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Monchi giocatore, un modesto portiere: l'ammirazione per Dasaev, l'orologio di Maradona e il ritiro a 30 anni

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Tutti lo conoscono come valido dirigente molto abile sul calciomercato. Ma prima di diventare un affermato direttore sportivo, noto anche in Italia per aver lavorato per un periodo con la Roma e per esser stato colui che che chiese a Francesco Totti di ritirarsi,  Ramón Rodríguez Verdejo, al secolo 'Monchi', è stato un portiere che ha speso l'intera sua carriera professionistica nel Siviglia.

Dopo aver ricoperto per anni il ruolo di portiere di riserva, allenandosi con campioni come Tony Polster, Davor Suker e Diego Armando Maradona, l'estremo difensore andaluso ha disputato alcune stagioni da titolare, fra cui quella della retrocessione in Segunda División nel 1996/97 e della promozione nella Liga nel 1998/99, stagione dopo la quale ha deciso di ritirarsi dal calcio giocato per dei problemi ad una spalla.

IL SAN FERNANDO E IL PROVINO INTERROTTO CON IL REAL 

Monchi nasce a San Fernando, città di poco meno di 100 mila abitanti della Comunità autonoma dell'Andalusia, non distante da Cadice, il 20 settembre 1968. Cresce nel quartiere operaio di San Carlos in una famiglia umile: suo padre fa il tornitore nell'industria navale locale, mentre sua madre è casalinga.

Inizia a giocare a calcio nel suo quartiere, spesso con ragazzi più grandi di lui, che decidono spesso di metterlo in porta: nasce così la predilezione dello spagnolo per il ruolo di portiere. Intanto è molto bravo a scuola, dove prende ottimi voti. A 11 anni entra a far parte di una squadra locale, l'Aguila, e inizia il suo cammino nel mondo del calcio, che lo porterà al San Fernando e a sostenere un provino con il Real Madrid.

"In ogni ricordo della mia infanzia c'è un pallone. - ha raccontato nel 2017 in un'intervista al giornalista freelance spagnolo Albergo Gallego - Una strada, un campo ricavato in qualsiasi posto e amici giocando a calcio. Era solo un divertimento. Poi la Scuola calcio e la prima squadra che mi ha tesserato. Ho iniziato a giocare in una squadra chiamata Aguila. Dopo un anno passai al San Fernando, la squadra della mia città". 

Il San Fernando assorbe tutta la passione calcistica del giovane portiere, che ci milita fino ai 20 anni. Nel 1988 per Monchi sembra presentarsi l'occasione che sempre aveva sognato: il Real Madrid lo convoca per sostenere un provino con l'allora squadra 'B', guidata da Vicente Del Bosque. 

"Non ero convinto di andare a fare quel provino, - rivelerà Monchi a 'Fox Sports' nel 2018 - io militavo nel San Fernando e in quei giorni la mia squadra si giocava la promozione in Terza divisione". 

Monchi inizia il provino e chiede una risposta al Real Madrid dopo due giorni, ma il risultato è che Monchi può tornare a casa, ma il suo passaggio ai Blancos non si concretizzerà.

"Dopo tre giorni - ricorda il futuro D.s. - andai via per andare a giocare con la mia squadra. In quel momento era importante difendere la squadra della mia città. Vincemmo 0-1...".

L'APPRODO AL SIVIGLIA: IL MITO DASAEV E L'OROLOGIO DI MARADONA

Il caso vuole che a vedere la partita del San Fernando ci sia anche il direttore delle Giovanili del Siviglia: accade così che nel giro di poche ore dalla Casa Blanca Monchi si ritrova nella Seconda squadra del club andaluso. Inizia così, in modo quasi inaspettato, la sua avventura con il club della sua vita. 

"Il lunedì seguente al provino firmai con il Siviglia. - ricorda l'attuale D.s. dei Rojiblancos - Con i Nervionenses ho fatto due stagioni nelle giovanili, nove in prima squadra, una da team manager e poi diciassette-diciotto da direttore sportivo".

