Gianluca VialliGetty Images

Vialli, dai trionfi calcistici alla lotta alla malattia: un combattente

La sera del 9 maggio del 1990 tenne incollati alla tv milioni di appassionati italiani, non solo i tifosi della Sampdoria . In quella finale di Coppa delle Coppe iniziò a mantenere la promessa fatta un anno prima con gli altri big della squadra al suo presidente Paolo Mantovani :

"Non ce ne andremo da Genova finché non avremo vinto qualcosa di importante" .

Gianluca Vialli , il centravanti della Nazionale italiana di Azeglio Vicini , fu il protagonista assoluto della notte magica di Göteborg , nella quale, con una spettacolare doppietta nei tempi supplementari , stese l' Anderlecht di De Mos e regalò alla squadra di Boskov il primo trionfo internazionale.

Da quel momento in poi la sua carriera, tolta la parentesi dei Mondiali di Italia '90 che lo videro come protagonista mancato, fu un continuo crescendo, che lo porterà a vincere tutto in Italia e in Europa e molto in Inghilterra. Unico attaccante ad essersi aggiudicato tutte e tre le principali competizioni UEFA, nel suo ruolo è considerato fra i più forti al Mondo a cavallo fra gli anni Ottanta e gli anni Novanta del secolo scorso.

Vialli SampdoriaGetty

E' solo il trampolino di un percorso ricco di gioie e dolori rimediate dentro e fuori dal prato verde fino alla partita più difficile, quella contro il tumore, fortunatamente vinta: Gianluca oggi è nei quadri dirigenziali della FIGC, in seno alla Nazionale. Ma andiamo per gradi.

Bello, simpatico e occhi azzurri, al di fuori del rettangolo di gioco Vialli è stato anche un sex symbol amato dalle donne e invidiato dagli uomini: inizialmente in versione 'ragazzo dolce', con la folta chioma riccioluta e il sorriso sornione, poi, negli anni della Juventus, in versione 'macho', capelli rasati a zero e muscoli ben in evidenza.

Per due volte, nel 1988 e nel 1991, si piazza nella top 10 del Pallone d'Oro (7° posto in entrambi i casi). Dopo il ritiro e la breve esperienza da allenatore, è diventato un apprezzato opinionista televisivo. Per poi rincongiungersi di recente al suo 'gemello' Roberto Mancini, diventando Capo delegazione della Nazionale italiana. Nel 2017, tuttavia, apprende la terribile notizia del tumore e inizia una dura lotta contro la malattia. Oggi, fortunatamente, quel cancro sembra esser stato sconfitto.

GLI ESORDI E IL PASSAGGIO ALLA SAMPDORIA

Nato a Cremona il 9 luglio 1964 da una famiglia benestante, Gianluca Vialli è il più piccolo di 5 figli. Inizia a giocare a pallone nell'Oratorio di Cristo Re al Villaggio Po, ed entra nel Settore giovanile del Pizzighettone . Per un problema burocratico legato all'età gioca soltanto 5 gare, ma a 16 anni, abbandonati gli studi per inseguire il suo sogno di diventare calciatore, entra nel Settore giovanile della Cremonese , nel quale è allenato, fra gli altri da Guido Settembrino. Il club grigiorosso versa mezzo milione di Lire nelle casse della società biancazzurra per assicurarselo.

Il suo esordio fra i professionisti avviene in Serie C1 nel 1980/81, con il tecnico Guido Vincenzi. Due presenze, poi la Serie B, nella stagione successiva, dopo la promozione. E i primi goal, con numeri sempre crescenti: 5 nel 1981/82, 8 nel 1982/83, segnati giocando da ala tornante . La prima ad interessarsi di lui è la Juventus di Boniperti , che sulla base dell'antica amicizia con la Cremonese chiede al presidente Luzzara di fare il prezzo. Il patron grigiorosso sa che attorno a Vialli c'è interesse (piace anche a Inter, Fiorentina e Como) e spara alto: non meno di 2-3 miliardi. 

