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Andriy Shevchenko a GOAL: "Un giocatore da Milan deve avere personalità, umiltà, qualità, devi dare tutto per i tifosi"

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Otto stagioni, cinque trofei, la firma indelebile sulla Champions League 2002/2003, uno Scudetto vinto da protagonista assoluto segnando in quel campionato 24 dei suoi 175 goal con il Diavolo: ma numeri e palmares non saranno mai esaustivi per descrivere ciò che Andriy Shevchenko ha rappresentato per il Milan.

In esclusiva a GOAL, Sheva ha parlato del suo rapporto con i colori rossoneri, delle caratteristiche che deve avere un giocatore "da Milan" e di cosa rende speciale Carlo Ancelotti, suo allenatore negli anni d'oro a San Siro.

  • "Milan? Penso subito a Old Trafford"

    La parola Milan rievoca in Sheva dolci ricordi: Penso subito a Old Trafford, la stagione in cui abbiamo vinto la Champions League, il mio Milan. Un grande successo, poi l’anno dopo il campionato. Però se parliamo di Milan in generale, il Milan di van Basten, Rijkaard, Gullit, Paolo Maldini, il Milan di Sacchi che mi ha colpito cosi tanto che ho cominciato a seguire il Milan. Ero un ragazzo giovane, giovanissimo, giocavo ancora nella Primavera della Dinamo Kiev, era una grande squadra, in quegli anni là il Milan era stellare, con grandi giocatori, non si era mai visto".

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  • Il Milan più forte di Sheva

    Riflettendo sui suoi anni in rossonero, Shevchenko ammette che probabilmente la versione più forte del suo Milan è stata, paradossalmente, quella della stagione 2004/2005, chiusa con la delusione di Istanbul: "Forse come rosa completa si, quel Milan là ha fatto una grande stagione, aveva in tutti i ruoli i giocatori più forti del momento”

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  • L'identikit del giocatore "da Milan"

    Oggi il Milan è lontano dai livelli di eccellenza raggiunti negli anni in cui Sheva era il proprietario della numero 7 rossonera. Lui, che ha scritto pagine di storia del club, può spiegare cosa serve per essere un giocatore da Milan, per essere all'altezza di quei colori:“Personalità, umiltà, qualità, un giocatore del Milan deve dare tutto, perchè San Siro è uno stadio molto difficile, molto speciale, i tifosi del Milan si aspettano da te tanto, tu devi dare di tutto a loro”.

  • "Ancelotti è un grande, vincere è la cosa più difficile"

    Chiusura infine dedicata all'allenatore che lo ha guidato negli anni dei trionfi in rossonero, Carlo Ancelotti, considerato uno dei migliori della storia del calcio.

    Ancelotti lo metto al top. Io metto Lobanovskyi perchè è il mio primo allenatore, che mi ha trasformato, mi ha cambiato, mi ha dato tutto, però Carlo è un grande allenatore, ha vinto con tutte le squadre, ha lavorato con grandi giocatori, ha lavorato in tante generazioni che è ancora più difficile. Lui è ancora giovane però c’è tanta differenza di mentalità e riesce ancora a dare entusiasmo, a trovare un bellissimo rapporto coi giocatori, a vincere che è la cosa più difficile, motivare i giocatori a vincere. Carlo è un grande”.

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