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Goal Economy - Le mani di Elliott sul Milan e una partita molto più ampia

Bellinazzo

Paradossalmente, le funeree notizie che giungono da Oriente e da Occidente sulle sorti finanziarie di Yonghong Li , l’uomo d’affari cinese con passaporto di Hong Kong a cui è stato permesso di acquistare il Milan, secondo brand calcistico della Serie A, pagando i 520 milioni (oltre i 220 milioni di debiti) grazie a prestiti e pagamenti provenienti da paradisi fiscali, per i tifosi del Milan devono ritenersi quasi rassicuranti .

Prima si farà chiarezza sulle disponibilità economiche del proprietario del club rossonero, prima si potrà intraprendere un percorso virtuoso di rifondazione, essendo consapevoli, come rilevato in questa rubrica da tempi non sospetti, che la vera garanzia per tutti è la presenza di Elliott .


La vera garanzia per il Milan è la presenza del fondo Elliott, che sta per prestare a Li altri 35 milioni di € per far fronte alle spese correnti


Il fondo Usa che ha prestato 303 milioni al Signor Li per completare il closing un anno fa, con ogni probabilità la prossima settimana ne garantirà altri 35 per un aumento di capitale già deliberato e necessario per far fronte alle esigenze di cassa . Fornire ossigeno finanziario è indispensabile per non incappare in sanzioni che aggraverebbero la posizione della società agli occhi della Uefa in vista del settlement agreement di prossima sottoscrizione, dopo il rifiuto del voluntary nello scorso autunno.

Yonghong Li Milan Serie AGetty Images

Il debito verso Elliott salirà così a 400 milioni, considerati gli interessi tra il 7 e l’11% . Questa è anche la soglia fisiologica a cui il prestito, che scade nell’ottobre 2018, può aumentare. Sopra questo livello infatti per Elliott sarebbe più complicato rivendere con profitto la società e i suoi beni, attualmente in pegno, una volta entrato in possesso. Per il fondo di Paul Singer - che fa questo di mestiere e così ha costruito le sue fortune - non sarebbe un problema trovare un acquirente per il club a 450/500 milioni. Più arduo sarebbe piazzare il Milan a 600 milioni , date le circostanze. Non a caso Elliott ha già fatto sapere ai dirigenti rossoneri di essere disponibile a “supportare” il club nell’incontro che ai primi di aprile avrà con l’Uefa.


Per Elliott è cruciale mantenere la soglia del prestito intorno ai 400 milioni di €: oltre quella cifra, diventerebbe difficile per il fondo riuscire a trovare un acquirente e rivendere il club con profitto


Certo, da qui a ottobre anche il signor Li potrebbe saldare il suo debito con Elliott. Ma le sue difficoltà nel reperire soldi dimostrano quanto i suoi conti e la sua affidabilità siano ormai in conclamato rosso . Come dimostra la notizia non smentita dell’ ennesimo prestito contratto da Yonghong Li con una finanziaria delle isole Cayman (che ha in pegno una delle holding del Milan con sede alle Isole Vergini) per alcuni milioni di euro per i quali ha accettato un interesse del 24% in cambio della proroga del finanziamento e facendosi garantire dalla moglie.

Yonghong Li MilanGetty

Il Corriere delle Sera conferma che il tribunale del popolo di Shenzhen ha ufficialmente dichiarato fallita la Jie Ande, sulla quale pendeva una richiesta di liquidazione per bancarotta da parte della Banca di Guangzhou. Il Signor Li è stato ritenuto responsabile del dissesto, e al suo posto è stato nominato commissario liquidatore un avvocato dello studio legale Jindu di Pechino. La cosa grave è che la Jie Ande, principale azionista con l’11,4% di un’azienda quotata alla Borsa di Shenzhen, era se non la cassaforte del proprietario del Milan, quantomeno un asset fondamentale del suo patrimono, insieme a quote di complessi immobiliari e miniere di fosforo, e appena un anno fa era già stata oggetto di una procedura esecutiva in Cina.


Oltre alla salvezza del Milan, Elliott sta puntando a ridurre il potere di interdizione di Vivendi nei confronti di Telecom. E Vivendi è il grande nemico di Silvio Berlusconi...


In questo scenario fosco c’è da chiedersi chi possa dare ulteriormente credito al signor Li e finanziarlo con altri soldi . Con quali garanzie? Ecco che l’opzione Elliott, con la successiva vendita a un proprietario più solido, prende sempre più corpo. È singolare poi come in questi mesi Elliott stia giocando due partite apparentemente distanti ma entrambe nevralgiche per l’impero di Silvio Berlusconi. Da un lato quella “sportiva” legata alla salvezza del Milan. Da un altro alto quella industriale con la battaglia intrapresa per la governance di Telecom Italia. Elliott punta a ridurre il potere di interdizione nella telco ex monopolista di Stato del colosso francese dei media Vivendi, grande nemico di Fininvest da quando ha strappato l’accordo per la cessione di Premium e cercato di scalare le tv del Biscione.

Se Singer riuscisse davvero a scalfire il traballante impero di Bollorè aprendo la strada all’antico sogno di Berlusconi di un’integrazione tra Tim e Mediaset, allora chissà che in cambio lo stesso Berlusconi non possa togliere le castagne dal fuoco a Elliott riprendendosi l’amato Milan . Chiudendo il cerchio. Ma qui entriamo nell’orbita della fanta-finanza...

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