Per il numero uno bianconero la valutazione è troppo alta per un giovane, così manda allora alcuni osservatori a visionarlo: "È bravo, ma non è da Juve" , sentenziano. Così la Vecchia Signora rinuncia all'acquisto e Vialli è prenotato da Paolo Mantovani . Il presidente della Sampdoria, per 2 miliardi di lire , si assicura la punta, che lascia alla Cremonese per un'altra stagione.

Con Emiliano Mondonico in panchina, le sue reti nel 1983/84 salgono a 10 e sono fondamentali per la promozione della squadra lombarda in Serie A. Boniperti cambia idea e torna alla carica con Luzzara: "Se lo dai a me, te lo pago un miliardo in più di loro". Ma è troppo tardi: "Ho dato la mia parola a Mantovani". Vista la crescita del ragazzo, quest'ultimo aggiunge alla cifra inizialmente pattuita altri 200 milioni di Lire cash più il cartellino di Alviero Chiorri, valutato 600 milioni. Vialli si trasferisce dunque a Genova per una cifra complessiva che sfiora i 3 miliardi di Lire .

"La Cremonese resta la mia squadra del cuore,  - dirà in un'intervista al 'Corriere della Sera' - ma da piccolo tifavo Inter. La Juventus? Non ero ancora pronto . Il presidente Mantovani mi spiegò il progetto della Samp e mi disse che poteva aspettarmi ".

I PRIMI SUCCESSI E IL NO A BERLUSCONI

Vialli non vuole 'bruciarsi' e quando arriva a Genova è un ventenne che sogna di sfondare nel calcio. Ambidestro, veloce, forte fisicamente e dotato di buona tecnica e gran dribbling, fino a quel momento aveva sempre giocato in fascia. A guidare la Sampdoria c'è  Eugenio Bersellini , il 'Sergente di ferro' reduce dall'esperienza con l'Inter. Con lui il nuovo acquisto parte in punta di piedi come riserva di uno fra Francis e Mancini, ma visti i molteplici problemi fisici dell'attaccante inglese trova lo spazio per mettersi in mostra anche da titolare.

Parte dal 1' ad esempio nella gara d' esordio in Serie A , il 16 settembre 1984, che per un gioco del destino lo vede avversario della Cremonese, superata 1-0 con un goal di Souness. In quell'occasione gioca sulla fascia, presto però Bersellini inizia ad utilizzarlo anche da prima punta. Nella prima stagione nel massimo campionato segna 3 reti. La prima la realizza il 16 dicembre e vale i 2 punti contro l'Avellino. 

In quella stagione nasce un gruppo unico, che si cementa anno dopo anno attorno alle figure di Vialli e Mancini e porta la squadra ai vertici della Serie A. La squadra genovese conquista un ottimo 4° posto in Serie A e il primo titolo dell'era Mantovani,  la Coppa Italia , superando il Milan di Liedholm nella doppia finale. I grandi mattatori saranno proprio Mancini e Vialli, che diventano 'I Gemelli del gol'. Nel ritorno del Ferraris 'Mancio' apre, Vialli chiude i giochi con un bellissimo goal, che lo vede controllare in area una palla difficile, mettere a terra Di Bartolomei e infilare Terraneo con un tiro chirurgico e angolato, anticipando l'intervento di Baresi.

Il giorno dopo i giornali sono tutti per loro, e Gianni Brera conia per Gianluca il soprannome di 'Stradivialli' , facendo un'anologia fra la bellezza dei suoi goal e quella dei violini realizzati dal suo celebre concittadino, Antonio Stradivari. Nel 1985/86 la squadra va meno bene, finendo il campionato all'11° posto. Vialli in ogni caso sale ancora, salendo a 6 goal e attirando su di sé l' interesse del nuovo presidente del Milan Silvio Berlusconi

Per portarlo via da Genova il Cavaliere, che ha appena rilevato il Milan, mette sul piatto ben 15 miliardi di Lire . La proposta è allettante, Mantovani vacilla, ma è proprio Vialli a dire di no al Diavolo.  

