di colleghi. Nel riuscire a dormire bene di notte perché sa di essere stato sempre indipendente intellettualmente e verticale”.

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  • “GLI ALLENATORI DIPENDONO DA PERSONE IMPREPARATI”

    In molti parlando di evoluzione del calcio, secondo Mourinho però le cose non stanno propriamente così.

    “Chi segna un gol in più o ne subisce uno in meno, vince. Evoluto, dici? L’allenatore, che fino a poco tempo fa era una figura fondamentale nella struttura del club, è diventato progressivamente meno importante e sempre più dipendente da strutture e personaggi il più delle volte impreparati. Calcio giocato? Calcio allenato? Calcio analizzato? Ci sono stati cambiamenti su tutti i piani e a tutti i livelli”.

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  • “IL CALCIO IL REGNO DELLA SUPERFICIALITA’”

    Nel corso della sua intervista, Mourinho ha parlato anche di ‘fenomeni del calcio’, spiegando poi chi sono realmente.

    “Gli allenatori bravi che non sanno vincere, gli esperti dei social media e gente che ha potere decisionale ma che sa di calcio come io di fisica dell’atomo. Il calcio è il regno della superficialità e dei luoghi comuni e un’etichetta non si nega a nessuno. Di solito quando la gente parla di me pensa a cosa è successo quindici, dodici, otto o dieci anni fa. È così per la maggior parte dei grandi allenatori che di solito guidano le squadre migliori e hanno le maggiori possibilità di arrivare in finale. Negli ultimi anni ho fatto tre finali, una con il Manchester United e due con la Roma. Guardo a tutto ciò un po’ divertito, e allo stesso tempo con orgoglio perché quando fai questo con un club senza storia in Europa, ti rendi conto che hai realizzato qualcosa di speciale”.

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  • José MourinhoGetty Images

    “AVREI DOVUTO LASCIARE LA ROMA”

    Il tecnico lusitano ha anche svelato quali sono i suoi rimpianti.

    “Se parliamo di partite, tanti perché quando perdi pensi sempre che avresti potuto fare diversamente, e di partite ne ho perse parecchie. Se invece ti riferisci alle scelte professionali, il no a Florentino. Mi disse “Mou, non andare via adesso, il difficile l’hai fatto e viene il bello… Sapevo che sarebbe stato così, però volevo tornare al Chelsea dopo tre anni in Spagna di grandi lotte... E dopo Budapest. Non per il casino combinato da Taylor, ma per il fatto di non essermene andato subito. Avrei dovuto lasciare la Roma, non l’ho fatto e ho sbagliato”.

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