Da spettatrice a regina del mercato italiano. Il passo per la Roma è stato breve, anzi brevissimo. I giallorossi dopo qualche settimana di colpevole immobilismo hanno iniziato a premere sull’acceleratore. L’aereo dei Friedkin è ancora fermo ai box, ma i proprietari hanno iniziato a mettere mano al portafoglio. E questa è la cosa che interessa ai tifosi.
Prima i 23 milioni per Le Fée, poi i 26 più bonus per Soulé e ora l’offerta per Dovbyk (32+4). Tantissimi soldi ai quali bisogna aggiungere i 4 spesi per Dahl. Un esborso importante che sfiora i 100 milioni di euro. Ma come fa la Roma a spendere così tanto? Oltre a tenere bene a mente che il gruppo Friedkin è uno dei più ricchi nel mondo del calcio, c’è bisogno anche di fare un passo indietro.
In questa sessione di mercato non c’è un paletto del Fair Play Finanziario, quello relativo al Transfer Balance. Negli ultimi anni la Roma ha avuto un limite sui costi della lista Uefa, con un saldo dei giocatori in uscita e i costi dei calciatori in entrata che doveva essere positivo. Un po’ di libertà per operare e un ‘blocco’ in meno per i Friedkin dovuto anche al miglioramento del bilancio.
Il gruppo ha chiuso l’anno con una perdita pari a 115,5 milioni di euro. Una differenza netta rispetto al risultato negativo dell’annata precedente, dove la perdita era stata di 229,1 milioni. Un miglioramento dei conti dovuto dall’aumento dei ricavi provenienti dalla biglietteria e dal merchandising. Inoltre, secondo una stima dei presidenti della Roma il bilancio è destinato ancora a migliorare.