"Ci ho pensato una notte intera, quando Mantovani mi ha avvertito. La conclusione è che nelle grandi squadre, come Milan e Juve, sei soprattutto un numero in funzione dei risultati. E a me, in questo momento, interessa essere soprattutto una persona".

La crescita continua all'ombra della Lanterna, e il giocatore di Cremona con l' arrivo di Vujadin Boskov in panchina nel 1986/87 diventa uno dei centravanti più completi e letali della Serie A.

"Vialli e Mancini? Sono meglio di Hugo Sanchez e Butragueño" , dirà al suo arrivo in blucerchiato l'ex allenatore di Ascoli e Real Madrid.

Dodici goal il primo anno, 10 il successivo, con un nuovo 4° posto la seconda Coppa Italia portata in bacheca alla Samp. Vialli segna ancora nell'andata contro il Torino (2-0) e al ritorno un goal di Fausto Salsano nei supplementari vale il secondo trofeo in 3 anni per i genovesi. Berlusconi ribussa alla porta di Mantovani, trovando di nuovo chiuso.

"Ho sempre detto ai tifosi del Milan che devono ringraziarmi, - dirà in seguito Vialli - perché se fossi arrivato io magari non sarebbe arrivato Van Basten, e non so se avrebbero vinto tanto".

Mancini Vialli Mantovani Sampdoria

DALL'AMAREZZA DI BERNA AL TRIONFO CON L'ANDERLECHT

La stagione 1988/89 è quella in cui si alza l'asticella in casa Sampdoria. I liguri, sconfitti dal Milan di Sacchi in estate nella Supercoppa Italiana, partecipano alla Coppa delle Coppe e cercano il grande successo in Europa a Berna il 10 maggio 1989 contro il grande Barcellona di Johan Cruijff. L'avventura europea dei blucerchiati parte con una sconfitta fuori casa contro il Norrköping (2-1), ribaltata al ritorno al Ferraris con un 2-0 targato Salsano e Vialli. Agli ottavi si rivela più agevole la sfida con i tedeschi orientali del Karl-Zeiss Jena (1-1 nella DDR, 3-1 a Genova) e si arriva ai quarti contro la coriacea Dinamo Bucarest.

Decisivo è ancora Vialli, che segna l'1-1 a Bucarest e determina di fatto il passaggio alle semifinali, visto che Boskov imposta sulla difensiva il match di ritorno e ottiene ciò che vuole, un pareggio a reti bianche utile per la qualificazione in virtù del valore doppio dei goal segnati in trasferta. In semifinale la Sampdoria deve vedersela contro il Malines del grande portiere Preudh'homme. La trasferta di andata in Belgio è durissima per i genovesi, che vanno sotto 2-0 con i goal di Ohana e Deferm, ma a un quarto d'ora dalla fine è sempre lui, Vialli, a riaccendere le speranze firmando il 2-1 finale. 

Si decide tutto nel match di ritorno a Genova. La gara sarà piuttosto difficile, Preud'homme è in giornata e sembra a tratti insuperabile. Dopo l'ora di gioco, però, Cerezo sblocca il punteggio e nel finale le reti di Dossena e Salsano valgono la finalissima contro il Barcellona. In Svizzera la posta in palio è molto alta, ma c'è un problema non da poco: Vialli non sta bene, è reduce da un infortunio alla caviglia e non ha recuperato. Il centravanti lo fa presente a Boskov, ma il tecnico non vuole sentire ragioni.

"Si Barcellona vede in campo Gianluca Vialli, - gli ripete più volte negli spogliatoi - Barcellona ha paura".

Purtroppo per la Sampdoria non andrà proprio così. I blucerchiati incappano in una serata negativa, Vialli non può rendere sui suoi standard e i blaugrana si impongono 2-0 con le reti di Julio Salinas dopo pochi minuti e di Lopez Rekarte, bravo a finalizzare un'azione di contropiede nel finale. L'amarezza sui volti dei giocatori doriani è tanta, ma proprio in quell'occasione, Vialli, Mancini e gli altri fanno una promessa al presidente.