Nel 1988 Monchi entra così a far parte della Squadra B degli andalusi, nello stesso anno in cui sbarca in Prima squadra il portiere sovietico Rinut Dasaev, iconico estremo difensore degli anni Ottanta, soprannominato 'La Cortina d'Acciaio' e considerato uno dei migliori al Mondo.

L'ex Spartak Mosca lavora fianco a fianco in allenamento al giovane spagnolo, e in lui scatta subito una profonda ammirazione per la classe del collega, che diventa inevitabilmente il suo modello.

"Per me - dirà in un'intervista realizzata a Trigoria con il giornalista freelance spagnolo Alberto Gallego - è stato il migliore della storia. Tecnicamente era perfetto. Capacità di bloccare, slancio… Praticamente non andava mai per terra perché aveva un senso della collocazione e dei piedi strabilianti. Oggi il gioco coi piedi è molto richiesto nei portieri, ma all'epoca era qualcosa di unico".

Monchi, che difende la porta del Siviglia 'B', facendosi le ossa nelle categorie inferiori, sogna di ripercorrere le gesta del suo mito, il quale però, a causa di alcuni problemi fisici e della dipendenza dall'alcool, conosce un periodo di profonda crisi proprio in Andalusia. Nel 1990/91 il sovietico diventa il quarto straniero in rosa, visto che il club ha acquistato Zamorano, Polster e Bengoechea, e non gioca più gare ufficiali: caduto in depressione, a fine anno terminerà di fatto precocemente la sua carriera.

Al suo posto il Siviglia punta su Juan Carlos Unzué, acquistato nel 1990 dal Barcellona, ma a 22 anni c'è spazio anche per Monchi, che nel frattempo è stato promosso in Prima squadra. Dopo esser stato in panchina nel match casalingo con il Barcellona del novembre 1990, Ramón debutta nella Liga il 13 gennaio 1991 allo Stadio Atotxa di San Sebastián contro la Real Sociedad.

L'estremo difensore di San Fernando, mandato in campo dal tecnico Vicente Cantatore, è però molto sfortunato: dopo soli 3 minuti si lussa un dito della mano. Tuttavia stringe i denti, si rifiuta di lasciare il campo e finisce la partita. Alterna belle parate ad alcuni errori, e dopo il vantaggio firmato dall'austriaco Polster, ha responsabilità sul goal del pareggio dei baschi, arrivato allo scadere del primo tempo con Aldridge.

In quella prima stagione da professionista, Monchi gioca da titolare altre 6 volte in primavera, fra marzo e aprile: in casa contro il Tenerife (2-2), l'Osasuna (vittoria per 2-1) e l'Atletico Madrid (1-1), fuori casa contro Athletic Bilbao, Sporting Gijón e Barcellona (3 sconfitte). Con i catalani rimedia pure un'espulsione dopo 37 minuti per fallo da ultimo uomo su Beguiristain lanciato a rete. Con lui fra i pali il bilancio per il Siviglia è poco lusinghiero: una sola vittoria, 2 pareggi e ben 3 sconfitte, con una prestazione disastrosa a Gijón.

Ramón ha buoni mezzi fisici, sta bene nello spogliatoio, ma anche limiti evidenti sul piano tecnico.  Per questo diventa il dodicesimo del Siviglia, ruolo che caratterizzerà gran parte della sua carriera da estremo difensore. Nel 1991/92, con l'allenatore uruguayano Victor Espárrago, non gioca nemmeno una gara ufficiale. Stessa cosa nel 1992/93, quando alla guida dei Rojiblancos approda l'argentino Carlos Bilardo.

Monchi Sevilla Sport directorGetty Images

Quest'ultima sarà comunque una stagione di grande crescita personale per Monchi, che all'ex Ct. dell'Argentina 'ruba' la maniacalità nel valutare ogni dettaglio nel suo lavoro, e ha modo di conoscere e allenarsi accanto a Diego Armando Maradona: il numero 10 sceglie di giocare col Siviglia dopo la squalifica per doping che ha segnato la fine del suo rapporto con il Napoli.

