Bergkamp Newcastle GFX

L'iconico goal di Bergkamp al Newcastle: il colpo di genio di un artista

È il 2 marzo 2002. L’Arsenal è di scena al St. James’ Park di Newcastle nella partita che vale per la 28ª giornata di Premier League. I Gunners stanno inseguendo il Manchester United, primo della classe e si giocano uno scontro diretto delicatissimo contro i Magpies di Sir Bobby Robson, che a quella partita ci arrivano come secondi classificati con 55 punti. L’Arsenal parte un punto dietro, a 54. La squadra di Wenger, che già a gennaio è stata in testa per tre giornate, non vive un momento facile in termini di infortuni. La difesa è a pezzi: ci sono fuori Martin Keown, Tony Adams e Ashley Cole. Per la sfida di Newcastle danno forfait anche Giovanni van Bronckhorst, Ray Parlour e soprattutto Thierry Henry. In più, è infortunato anche Freddie Ljungberg. Wenger fa i conti con una rosa falcidiata dai problemi fisici. Lauren e Kanu sono appena tornati dalla Coppa d’Africa. Nelle ultime due partite contro Everton e Fulham - nelle quali sono arrivate due vittorie che hanno permesso ai Gunners di rimanere in scia - non è stato a disposizione neanche Dennis Bergkamp, tornato in salute per lo scontro diretto.

Nel Tyne&Wear Wenger si affida a tante seconde linee: addirittura lettone Stepanovs in difesa, Luzhny, Grimandi a centrocampo. Più l’olandese non volante in attacco, in coppia con Wiltord. La profondità della rosa dei Gunners è notevole. Anche se la partita è estremamente delicata. A metterla in discesa dopo un inizio di grande sofferenza ci pensa proprio il numero 10, all’11’ di gioco, con una giocata che è destinata a rimanere negli annali del calcio.

Bergkamp Newcastle ArsenalGetty Images

Lo stesso Bergkamp inizia l’azione dalla sua metà campo, come fa in molte occasioni, aprendo sulla sinistra per Robert Pirès. Il francese punta il suo diretto avversario, mentre al centro proprio l’olandese taglia chiamando palla alle spalle del diretto marcatore Jenas, che arriva in ritardo. Il passaggio in diagonale di Pirès taglia fuori la difesa, arriva preciso preciso al limite dell’area, dove è arrivato Bergkamp, che però è un po’ in anticipo. Tra lui e la porta c’è soltanto Nikolaos Dabizas, difensore greco che due anni più tardi sarebbe diventato campione d’Europa con la selezione ellenica.

L’olandese osserva la situazione e in una frazione di secondo concepisce mentalmente una giocata che è destinata a rimanere per sempre nella storia del calcio. Si gira spalle alla porta, controllo orientato di sinistro. Probabilmente “il controllo orientato” per definizione. Dabizas vede la palla soltanto all’ultimo passare alla sua destra, si gira per guardarla senza capirci sostanzialmente nulla. Bergkamp, intanto, vira e gli passa a sinistra con un’innata leggerezza. In una frazione di secondo, senza nemmeno capire come, il greco si ritrovare alle spalle l’olandese ancora con il pallone tra i piedi. Bergkamp non ha neanche bisogno di aggiustarsi il pallone, perché ce l’ha lì, esattamente dove lo voleva mettere.

A quel punto lo difende con il corpo dal disperato tentativo del greco di recuperare, poi apre il piattone destro per appoggiare delicatamente alle spalle di Shay Given. Che con tutta probabilità ci capisce ancora meno di quanto abbia fatto Dabizas, che si trovava sì in una buona posizione per difendere, ma si è trovato spiazzato da un movimento troppo veloce e illeggibile anche soltanto per riuscire a fare fallo. Un colpo di genio, come lo stesso difensore greco lo ha definito in un’intervista al ‘Daily Mail’.

“Sono orgoglioso di essere stato parte di quel goal. È stato un colpo di genio. Non mi sono sentito umiliato, sono stato parte di qualcosa partorito da una grande mente del calcio. Per quel goal mi riconoscono ovunque. Purtroppo non sono stato l’attore protagonista, ma soltanto un personaggio secondario. Ma sono queste giocate che rendono il calcio speciale. Perché dovrei sentirmi in imbarazzo? Alzo le mani. Non potevo farci nulla”.

