Jorginho Italia Euro 2020Getty

Fuori dal progetto Ventura, leader con Mancini: la crescita di Jorginho

Rincorsa, saltello, uno sguardo al portiere e palla in buca d'angolo. Uno schema precisissimo, scandito. Una sequenza che ha permesso all'Italia di sormontare l'ostacolo Spagna e di volare in finale a Euro 2020. In tutto questo c'è la firma di Jorge Luiz Frello Filho, o più semplicemente, Jorginho.

L'esecuzione impeccabile dal dischetto del calciatore del Chelsea ha schiuso le porte della finalissima agli Azzurri che, adesso, sognano in grande con il loro 'play' in maglia numero 8. Da quando è salito al timone della Nazionale italiana, Roberto Mancini, del centrocampista ex Napoli non ha saputo più farne a meno.

31 i gettoni di presenza inanellati sotto i dettami tattici del Ct jesino, capace di farne un perno all'interno dell'intelaiatura del suo 4-3-3. Un imprescindibile. E prestazioni alla mano si intuisce facilmente il perché. Ad una cifra tecnica di livello altissimo, Jorginho ha saputo abbinare dosi di personalità che si sono fatte via via più massicce ogni qualvolta che la posta in palio si alzava.

Jorginho, Italy, Euro 2020Getty

Quello che stiamo ammirando oggi è un calciatore che, alle porte dei 30 anni, ha raggiunto una maturità pressoché totale. Mai in imbarazzo in cabina di regia, ogni pallone recapitatogli è un sicuro investimento. Da abile tessitore della manovra è lievitato anche dal punto di vista della capacità di giocare in ampiezza ad un ottimo apporto anche in fase di non possesso. In soldoni, un centrocampista completo.

E a Euro 2020, la definitiva consacrazione, non è stata altro che la logica conseguenza di questo percorso di crescita. E lui da leader silenzioso si è caricato sulle spalle il gruppo ergendosi a vero e proprio fulcro di un gruppo arrivato ad un passo dal traguardo europeo. E pensare che la storia a tinte azzurre di Jorginho ha rischiato di chiudersi prima ancora di iniziare nel biennio precedente al nuovo corso manciniano.

Riavvolgendo il nastro al 2017 - un anno dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana per via delle origini venete della famiglia - Jorginho non era quasi mai stato preso in considerazione dall'all'ora commissario tecnico Giampiero Ventura, il quale non aveva esitato nel definire Jorginho, in quel momento, come una pedina non adatta al suo scacchiere:

"Jorginho? Lo ritengo uno dei migliori interpreti del suo ruolo di metodista. Per come stiamo giocando ora non c'è un ruolo per lui ma se un domani avremo la necessità di giocare con il metodista verrà sicuramente preso in considerazione".

Una bocciatura, senza mezzi termini. Il tutto a precedere il naufragio azzurro che sfocerà nel mancato approdo ai mondiali di Russia 2018 con conseguente calata del sipario sul breve ciclo dell'ex allenatore del Torino. Proprio la notte da incubo di San Siro contro la Svezia - dove paradossalmente Jorginho giocò da titolare - rappresentò il punto più basso ma allo stesso tempo un'occasione da convertire su frequenze positive per provare a riscrivere la propria storia in salsa tricolore.

MATTEO PESSINA JORGINHO DOMENICO BERARDI ITALY 06072021Getty Images

Detto fatto, dunque. Jorginho ha risposto presente. Ha sposato appieno l'idea di calcio di Mancini e da quasi epurato si è ritrovato ad illuminare la tratta di una nazionale che dal 2018 macina gioco, vittorie e consensi. La speranza è che domenica sera a Wembley si possa mettere la proverbiale ciliegina sulla torta.

Jorginho, dal canto suo, campione d'Europa lo è già dopo la Champions vinta con il Chelsea un paio di mesi fa. Il bis in chiave continentale lo proietterebbe nel firmamento azzurro e non solo. Con un pensierino, neanche troppo velato, al Pallone d'Oro.

Pubblicità