"L'arrivo di Bilardo mi diede innanzi tutto l'opportunità di giocare un anno con Maradona e di conoscerlo come persona.  - dichiarerà l'ex portiere - Viaggiammo molto per il mondo giocando amichevoli, era strano per una squadra che non era abituata a viaggiare. E poi la fortuna di essere allenato da Bilardo, che mi ha segnato molto non solo nel calcio ma proprio nella vita. Ciò che oggi sono e ciò che faccio l'ho appreso da lui: l'importanza data ai piccoli dettagli. Ci sono spesso cose che riteniamo secondarie, spesso lasciate a lato, che invece se curate e valorizzate diventano importanti. Su questo sono un po' ossessivo. Carlos è uno che non lasciava nulla all'improvvisazione: io cerco di essere così".

"Diego era un buono. - dirà Monchi sul Pibe de Oro - Buono soprattutto con le persone vicine a lui. La prima volta che l'ho visto pensai: 'Chissà se mi saluterà, chissà se mi parlerà'. Io ero stato uno degli ultimi ad arrivare nello spogliatoio del Siviglia, ero secondo portiere e con lui nacque un rapporto magnifico. Scoprii che era una bellissima persona e che la sua personalità non risentiva della sua enorme figura".

Monchi e Maradona diventano amici e si vedono spesso la mattina presto per fare assieme delle lunghe passeggiate.

"Abbiamo costruito il nostro rapporto così. - racconterà il D.s. del Siviglia a 'Fox Sports' - Non potevamo uscire in orari normali, così uscivamo presto. Io dormivo poco e mi piaceva: un po' per egoismo, raccontandogli la storia della città, e un po’ per piacere personale nell’incontrare il migliore al mondo".

Ad una di queste passeggiate è legato uno degli aneddoti più gustosi della carriera da calciatore di Monchi.

"Una volta, durante una passeggiata a Barcellona, indossai un orologio falso, un Rolex, - ha svelato al programma 'Informe Robinson' su 'Movistar +' - e quando Diego scoprì che si trattava di un’imitazione mi invitò a casa sua per darmi un Cartier. 'Ecco, adesso hai un bell’orologio. - mi disse - Non devi indossarne uno falso’. In campo da noi non è mai stato al 100%, ma ha mostrato un calcio che ha incantato tutti. Poter stare nel suo stesso spogliatoio per me è stato un sogno".

La carriera di Monchi portiere prosegue sotto la guida tecnica di Luis Aragonés, tecnico del Siviglia nel biennio 1993-95 in cui ha anche la soddisfazione di avere come preparatore dei portieri Dasaev, il suo grande idolo, che, ripresosi dal momento difficile, era tornato a lavorare con il club andaluso.

Le presenze in campo continuano tuttavia ad essere poche: 2 in campionato e 2 in Coppa del Re nel 1993/94, zero nell'annata successiva. È in questo periodo che, probabilmente, il portiere accetta di essere solo un comprimario del calcio. Visto il tempo a disposizione, decide di proseguire gli studi e si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza di San Fernando. Conseguirà poi la laurea a Siviglia, senza tuttavia mai esercitare la professione di avvocato.

Spesso il Monchi D.s. dirà che se avesse incontrato il Monchi calciatore gli avrebbe consigliato di concentrarsi sugli studi, lasciando perdere il calcio. Il portiere deciderà invece di non trascurare la carriera calcistica, e anche da Aragonés imparerà molto.

"Ho sempre detto che a livello tattico è stato il mio miglior allenatore. - affermerà - Quello che mi ha insegnato di più e quello che capiva meglio come giocava la squadra. Bilardo è stato il mio maestro a livello umano, a livello tattico il maestro è stato sicuramente Luis".