"Non ce ne andremo da Genova finché non avremo vinto qualcosa di importante".

A rendere meno amaro il finale di stagione arriva però la 2ª Coppa Italia consecutiva, la 3ª in soli 4 anni . La Sampdoria affronta il Napoli di Maradona, fresco vincitore della Coppa UEFA. All'andata un goal di Renica al San Paolo premia i partenopei, al ritorno però, allo Zini di Cremona (il Ferraris è indisponibile causa lavori per i Mondiali del 1990) i blucerchiati calano il poker. Ad aprire le danze è proprio un cremonese doc, Gianluca Vialli, a segno con uno spettacolare colpo di testa. Il centravanti lombardo si laurea anche capocannoniere di quell'edizione con 13 goal, cifra che rappresenta a tutt'oggi un record in una singola edizione del torneo.

La banda di Boskov riprova l'assalto alla Coppa delle Coppe nella stagione successiva il 1989/90. I doriani perdono nuovamente la Supercoppa italiana, vinta dall'Inter, ma concentrono i loro sforzi sul trofeo continentale, il vero grande obiettivo. Il mercato estivo porta due innesti importanti come lo sloveno Katanec e Attilio Lombardo, che si riveleranno fondamentali.

Il primo turno con i norvegesi del Brann Bergen è piuttosto semplice e vede la Samp qualificarsi con un punteggio complessivo di 3-0 dopo il 2-0 dell'andata in trasferta targato Vialli e Mancini. Agli ottavi invece serve l'impresa con i tedeschi occidentali del Borussia Dortmund. Al Westfalen Stadion il 'Cobra' Weigmann porta in vantaggio i suoi, ma un guizzo di Mancini vale l'1-1 nel finale. Al ritorno poi ci pensa Vialli: doppietta e passaggio ai quarti di finale.

Ai quarti l'avversario è più morbido, gli svizzeri del Grasshoppers, estromessi con un doppio successo (2-0 a Genova, 2-1 a Zurigo). Molto più insidiosa è la semifinale contro il Monaco. Il club del principato schiera il futuro campione del Mondo Petit a centrocampo e davanti la coppia composta da Weah e Ramón Díaz. L'andata al Louis II è spettacolare, i biancorossi segnano con Weah e Diaz, ma Vialli replica con una doppietta. Al ritorno in Italia i goal in apertura di Vierchowod e Lombardo valgono la finalissima contro l'Anderlecht.

I belgi sono da prendere con le molle, visto che hanno eliminato agli ottavi il Barcellona campione uscente. Si gioca allo Stadio Ullevi di Göteborg. Sia Boskov, sia De Mos, scelgono inizialmente uno schieramento prudente. I blucerchiati sono privi di Cerezo, infortunato. Vialli e Mancini hanno comunque ghiotte occasioni, ma la porta dei biancomalva appare stregata, e i tempi regolamentari si chiudono sullo 0-0. Si va dunque ai supplementari. Ed è il centravanti di Cremona a salire in cattedra. 

Boskov rompe gli indugi e manda in campo Salsano e Lombardo, due giocatori in grado di spezzare gli equilibri. E avrà ragione. I due nuovi entrati sono i protagonisti dell'azione del vantaggio al 105': Lombardo fugge via sulla destra e mette al centro, Mancini non controlla ma la palla va a Salsano. Rasoiata di quest'ultimo e palla che sporcata dal portiere De Wilde tocca il palo. Sulla ribattuta, l'estremo difensore cerca di bloccarla, ma se la lascia sfuggire il tanto che basta a Vialli per impossessarsene e spingerla in fondo alla rete. Il vantaggio maturato nel primo tempo supplementare è psicologico oltre che numerico per la Samp, che al 108' trova anche il raddoppio e chiude definitivamente i giochi: Mancini centra dalla destra per la testa di Vialli, che anticipa il portiere e firma doppietta e 2-0.

La Sampdoria si aggiudica il primo trofeo internazionale della sua storia. Con una formazione per 10/11 composta da italiani vince la Coppa delle Coppe e Gianluca Vialli si laurea capocannoniere del torneo con 7 reti .