Il goal è fondamentale per sbloccare il risultato. A ridosso della fine del primo tempo Sol Campbell firma il raddoppio e il definitivo 0-2 con cui l’Arsenal opera il sorpasso, sale al secondo posto. Andrà a prendersi il titolo. Quella sui Magpies è la terza di una serie di 13 vittorie consecutive, decisive per il trionfo. Con la festa che si consumerà proprio a Old Trafford alla penultima giornata. Il merito, però, è soprattutto di quel goal di Bergkamp. Tanto bello quanto fondamentale, come ha evidenziato lo stesso olandese in un documentario che ha raccontato quella stagione dell’Arsenal, chiusa con il double Premier-FA Cup.

“Pensavo che la partita in trasferta contro il Newcastle fosse fondamentale, stava facendo bene in quella stagione. Noi volevamo essere i campioni e nessuno si aspettava che in quella partita riuscissimo a prendere i punti in quella situazione. E segnare il primo goal della squadra in quel momento è stato importantissimo, in quel modo… Uno dei miei goal più importanti”.

Poi, il racconto passo per passo del goal, che Bobby Robson si è limitato a definire “molto intelligente”, mentre i giornali nei giorni successivi parlarono di illusionismo e magia.

“Ho ricevuto palla da Robert, mi ha servito dalla fascia verso l’interno. Ho pensato che la palla fosse un po’ troppo arretrata rispetto a come mi trovavo, quindi ho dovuto girarmi per controllarla, toccarla oltre il difensore. Poi il modo più veloce per arrivare di nuovo sulla palla era girarsi da quella parte anziché dall’altra. È stato abbastanza speciale, forse strano, forse bello. Ma per me era l’unica opzione e la più veloce per arrivare con la palla davanti alla porta. E alla fine si è trattato di mettere la palla dove il portiere non potesse arrivare. La giocata forse non è stata perfetta, ma ha funzionato”.

Dennis Bergkamp ArsenalGetty Images

A distanza di oltre 20 anni, qualcuno sostiene che la giocata di Bergkamp non sia stata volontaria fino in fondo. Alcuni pensano che si sia trattato di un controllo sbagliato dal quale poi l’olandese ha recuperato brillantemente. A ‘FourFourTwo’ lo stesso attaccante ha affermato che la giocata è stata sì intenzionale fino in fondo e anche cercata, specialmente perché già provata.

“Dopo quel goal in molti mi chiedevano se fosse stata una giocata intenzionale. Sinceramente non capivo cosa intendessero, così mi son messa rivederlo per capire il senso della domanda, chiedendomi cosa avesse visto la gente. Poi effettivamente ho rivisto le immagini e mi sono reso conto del fatto che la giocata potesse sembrare involontaria. Ma non è così, tutt’altro. Il passaggio di Pirès era corto, ma io nel frattempo avevo già deciso di voler superare il difensore con un solo tocco, di modo da potermi trovare facilmente di fronte alla porta. Ho deciso all'ultimo istante cosa fare, succede spesso ai giocatori, soprattutto quelli che fanno goal”.

Chi invece non si è stupito e non ha mai dubitato è Arsène Wenger, che per anni ha avuto il privilegio di ammirare l’olandese in allenamento ogni giorno. Anche se il suo sorriso nell’immediato post partita lasciava trasparire tutt’altro.

“È stato un goal alla Dennis Bergkamp. Non se ne vedono molti così, è stato incredibile. Gli ho detto che un giorno quando faranno una raccolta di tutti i suoi goal sarà fantastico, perché segna tanti goal e tutti meravigliosi”.

In effetti, con il senno di poi, possiamo dire che è stato davvero così. Anche se lo stesso Bergkamp sostiene che il suo goal più bello sia quello segnato con l’Olanda all’Argentina al Mondiale del 1998, la sua giocata contro il Newcastle è ancora una delle più apprezzate di sempre.

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