Vincenzo SarnoGetty

Sarno, il bambino prodigio che ha speso la sua carriera fra Serie B e C riparte dal Catania

È il 28 gennaio 1999 e il calcio italiano dei miliardari è scosso da una notizia di calciomercato che non riguarda un fuoriclasse ma un bambino di appena 10 anni. Un club di Serie A, il Torino, stacca infatti un assegno da 120 milioni di Lire alla sua famiglia per assicurarsi le sue prestazioni appena avrà compiuto 14 anni.

Lui si chiama Vincenzo Sarno, è nato a Napoli, nel quartiere di Secondigliano, l'11 marzo 1988, e, ancora giovanissimo dimostra di possedere qualità tecniche fuori dal comune. Galeotto è un Torneo di Natale riservato alle squadre giovanili che vede fra le partecipanti anche gli Esordienti della 'Scuola Calcio Gaetano Scirea', in cui milita anche Vincenzino, come viene chiamato.

Fra quei ragazzi campani, che sognano di fuggire ad una realtà difficile e alla povertà, 'il piccolo Maradona', come lo chiamano, gioca meglio di tutti: fa numeri da fenomeno, la folla lo indica, vince il 'Pallone d'oro' del torneo e dal giorno dopo tanti club che bussano alla porta di casa: Napoli, Parma, Empoli, persino gli inglesi del Coventry.

I granata però sbaragliano la concorrenza, si presentano dalla famiglia del ragazzo e fanno la classica proposta che non si può rifiutare. Tanto più che papà Ernesto è disoccupato e ha una moglie e 5 figli da mantenere. I 120 milioni, omaggio economico perché Sarno firmi con il Torino al compimento del suo 14° compleanno, suonano come una manna dal cielo. 

Inizia così la storia del bimbo prodigio del calcio italiano, che sembrava destinato a indossare le maglie dei grandi club e invece avrà una carriera modesta vissuta prevalentemente in Serie C, con qualche stagione in Serie B. Fra le motivazioni che inducono il padre a dire no al Napoli c'è quella che suo figlio maggiore Antonio "non è stato trattato molto bene a Soccavo".

C'è poi un discorso puramente economico, con la decisione di trasferirsi con tutta la famiglia a Torino, dove gli è stato promesso anche un posto di lavoro. Sembra la classica occasione di riscatto sociale, è il risalto mediatico è fortissimo. Ma succede che in quel frangente ci si preoccupi poco della crescita umana del bambino, che all'improvviso si ritrova proiettato in un universo decisamente più grande di lui.

Tecnicamente Vincenzino è avanti a tutti i suoi coetanei, è ambidestro e sa usare entrambi i piedi, con il suo allenatore della 'Scuola Calcio Gaetano Scirea' che in virtù di questo poteva schierarlo su entrambe le fasce. Ma è pur sempre un bambino di 10 anni, con le sue esigenze e le sue problematiche. 

La notizia del suo futuro approdo al Torino fa il giro della penisola e delle televisioni, che fanno a gara per contenderselo. Bruno Vespa lo invita a 'Porta a Porta', dove vive la gioia di palleggiare assieme a due campioni come Roberto Mancini e Batistuta. Il celebre giornalista gli chiede in quale squadra vorrebbe giocare da grande, e lui con tutta l'innocenza e l'ingenuità di un bambino, vestito con la tuta e il cappellino granata risponde:

"Nella Juve", scatenando inevitabilmente le risate del pubblico presente in studio.

Viene poi intervistato da Donatella Scarnati per il 'Tg1', va da Magalli a 'I Fatti Vostri' e viene fatto parlare in collegamento televisivo con il suo idolo Alessandro Del Piero, all'epoca numero 10 della Juventus. Proprio il futuro capitano bianconero ha nei suoi confronti le parole più sagge.

"Gli auguro ogni fortuna, ma spero altrettanto che adesso continui a giocare e a pensare come un bambino di 10 anni, e che si diverta soprattutto.  Vincenzo, io voglio dirti una cosa: divertiti! Non pensare ad altro".

Di fatto, quando il trasferimento al Torino si concretizza, è costretto a diventare 'grande' prima del tempo. La sua infanzia è praticamente finita. La sua fama è tale che viene a sapere di lui anche Diego Armando Maradona, cui viene chiesto un commento.

"Ho letto i giornali, è davvero così bravo come dicono? - domanda il Pibe de Oro - Il Napoli non è più quello di un tempo e se lo è fatto sfuggire sotto al naso".

Vincenzo Sarno si trasferisce dunque subito a Torino, ma la favola si interrompe ancor prima di iniziare.