Roberto Mancini Gianluca Vialli SampdoriaGetty

VIALLI E LA NAZIONALE: UN RAPPORTO DI ALTI E BASSI

Dopo la vittoria in Coppa delle Coppe, Vialli è atteso da protagonista ai Mondiali di Italia '90 con l' Italia . Fino a quel momento era stato lui, che aveva partecipato giovanissimo anche all'edizione di Messico '86 alla sfortunata spedizione con gli Azzurri di Bearzot, il bomber della squadra di Vicini, facendo molto bene anche agli Europei del 1988. Invece le cose nel 1990 non andarono per il verso giusto. L'attaccante della Sampdoria ha qualche problema fisico e Vicini gli chiede un lavoro extra di sacrificio, che lo porta ad essere poco lucido sotto rete. 

In mezzo ci si mettono poi anche l' esplosione della coppia formata da Baggio e Schillaci , e il gossip, con il chiacchierato  flirt con Alba Parietti , che la stessa soubrette ha recentemente ammesso.

"Sì, Vialli è stato un mio flirt. - ha dichiarato di recente al programma 'Belve' su 'Nove' - È stato un peccato di gioventù , un innocente tradimento durante i Mondiali del 1990. Ho grande rispetto per la fidanzata dell’epoca, che secondo me lui amava tantissimo. Dai Gianluca diciamolo: sono passati 20 anni, è caduto in prescrizione, non ci mettono manco più in galera!".

Tutto sembra andargli contro, come la bronchite che lo estromette dai quarti di finale con l'Irlanda. In semifinale contro l'Argentina Vicini lo rilancia, lui è fra i più positivi ma gli Azzurri escono ai rigori per gli errori di Donadoni e Serena. Fine del sogno. 

"Ogni Mondiale ha una stella nascente, che fu Schillaci, e una stella cadente. Che ero io. - ha detto Vialli al 'Corriere della Sera' - Me ne capitarono di tutte: il polpaccio, la coscia, la bronchite... Però la Nazionale di Vicini resta la più divertente e spensierata di sempre".

In Azzurro i risultati migliori gli ottiene così con l'Italia militare, con cui si laurea Campione del Mondo nel 1987, e con l'Italia Under 21, che sempre guidata da Vicini, arriva in finale degli Europei nel 1986. L'avventura con la Nazionale maggiore di Vialli si chiude il 19 dicembre 1992, sotto la gestione di Arrigo Sacchi , con 59 presenze e 16 goal . Con il Ct. di Fusignano ci furono delle divergenze tattiche e di gioco che portarono l'attaccante a dire basta.

"Fu uno scontro di personalità. Ero abituato a dire quel che pensavo: con lui l’equilibrio tra tensione e serenità non c’era. Mi escluse, convinto che i miei dubbi avrebbero creato energie negative nel gruppo; e aveva ragione. Sbagliai io a rifiutare, quando per due volte mi richiamò, prima e dopo il Mondiale del ’94. Feci il permaloso. La maglia azzurra non si rifiuta mai".

LO SCUDETTO CON LA SAMP E LA CHAMPIONS SFUMATA

La delusione di Italia '90 sarà una delle basi del grande trionfo del 1990/91. I 'Gemelli del goal', fra i più criticati della rosa di Vicini (lo jesino non giocò mai), raggiungono vette di rendimento altissime e trascinano i compagni allo storico Scudetto . Vialli è il finalizzatore principe di quella squadra e per la prima volta nella sua carriera, si laurea capocannoniere della Serie A con 19 reti. 

"Crescemmo passo a passo. La coppa Italia. La finale di Coppa delle Coppe, persa. La finale di Coppa delle Coppe, vinta. E poi il 1991, l’anno dell’impresa".

