Neil Lennon Scott Brown Celtic 2019-20Getty Images

Lennon scuote la testa: "I giocatori ora sono animali in gabbia"

La quarantena da tre settimane, un mese, pochi giorni, a seconda del paese di cui stiamo parlando. Ognuno la vive diversamente, chi in maniera naturale e chi decisamente negativamente, come plausibile e ovvio. In casa Celtic, i giocatori sono come animali in gabbia.

Parola di Neil Lennon, tecnico della squadra scozzese scesa in campo in Europa League prima dello stop della competizione e del torneo interno, a pochi giorni guarda caso dell'Old Firm. Il Derby più sentito del Regno Unito sembra oramai un ricordo lontano, anche se vicino. La mente comincia a fare brutti scherzi.

Il Celtic poteva contare su tredici punti di vantaggio sul Rangers, ma ora sono enormi i dubbi riguardo al proseguo o annullamento della stagione. Lennon non sa che pesci pigliare come il resto d'Europa e del mondo, in attesa che tutto torni come prima, tra settimane o mesi.

Intervistato dalla BBC, Lennon non usa giri di parole:

"I miei giocatori sono come animali in gabbia. Sono uomini giovani e in forma abituati ad un modo di vivere quasi da reggimento. La loro routine è allenarsi e giocare. Tutto questo è andato. Alcuni di loro cucineranno per se stessi per la prima volta nella loro vita".

Prima la realtà delle cose, poi il problema psicologico:

"Il cambiamento può mettere a dura prova. Sono abituati all'intensità e all'improvviso non c'è. Siamo molto consapevoli della salute mentale di questo caso. Dobbiamo tutti mantenere il nostro benessere in ordine".

Glasgow è un puntino nell'universo cristallizzato del coronavirus:

"Finché posso uscire e fare un po 'di esercizio per la mia tranquillità, allora sto bene. Il silenzio è assordante quando esci a fare una passeggiata. Tutto è deserto. Dobbiamo solo andare avanti come meglio possiamo. Siamo tutti nella stessa barca. Mi manca davvero il calcio. Mi mancano i giocatori, lo staff, i match, il colore, il rumore, ma non è male per un momento apprezzare ciò che hai".

Fermarsi per poi ripartire, ancora più consapevoli di cosa rappresenti il calcio e la folla:

"Penso che il calcio significherà molto di più per molte persone quando tornerà. Ora torniamo alle nostre radici, torniamo alla vita della comunità con le persone che si guardano l'un l'altro, forse eravamo andati via da questo mondo. Ciò che sta accadendo è tragico, ma tutti si stanno riunendo per cercare di superarlo e questo è geniale".

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