La Masia FC Barcelona 08052011AFP

Viaggio alla Masia: perchè il Barcellona sta smarrendo sè stesso

Ha fornito la base per una delle più forti squadre di sempre. La Masia è diventata sinonimo dell’eccellenza della formazione calcistica, come nessun’altra accademia di calcio al mondo, essendo il fulcro della produzione di talenti del Barcellona. Ma la sua importanza negli ultimi anni è andata via via calando.

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Il simbolo del successo della Masia è stato impersonato a lungo da Pep Guardiola. L’allenatore catalano fu il primo grande talento a uscire da quell’accademia – ora una struttura gioiello all’interno del centro tecnico del club – e successivamente fu in grado di costruire la sua squadra intorno ai prospetti forgiati dalla stessa accademia: Victor Valdes, Carles Puyol, Gerard Pique, Andres Iniesta, Xavi, Pedro e soprattutto Lionel Messi.

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Mentre Guardiola promuoveva senza problemi Pedro e Busquets direttamente dalla terza serie spagnola, Luis Enrique è sempre stato riluttante, con le eccezioni di Rafinha e Sergi Roberto


Era la ricetta perfetta: un allenatore che incarnava alla perfezione l’identità catalana del club, cresciuto nel settore giovanile, in grado di guidare prima il Barcellona B e quindi la prima squadra; e insieme, un gruppo di calciatori formati alla stessa maniera, con la stessa filosofia.

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L’era Guardiola fu caratterizzata da 14 vittorie su 19 trofei disponibili, con la continuità garantita successivamente da Tito Vilanova; il 25 novembre 2012 la Masia visse la sua apoteosi con 11 canterani contemporaneamente in campo per circa un’ora durante una vittoria per 4-0 contro il Levante.

Barcelona Levante La Masia XI 2012Getty

Quello fu l’apice, e quando si raggiunge l’apice, si sa, inizia la discesa. Nei quattro anni successivi le cose sono molto cambiate. Nel 2015 scattò infatti il blocco del mercato per il Barcellona, dopo lo scandalo dei trasferimenti irregolari; i tifosi protestarono con striscioni del tenore di “La Masia non si tocca!”. E Luis Enrique, in un certo senso, ha seguito quel consiglio. Letteralmente.

Perchè mentre Guardiola promuoveva senza problemi Pedro e Busquets direttamente dalla terza serie spagnola, Luis Enrique è sempre stato riluttante in questo senso, con le eccezioni di Rafinha (che conosceva già dai tempi del Celta Vigo) e Sergi Roberto, che però era stato introdotto alla prima squadra già dal Tata Martino.


“La visione del club è cambiata rispetto a prima. Adesso si cercano giocatori forti, non giocatori di talento, e ai provini alla Masia ora senti dire “Che peccato, è troppo piccolo”” 


Luis Enrique ha dato subito la priorità ai risultati e pressochè solo a quelli. La scorsa estate ha preferito mandare in prestito Sergi Samper e Munir El-Haddadi, preferendo investire forte, anche in termini puramente di spesa, su Andre Gomes e Paco Alcacer. Una mossa in netta controtendenza, anche perchè poco aiutata dai risultati. Davvero i due canterani avrebbero fatto così peggio?

La visione del club è cambiata rispetto a prima”, confida a Goal un membro dello staff tecnico della Masia, che ha chiesto l’anonimato – “anche se, tutto sommato, anche il calcio è cambiato”.

Inizialmente la Masia formava calciatori molto tecnici e di taglia piccola, giocatori come Guardiola (inizialmente considerato troppo magro) e successivamente Xavi e Iniesta: una filosofia portata avanti inizialmente da Laureano Ruiz e successivamente da Johan Cruyff. “Hanno sempre voluto avere i giocatori più bravi: non i più forti, i più bravi” sottolinea la nostra fonte anonima.

La Masia XI

Ma questa politica non sembra essere più seguita, se è vero che Luis Enrique – soprattutto quando Iniesta e Busquets non erano disponibili – puntava molto più sui muscoli che sulla tecnica. “Abbiamo insegnato ai giocatori a giocare, a essere leali e, alla fine, a vincere” – sottolinea l’anonimo coach. “Cruyff non ci chiedeva mai il risultato, ci chiedeva sempre come avessimo giocato”.

La vecchia generazione, da Guardiola a Puyol, Xavi, Iniesta, Busquets, Pique, Messi, era stata educata secondo questa filosofia. La generazione che sta per affacciarsi ora è stata cresciuta con una filosofia totalmente differente. “adesso si cercano giocatori forti, non giocatori di talento: il Barcellona B gioca per vincere, schiera giocatori sopra età e questo non è corretto” sottolinea il nostro coach anonimo.

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E’ una giusta osservazione. Dei 21 giocatori del Barcellona B, solo 12 sarebbero eleggibili per una Nazionale Under-21 e due di loro hanno più di 25 anni. Ciò spiega in buona parte come mai la formazione “giovanile” in realtà non riesca più a produrre giovani all’altezza.

Nel frattempo il centrocampo del Barcellona gioca con molti meno fronzoli, come ha sottolineato lo stesso Luis Enrique: “I nostri avversari ci pressano sempre di più, quindi se ci fosse la possibilità di arrivare in porta con soli due passaggi, perchè non farlo?”.

La Masia FC Barcelona 08052011AFP

Sono d’accordo con lui – dice l’anonima fonte – dipende di che tipo di passaggi si tratta, ma è qualcosa che abbiamo visto molte volte nel Dream Team del Barcellona di Romario, Stoichkov e Laudrup. Ma è una tattica rischiosa, perchè significa perdere palla il 90% delle volte: contro squadre che tendono a difendersi e basta, l’essenza del vero Barcellona secondo me deve risaltare”.

E in sostanza, al momento non appare abbastanza. Luis Enrique ha reso l’approccio del Barcellona più diretto e aggressivo, ma la presenza in rosa di Xavi permetteva di ritornare se necessario al passo originario e familiare. Con il suo addio, il declino del centrocampo è apparso evidente, con un fardello lasciato sempre più palesemente sulle spalle di Messi, Suarez e Neymar.

Mentre una volta Messi beneficiava del frutto del lavoro dei migliori prodotti della Masia, adesso sta tenendo in piedi una squadra che non rende più come ai bei tempi. E lo stesso Luis Enrique riconosce che averlo in squadra in questo momento più che mai sia una fortuna.

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Speriamo di poter dipendere da Messi per molti anni ancora” si è lasciato sfuggire Luis Enrique recentemente. Tutti i tifosi del Barcellona sottoscriverebbero. Il problema è un altro: non c’è un altro Messi alla Masia, così come non c’è un altro Xavi. E se anche ci fossero, non riuscirebbero a emergere perchè la Masia predilige ora giocatori forti fisicamente, piuttosto che tecnici.

Ai provini alla Masia adesso senti dire “Che peccato, è troppo piccolo”” conclude con una punta di amarezza il nostro anonimo coach. Questa è la cruda realtà del club catalano, che in maniera abbastanza incredibile, sembra aver dimenticato la propria essenza, ciò che l’ha reso unico al mondo.

(traduzione a cura di Federico Casotti)

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