L'AMICHEVOLE CON LA LAZIO E GLI ULTIMI ANNI DA TITOLARE

Un po' a sorpresa, gli ultimi anni della carriera da portiere di Monchi, lo vedono in campo più di frequente di quanto non avesse fatto fino a quel momento: nel 1995/96, stagione tribolata con cambio di allenatore (Juan Carlos Alvarez subentra a Toni), l'estremo difensore di San Fernando disputa 18 partite.

Ad agosto del 1996 scende anche in campo all'Olimpico di Roma in un'amichevole estiva contro la Lazio in cui è protagonista. I tempi regolamentari si chiudono sull'1-1 con i goal di Rambaudi e Carlos, e i due portieri sono decisivi per stabilire la vittoria ai calci di rigore. Mentre Marchegiani sbaglia dagli undici metri per i biancocelesti, colpendo il palo, lui trasforma dal dischetto e regala il successo ai suoi per 9-8.

Fra le 18 presenze in campionato spicca quella del Calderón contro l'Atletico Madrid del Doblete: Monchi disputa una prestazione di alto livello, mantenendo la porta andalusa inviolata e consentendo alla sua squadra di imporsi 0-1. Il portiere si guadagna il soprannome di 'Leone di San Fernando'.

L'anno seguente diventa titolare, quando sotto la guida di José Antonio Camacho, gli andalusi conoscono l'amarezza della retrocessione in Segunda División.

Ormai ventottenne, fa da chioccia ad una nuova generazione di talenti che si affacciano alla Prima squadra.

"José Mari, Marchena, Luque... Fanno parte di una generazione arrivata in un periodo sfortunato. - dice Monchi - La retrocessione e i problemi economici fecero sì che questi giocatori, che avevano vinto la massima competizione giovanile nazionale, non potessero esprimersi al meglio. Storicamente la cantera del Siviglia ha sempre fornito giocatori di ottimo livello".

Nel 1998/99 è ancora titolare, nell'anno della promozione nella Liga, ed è protagonista di un'altra grande gara nello spareggio decisivo con il Villarreal.

IL RITIRO PRECOCE A 30 ANNI

Anche grazie a lui il Siviglia è di nuovo nel massimo campionato. Da qualche mese però  i problemi ad una spalla non gli danno tregua. I tifosi lo convincono a continuare anche nella stagione successiva, ma durante il ritiro estivo del 1999, a soli 30 anni, Monchi alza bandiera bianca e decide di ritirarsi dal calcio giocato .

"El 'Profe' Ortega mi ha cambiato la mentalità. - affermerà - Ha introdotto professionalità nell'alimentazione, nella cura e nel peso che non avevo mai visto. Io 'casualmente' persi otto chili nei sei mesi in cui ci fu lui. Quando mi ritirai ero in formissima: avevo già deciso di farlo per i problemi alla spalla, ma fisicamente ero a un livello altissimo".

"Nel Siviglia dei miei inizi c'erano ottimi giocatori, soprattutto in attacco. Prima Toni Polster, che per me è stato uno dei migliori attaccanti della storia del Siviglia, poi Ivan (Zamorano) e Davor (Suker), ma anche Simeone, con cui ho giocato due anni. Per me era un sogno fatto realtà condividere lo spogliatoio con calciatori di tale livello. Ho anche avuto la sorte di avere grandissimi allenatori: Cantatore, Esparrago, Bilardo e il compianto e grande Luis Aragones… Quella da portiere è stata una tappa della mia vita che dal punto di vista sportivo è rimasta un po' nascosta, ma che mi ha fatto vivere esperienze uniche e splendide".

Dopo una modesta carriera da portiere, ad attenderlo c'era una carriera di successo come direttore sportivo, ruolo che avrebbe iniziato a ricoprire da subito lanciando in prima squadra una nidiata di nuovi talenti come Sergio Ramos, Antonio Reyes, Jesus Navas, Diego Capel e Alberto Moreno e che un giorno lo avrebbe portato a fare anche una breve parentesi italiana con la Roma prima di fare ritorno in Andalusia.

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