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Udinese LecceGetty Images

La scalata dell'Udinese, dalla salvezza in extremis alla zona Champions League: cos'è cambiato in pochi mesi

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C'è il Napoli, che comanda il campionato e gode dell'effetto Conte. C'è l'Inter, sempre lì, decisa a vendere cara la pelle a chiunque voglia strapparle lo Scudetto dalla maglia. E poi c'è... l'Udinese. Che pochi mesi fa lottava per la salvezza, e oggi si trova in piena zona Champions League.

La squadra di Kosta Runjaic ha messo in cascina già 13 punti nelle prime sette giornate: gli ultimi sabato, contro il Lecce, grazie a una punizione-gioiello di Zemura. E in questo momento fa compagnia al terzo posto alla Juventus, che fin qui non ha mai perso ma che domenica è stata stoppata in casa dal Cagliari, e all'altrettanto sorprendente Lazio di Marco Baroni.

Un bel vedere, nonostante se ne sia andato appena il primo scorcio di campionato. E la sensazione che, in attesa di conferme, qualcosa sia davvero cambiato rispetto all'ultima, soffertissima stagione.

  • 9 PUNTI IN PIÙ

    Il confronto con l'inizio dello scorso campionato, intanto, è emblematico: un anno fa, di questi tempi, l'Udinese aveva appena quattro punti in classifica. Ovvero nove in meno rispetto ai 13 di oggi. Il maggiore segno "più", in questo senso, è proprio dei bianconeri.

    Nelle prime 7 giornate del torneo 2023/2024, i friulani non avevano vinto neppure una volta: tre pareggi, quattro sconfitte. La zona retrocessione era lì, a un passo, solo sfiorata grazie al fatto che tre squadre avevano fatto addirittura peggio: il Cagliari, l'Empoli e la Salernitana.

    Di più: per la prima vittoria l'Udinese aveva dovuto attendere l'inizio di novembre, 1-0 in casa del Milan. L'allenatore già non era più Andrea Sottil, sostituito in corso d'opera da Gabriele Cioffi, che a sua volta sarebbe stato rimpiazzato da Fabio Cannavaro in un tesissimo finale di stagione, culminato con la salvezza all'ultima giornata.

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  • "IMPARIAMO SEMPRE COSE NUOVE"

    Arrivato tra lo scetticismo generale, soprattutto da parte di chi non lo aveva mai sentito nominare, Runjaic sta facendo ricredere un po' tutti. Anche se a livello tattico non ha stravolto l'assetto degli ultimi anni. E anche se, come da lui stesso confessato nella conferenza stampa post Udinese-Lecce, non ha segreti particolari da raccontare dietro al bell'avvio di stagione della propria squadra:

    "Lavoriamo insieme da tre mesi, nei quali credo ci siamo conosciuti bene - ha detto - Ogni settimana impariamo sempre qualcosa di nuovo. Sono i giocatori che vincono le partite, non gli allenatori. Noi proviamo a fare del nostro meglio in settimana e a incidere con i cambi durante la partita. A volte va bene, altre volte no".

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  • Florian Thauvin UdineseGetty Images

    SOPPERIRE ALLE ASSENZE

    La bravura dell'Udinese contro il Lecce è stata quella di saper sopperire alle assenze. In primis quella di Florian Thauvin, uscito dolorante una settimana prima contro l'Inter e non in grado neppure di andare a sedersi in panchina.

    Ma sabato mancava all'appello anche Lautaro Giannetti, così come è sempre indisponibile Alexis Sanchez, che in teoria dovrebbe rappresentare la ciliegina sulla torta della rosa di Runjaic ma che, nella pratica, ancora non si è visto in campo dopo il suo ritorno estivo a Udine. Senza dimenticare Lovric e Payero, entrambi infortunati.

    L'Udinese è stata in grado di far fronte alla mancanza di una serie di elementi potenzialmente titolari. Ha scoperto in difesa il gigante baby Touré, giocatore più alto della storia della Serie A, e a centrocampo lo svedese Kallstrom. Ha dato fiducia a Brenner. Ha trovato conferme dall'ottimo Kabasele.

    "Secondo me abbiamo una rosa normale - ha detto ancora Runjaic dopo il Lecce - che però ha un buon mix di giocatori. Abbiamo ragazzi arrivati da diversi paesi e diversi campionati, e ora dobbiamo trovare la giusta quadra. Avere alternative è positivo, così come è importante che ci sia competizione all'interno della rosa, perché in una stagione possono capitare degli infortuni".

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  • LE PESCATE SUL MERCATO

    Ancora una volta, l'Udinese si è affidata al proprio scout per trovare elementi utili alla causa sul mercato. Come del resto fa praticamente da sempre, in ossequio a una politica che permetta al club di mantenersi in Serie A rivendendo al contempo a prezzo maggiorato i propri pezzi pregiati.

    Così i friulani non stanno avvertendo troppo la cessione all'Atalanta del gioiello Lazar Samardzic. Così la difesa è rimasta in piedi nonostante l'addio di Nehuen Perez, trasferitosi al Porto. Così l'esperienza di Walace e del Tucu Pereyra, elementi imprescindibili delle ultime stagioni, ha lasciato il posto alla freschezza di elementi più giovani.

    Ekkelenkamp non ha ancora dimostrato in tutto e per tutto un potenziale piuttosto alto. Lo stesso Touré è stato fin qui una bella sorpresa tra i tre della difesa, in barba ai suoi 21 anni. Karlstrom ha cominciato tra le riserve a Bologna, alla prima giornata, e poi ha convinto Runjaic a tal punto da prendersi costantemente una maglia da titolare.

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  • Udinese v FC Internazionale - Serie AGetty Images Sport

    COSA RISERVA IL FUTURO?

    E così l'Udinese è lì, assieme alla Juventus e alla Lazio, a un punto dall'Inter e a tre dal primo posto del Napoli. Con qualche ambizione, ma soprattutto con la volontà di tenere il più possibile i piedi per terra.

    Vietato lasciarsi andare ai voli pindarici. Perché sono trascorse appena sette giornate, intanto, ma anche perché è fresco il ricordo dell'avvio prepotente di due campionati fa: nel 2022/2023 la squadra friulana, allora allenata da Sottil, era partita ancora meglio, collezionando 16 punti nelle prime sette giornate, ma alla fine di quel torneo aveva dovuto accettare la realtà di un dodicesimo posto, pur senza mai rischiare di finire invischiata nella zona calda.

    Oggi il ricordo di quanto accaduto a maggio è ancora fresco: il tremendo scontro salvezza di Frosinone, la Serie B a un passo, la permanenza in A all'ultima giornata targata Keinan Davis. La parola d'ordine è una sola: tranquillità. E i primi battiti del campionato, in questo senso, fanno ben sperare.

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