"Dopo un mese sono andato via. - racconterà -  Piangevo tutte le notti, ho chiamato mio padre e gli ho chiesto di venirmi a prendere perché non ce la facevo più a stare lì "

Il grande talento in erba torna dunque a Napoli, ma non si arrende e ci riprova con la Roma, dove trova Bruno Conti disposto ad accoglierlo. Vincenzino nel 2002 rifà le valigie e sbarca nella capitale, approdando nei Giovanissimi Nazionali della Lupa. Con i giallorossi compie l'intero percorso nelle Giovanili, ma quando dovrebbe passare in  Primavera, non viene confermato e per lui inizia il lungo viaggio fra Serie C e Serie B che caratterizzerà tutta la sua carriera fino ad oggi. 

La sua carriera 'da grande' nel calcio professionistico inizia a 17 anni con la Sangiovannese, con il debutto assoluto nei minuti finali della sconfitta per 2-4 contro la Torres di Sassari a inizio dicembre, gara in cui fornisce anche l'assist per la seconda rete dei suoi. Nonostante alcune buone prestazioni, finisce ai margini della Prima squadra e nel febbario 2007 dopo 23 presenze e un goal passa in prestito al Giulianova.

Nel mese di dicembre, si conclude il suo rapporto con la società e a gennaio 2008 fa la sua prima esperienza in Serie B con il Brescia.  Con le Rondinelle colleziona soltanto 2 presenze, così ad ottobre 2008 riparte nuovamente dalla Lega Pro Prima Divisione con il Potenza. Totalizza 22 presenze e un goal, ma la squadra chiude all'ultimo posto e retrocede in Seconda Divisione.

Il napoletano nel luglio 2009 si trasferisce allora alla Pro Patria, sempre in Prima Divisione. Con i lombardi milita per un anno e mezzo, trovando finalmente un rendimento di alto livello, quale finora non aveva avuto da professionista. Fra Prima e Seconda Divisione mette insieme 40 presenze e 7 goal, prima di trasferirsi alla Reggina, seconda esperienza in Serie B della sua carriera, nel gennaio 2011. 

Vincenzo SarnoGetty

In Calabria ha però poco spazio e nel gennaio 2012 torna in Lega Pro Prima Divisione con la Virtus Lanciano.  Con gli abruzzesi diventa protagonista nei playoff, visto che segna 2 reti pesanti: il primo nella sfida con il Siracusa, il secondo, quello che vale la promozione in Serie B, nella finale di ritorno contro il Trapani.

Torna così per un altro anno alla Reggina, in Serie B, prima di passare alla Virtus Entella nel settembre 2013 e conquistare con i liguri la seconda promozione della carriera nel torneo cadetto. È il preludio a quelli che saranno gli anni migliori della sua carriera con i pugliesi del Foggia. In Puglia, con il tecnico Roberto De Zerbi che lo schiera da ala destra per sfruttare le qualità del suo mancino, esplode, e dimostra quelle qualità che da ragazzino avevano fatto gridare al 'fenomeno'.

Il 'folletto' campano, alto un metro e 67 centimetri, diventa un beniamino dei tifosi e realizza 30 goal in quattro stagioni con i Diavoletti , 3 in Serie C e una in Serie B. Quelli che lo fanno entrare nella storia del club sono i due che rifila ai rivali del Lecce nel Derby del 5 dicembre 2014. Nel 2018 passa al Padova, squadra dove era cresciuto il suo idolo Del Piero, dove vive da protagonista un derby con il Vicenza, deciso da un suo tiro corretto in rete dal compagno di squadra Guidone. 

L'esperienza in Veneto, con la squadra in zona retrocessione in B, si interrompe però già a gennaio 2019, quando Sarno 'sposa' il progetto del Catania, firma un biennale con gli etnei e scende nuovamente in Serie C. Anche l'avventura in Sicilia si conclude tuttavia per lui in anticipo, con il trasferimento alla Triestina nel gennaio 2020 in prestito con obbligo di riscatto.

Il bambino prodigio che nel 1999 scatenò un clamore mediatico senza precedenti con il suo passaggio al Torino, oggi ha 34 anni ed è diventato papà. In Sicilia, e in rossazzurro, ci è appena tornato: questa volta in Serie D, nel nuovo club ripartito dal fallimento. La sua carriera è scivolata via fra Serie B e Serie C, senza mai nemmeno sfiorare quella Serie A che vide grande protagonista il suo idolo Del Piero.

A parte qualche parentesi felice, il talento di Secondigliano, divenuto adulto troppo in fretta ed etichettato troppo presto come fuoriclasse del futuro, non ha saputo sostenere l'enorme responsabilità che il mondo degli adulti aveva riposto su di lui. Alex aveva ragione: a 10 anni l'unica cosa fondamentale è divertirsi con il pallone.

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