I blucerchiati avevano perso la doppia finale di Supercoppa Europea con il Milan in autunno, ma il 19 maggio 1991 conquistavano un tiitolo che solo qualche anno prima sembrava pura utopia. La stagione seguente la Samp guarda alla preda più grossa: la Champions League. Il gruppo storico che aveva trascinato la Samp alle grandi vittorie la porta a giocarsi il titolo di campione d'Europa il 20 maggio 1992 nel palcoscenico suggestivo di Wembley. L'avversario è ancora una volta il Barcellona di Cruijff.

E l'epilogo sarà lo stesso di 3 anni prima: Vialli sbaglia due buone occasioni da goal e si va ai supplementari. Qui è l'olandese Ronald Koeman a spezzare i sogni della Sampdoria e del suo centravanti, trafiggendo Pagliuca con un potente calcio di punizione. Per Vialli e compagni le lacrime di Londra segnavano la fine di un ciclo.

"Sapevo già che sarebbe stata l’ultima volta con la Samp. Perdemmo 1-0. Per quattro anni ho rigiocato quella partita nei miei incubi".

La carriera del centravanti a Genova era finita: la promessa era stata mantenuta, Mantovani, che l'aveva promesso a Boniperti, poteva cederlo alla Juventus. Separandolo dal suo 'gemello' Mancini dopo 141 goal in 321 presenze complessive.

Gianluca Villa Juventus Champions League 1996Getty Images

LA JUVENTUS E IL TRIONFO DI ROMA

Con il colpo Vialli la Sampdoria vince l'oscar del calciomercato nell'estate 1993. Alla Sampdoria vanno 30 miliardi (di cui probabilmente 22 in contanti) più 4 giocatori : Corini, Bertarelli, Michele Serena e Zanini, tutti prodotti del settore giovanile bianconero. L'avventura torinese di Vialli si suddivide in due periodi: i primi due anni, sotto la gestione di Giovanni Trapattoni, che si sono rivelati complicati dal punto di vista dell'ambientamento in una grande squadra e della condizione fisica, con diversi infortuni che ne hanno minato l'integrità, e gli ultimi 2 sotto la gestione di Marcello Lippi che hanno invece segnato la rinascita fisica e psicologica del centravanti di Cremona.

Con Trapattoni segna 10 goal in 42 presenze in campionato nei primi 2 anni, nei quali riesce a esprimersi con più continuità solo in Coppa UEFA, dove con 5 goal è il grande protagonista del successo bianconero. Nella doppia finale la Vecchia Signora supera sia in Germania (1-3), sia a Torino (3-0) i tedeschi del Borussia Dortmund.

L'avvento di Lippi in panchina nel 1994 dà però a Vialli nuovo smalto e vigore. I problemi fisici sono un ricordo e il centravanti di Cremona, che ha cambiato look ed ha lavorato tanto diventando molto forte fisicamente, riprende a segnare goal spettacolari, come quelli in rovesciata contro Cremonese e Reggiana. Diventa il capitano e il leader della Vecchia Signora e il finalizzatore di un tridente offensivo molto forte con Del Piero (o Baggio in seconda battuta) e Ravanelli. In campionato è dominio bianconero, e la Juventus torna Campione d'Italia e si aggiudica la Coppa Italia.

Ma la soddisfazione più bella per Vialli è l' affermazione in Champions League nel 1995/96 . La Juventus batte 3-5 l'Ajax ai calci di rigore e diventa Campione d'Europa 11 anni dopo la tragica serata dell'Haysel. 

"Grande partita. Segna subito Ravanelli, pareggia Litmanen. Grande partita, finita ai rigori. La chiude Jugovic segnando il quarto. Io avrei dovuto calciare il quinto o il sesto. Fu un sollievo infinito. All’Olimpico avevo sbagliato un rigore al Mondiale del '90 contro gli Stati Uniti, e mi ero rotto un piede tirandone un altro contro la Roma. Quella notte sapevo che era la mia ultima occasione per vincere la Champions. Pensi gli incubi, se no".

Nell'estate 1996 Vialli ha 32 anni e decide di chiudere la carriera all'estero: si svincola dalla Juventus e firma con il Chelsea, trasferendosi in Premier League. L'esperienza con la Juventus si conclude con 53 goal in 145 presenze.

