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Kalulu Motta JuventusGetty

Kalulu e la chiamata di Motta alla Juventus: "Te la senti ogni tre giorni?"

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Sabato alle ore 18 Milan e Juventus scenderanno in campo per il tredicesimo turno di Serie A: una sfida molto speciale in primis per Pierre Kalulu, approdato in estate a Torino proprio dai rossoneri.

Il difensore francese è arrivato in bianconero in prestito con diritto di riscatto, che con grande probabilità sarà esercitato: merito delle ottime prestazioni fornite sotto la guida di Thiago Motta, uno dei motivi che lo hanno spinto ad accettare la corte di 'Madama'.

Intervistato da DAZN, Kalulu ha avuto modo di rivelare proprio il colloquio avuto con l'allenatore poco prima dell'ufficialità del trasferimento: parole utili a indirizzare una scelta di carriera così cruciale a livello personale.

  • LA PASSIONE PER IL CALCIO

    "Nella vita avrei potuto fare tante cose, ma mi sono reso conto che soltanto la passione per il calcio mi fa svegliare la mattina con piacere e col sorriso. I miei genitori mi dicevano che non ero obbligato, che non avevo un coltello puntato alla gola. Vuoi lasciare il calcio? Fallo. Segui ciò che ti piace di più. Nel calcio ho tanti sogni: vincere tutto, giocare con i miei fratelli ed essere il più forte".

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  • LA CHIAMATA DI MOTTA

    "Il mister mi ha chiamato e mi ha detto: 'Sei pronto a giocare ogni tre giorni?'. Io gli ho risposto di sì e gli ho chiesto: 'Dove mi vedi in campo?'. Lui: 'Destra, centro, sinistra'. Mi ha detto tutto chiaramente, se guardi le partite è un top. Poi mi ha detto che le scelte si fanno in allenamento".

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  • LA SCONFITTA

    "La odio proprio. Giochiamo ogni tre giorni, ma se perdo mi vedi diverso. Sono sempre stato così. La sconfitta fa parte della vita. A fine giornata bisogna avere più piccole vittorie che sconfitte, ogni successo lo assapori di più. La sconfitta ti rende umile. Devo ancora lavorare per non perdere più".

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  • LA FAMIGLIA

    "Sono cresciuto in una famiglia molto grande, in cui non c'era mai silenzio. I primi mesi in Italia rientravo a casa e non avevo nessuno con cui parlare, sono stati difficili a livello mentale. I videogiochi mi hanno aiutato tantissimo, potevo parlare con i miei amici e a volte mettevo le cuffie soltanto per sentire la voce di qualcuno. La lingua era una barriera, ma ora mi sono abituato".

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