Pubblicità
Pubblicità
Questa pagina contiene link di affiliazione. Quando acquisti tramite i link forniti, potremmo guadagnare una commissione.
Gerard Deulofeu Udinese 2022Getty Images

Il dramma di Deulofeu dopo l'infortunio: "Ho perso quasi tutto"

Pubblicità

22 gennaio 2023. E' passato di fatto un anno e mezzo dall'ultima volta in cui Gerard Deulofeu è sceso in campo in una partita ufficiale.

Poi il buio. Il fantasista spagnolo è rimasto vittima di un grave infortunio che ha seriamente messo a repentaglio la sua carriera.

Dopo aver lasciato l'Udinese, Deulofeu sta tornando a rivedere gradualmente la luce e a vivere una situazione di normalità. Ai microfoni di Cronache di Spogliatoio ha voluto raccontare il suo personale dramma.

  • L'INFORTUNIO

    "Poi si è fermato il tempo. Ho perso quasi tutto, anche la mia vita personale. Quando hai una gamba così, malata, è molto difficile. Operazioni, operazioni. Ma la cosa più importante è che oggi ho accettato quello che è successo. Ne ho accettato l’impatto. Che è la cosa più difficile, poi. Non ho toccato il pallone per un anno e mezzo. Solo poche volte, in casa, per giocare con i miei figli. Niente più. Per un anno e mezzo. Ma quelli come me possono stare anche un anno e mezzo senza toccare il pallone. Ho giocato l’ultima partita il 22 gennaio 2023.

    Non ho dubbi che se tornerò, sarò forte quanto prima. Sicuramente ho sofferto. Adesso posso dirvelo: sto guarendo. È una questione di tempo, devo riprendere il muscolo della gamba. Voglio giocare a calcio ancora per almeno 7 anni. A febbraio 2024 ho pensato di mollare il calcio. La gamba era ancora malata. Avevo quasi perso le speranze. Ora è tutto diverso: la gamba è curata. Sto correndo per 30 minuti al momento, sto facendo delle prove. Il ginocchio sta accettando il carico di lavoro. Dopo l’operazione ho avuto un problema rarissimo.

    E a ogni movimento che provavo a fare, c’era liquido nella gamba o un altro problema. Non potevo muovermi di casa, specialmente con il freddo. Adesso posso allenarmi ogni giorno, senza che la gamba si gonfi o infiammi. Ora il ginocchio è funzionale, preparato. Ma il muscolo si è perso in questo anno e mezzo. Devo recuperare lui. E basta. Quel dolore mi ha tolto tutto. Ma adesso so che posso tornare in campo.

    Non inizierò la stagione, ma la finirò. È un obiettivo. Ricevo ogni giorno tanti messaggi di supporto. Sono a Madrid adesso, sto lavorando. Sono in contatto con il presidente dell’Udinese. Sempre. A lui, come ai tifosi dell’Udinese, faccio una promessa: se giocherò nuovamente a calcio, il primo minuto sarà sicuramente a Udine".

  • Pubblicità
  • "UDINE È SPECIALE"

    "Quando sono arrivato all’Udinese, ho vissuto il mio miglior periodo di sempre. Nei mesi precedenti ero stato infortunato, e il primo anno ho giocato poco perché non ero al meglio. Ho avuto due operazioni al ginocchio. Ma quando dico che Udine è speciale, c’è un motivo: nonostante arrivassi da due operazioni, ho potuto esprimere il mio miglior calcio. Facevo il trequartista, ma non solo: ogni ruolo in attacco. Ho giocato ovunque. Mi trovavo benissimo in ogni posto. Facevo male a tutte le squadre. I miei compagni sapevano che ero colui che poteva trascinare la squadra. Ero il ragazzo che univa il centrocampo e l’attacco. Un creatore di occasioni. Ho studiato tanto per incidere in quella posizione. E so che se tornerò a giocare, saprò incidere proprio in quel modo".

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • I 6 MESI AL MILAN

    "Ricordo ancora il primo giorno in Italia. Atterrai a Malpensa. Andai dal presidente dell’Everton e gli chiesi perché non stessi giocando: ‘Per favore, lasciami andare al Milan’. La prima sera, andai subito a cena con il mitico Adriano Galliani. Ho fatto soltanto 6 mesi al Milan, ma mi sembra di averci trascorso due anni. Perché ho subito sentito cosa significasse quella maglia lì. Credo che se entrambe le parti si fossero venute incontro, avrei potuto vestire quella maglia per tante stagioni. E mi sarebbe piaciuto. Non ho mai avuto rimpianti. Ma sento ancora oggi l’amore per i tifosi del Milan e la stima che hanno nei miei confronti. Mi scrivono nonostante sia passato del tempo. Quei 6 mesi hanno lasciato un segno indelebile. Il legame che si è creato con la tifoseria è difficile da spiegare: è la società più grande d’Italia e ho sentito l’orgoglio di quella maglia".

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0