Gianluca VialliHandout

IL CHELSEA E L'ESPERIENZA INGLESE

L'ultima squadra di club della carriera di Vialli sono pertanto i Blues, con cui resta oltre quattro stagioni. Per circa 2 si limita a fare il calciatore, poi dal 12 febbraio 1998 subentra a Gullit e interpreta il doppio ruolo di allenatore-giocatore. Con il club londinese vince da protagonista una Coppa delle Coppe, una Coppa di Lega e una Supercoppa europea. Al termine della stagione 1998/99 si ritira dal calcio giocato qualche mese prima di compiere 35 anni e resta nella squadra in qualità di manager.

Nel 2000 vince la Charity Shield, ma la Supercoppa d'Inghilterra sarà il suo ultimo successo. Per alcuni screzi con lo spogliatoio, infatti, il 12 settembre viene esonerato e sostituito da Claudio Ranieri. 

LA LOTTA CONTRO LA MALATTIA E IL RITORNO IN NAZIONALE

Chiusa l'esperienza al Chelsea, Vialli non allenerà più altre squadre. Sposerà invece iniziative per raccogliere fondi per combattere la SLA e si farà apprezzare come opinionista televisivo. Nel 2003 sposa Cathryn, conosciuta durante gli anni al Chelsea, da cui ha avuto 2 figlie, Olivia e Sofia. 

In un momento di grande serenità nella vita del campione, nel 2017 arriva la terribile notizia del tumore al pancreas . L'ex centravanti la terrà inizialmente nascosta, rendendola poi pubblica nel suo libro 'Goals' , in cui racconta 99 storie, fra cui la sua lotta personale alla malattia oggi debellata.

"Ne avrei fatto volentieri a meno. Ma non è stato possibile. - ha detto in un'intervista del 2018 al 'Corriere della Sera' - E allora l’ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio e dalla quale imparare qualcosa. Sapevo che era duro e difficile doverlo dire agli altri, alla mia famiglia. Non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene: i miei genitori, i miei fratelli e mia sorella, mia moglie e le nostre bambine. E ti prende come un senso di vergogna , come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano . Poi ho deciso di raccontare la mia storia e metterla nel libro".

"Ora sto bene, anzi molto bene. È passato un anno e sono tornato ad avere un fisico bestiale. - ha aggiunto scherzando - Ma non ho ancora la certezza di come finirà la partita. spero che  possa servire a ispirare le persone che si trovano all'incrocio determinante della vita".

Gianluca Vialli Gravina Roberto Mancini -Italy

Vialli si è sottoposto a dure terapie e dopo diversi mesi sono arrivati i risultati positivi.

"A dicembre ho concluso 17 mesi di chemioterapia , - ha annunciato ad aprile - un ciclo da 8 e un altro da 9 mesi. Un percorso durissimo dal punto di vista fisico e mentale, anche per uno tosto come me. Gli esami non hanno evidenziato segni di malattia. Sono felice, ma lo dico sottovoce ".

"Normalità significa vedersi di nuovo bene allo specchio e osservare i peli che ricrescono.  Non devo più disegnarmi le sopracciglia a matita . Può sembrare strano, ma in questo momento mi sento più fortunato rispetto a tanti altri".

Vialli è guarito, ha segnato il goal della vittoria. Come a Göteborg il 7 maggio 1990. Al suo fianco, oltre alla sua famiglia, anche l'amico di sempre Roberto Mancini.

" Con Roberto siamo fratelli. Quando hai la stessa età e hai condiviso per tanti anni il campo di battaglia, puoi stare molto tempo senza sentirti, ma il rapporto rimane per sempre ".

La Nazionale ha riunito i due 'gemelli': Vialli, che ha accettato di diventare Capo delegazione nel novembre 2019, è tornato a lavorare di nuovo insieme a Mancini, che riveste il ruolo di Ct. dal mese di maggio del 2018. Insieme proveranno a togliersi quelle soddisfazioni che, con la maglia dell'Italia, da giocatori, hanno avuto solo parzialmente.

Pubblicità