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Deco, l'artista degli assist che ha vinto due Champions League con Porto e Barcellona

"Nel Mondo soltanto Figo ha la sua classe" - José Mourinho su Deco.

Artista dello stop e degli assist e maestro del dribbling, vederlo giocare era uno spettacolo nello spettacolo per i tifosi, che gli dedicavano spesso cori personalizzati. Grazie alla sua classe sopraffina, Anderson Luís de Souza, per tutti semplicemente 'Deco', nato e cresciuto in Brasile, ha saputo affermarsi in Europa, dove è diventato un giocatore chiave del Porto di Mourinho e del Barcellona di Rijkaard poi, conducendo entrambe alla vittoria della Champions League.

Snobbato dal Brasile e presa la nazionalità portoghese, è fra le stelle dei lusitani che conquistano la finale di Euro '04 ma perdono la finale del torneo continentale contro la Grecia. Gioca anche con il Chelsea in Inghilterra e con il Fluminense in Brasile, ottenendo nuovi successi. Ma la fragilità delle sue fibre muscolari lo porta ad avere un numero infinito di infortuni, e a maturare la decisione del ritiro all'età di 36 anni.

DAL BRASILE AL PORTOGALLO

Anderson Luís de Souza nasce a São Bernardo do Campo, nello Stato di San Paolo, il 27 agosto 1977. Fin da piccolo gli viene dato il soprannome di Deco, che si porterà dietro per tutta la vita.

"Deco è per me come un soprannome. - rivelerà ad 'AS' - Tutto è iniziato quando avevo un anno. Uno zio decise di chiamarmi così e finii per essere chiamato in questo modo. La cosa positiva è che mi è piaciuto e mi è rimasto". 

La carriera calcistica di Deco comincia nel suo Paese natale, il Brasile, visto che il talentuoso centrocampista offensivo inizia il suo percorso nel mondo del calcio con le Giovanili del Nacional Atlético Clube di San Paolo.

Ci gioca dai 6 agli 8 anni, per poi trasferirsi al Corinthians. Con il Timão partecipa alla Copa São Paulo de Futebol Júnior, dove viene notato dagli emissari del Benfica e in particolare da Toni. Dopo il debutto nella Serie A brasiliana a 18 anni, passa al Centro Sportivo Alagoano.  Qui, insieme ad Adriano Gabirú, a 19 anni conquista il Campionato statale alagoano.

È il 1997, e il Benfica decide di formalizzare il suo interesse per il ragazzo con un'offerta al CSA. Deco approda così in Europa assieme al suo connazionale Caju per una cifra corrispondente a 4 milioni di euro attuali, ma viene girato subito in prestito all'Alverca, nella Seconda divisione portoghese. Con 32 presenze, 13 goal e 11 assist, il brasiliano dà un contributo fondamentale alla promozione in massima divisione della squadra, e va molto vicino al rinnovo con le Aquile.

Tuttavia queste ultime nell'estate 1998, commettendo a posteriori un grave errore di valutazione, lo inseriscono in uno scambio di calciomercato: l'ex Corinthians finisce al Salgueiros in cambio di Nandinho.

"Non mi volevano, - denuncerà ai microfoni di 'FourFourTwo' il centrocampista offensivo - andar via è stata una decisione del Benfica, non mia. L'allenatore ai quei tempi era Graeme Souness. Io ero ancora giovane e il club aveva bisogno di alcuni giocatori...".

La prima parte di stagione al Salgueiros di Deco si rivela tutt'altro che esaltante. A causa dei suoi muscoli fragili, il brasiliano subisce una serie incredibile di infortuni e colleziona appena 12 presenze e 2 goal. Ma il Salgueiros è un club satellite del Porto, e i Dragoni ci mettono poco a capire che è un fenomeno sul quale è giusto investire. 

Deco FC PortoGetty

L'ASCESA COL PORTO E LA PRIMA CHAMPIONS

Nel gennaio 1999 il club biancoblù decide pertanto di acquistarlo per la cifra di appena un miliardo di vecchie Lire. Entrato in squadra in sordina, in cinque anni e mezzo Deco diventa uno dei grandi protagonisti del ciclo d'oro dei lusitani sotto la guida del tecnico José Mourinho dal 2001 al 2004. 

Con Fernando Santos in panchina, segna il suo primo goal in Champions League dopo 30''08 nella gara contro il Molde e vince subito il primo Scudetto portoghese nel 1999 e l'anno seguente la Coppa del Portogallo, bissando la vittoria di quest'ultima nel 2000/01. Ma è con l'arrivo di colui che diventerà lo 'Special One' che arriveranno i trionfi più grandi.

Nel 2001 c'è la prima Supercoppa del Portogallo, il vero exploit arriva però nel 2002/03, un anno magico per il Porto e per Deco, che porta il numero 10 sulle spalle e nel frattempo ha preso la cittadinanza portoghese. 

Pur entrando spesso in polemica con gli arbitri, da cui riceve ben 17 gialli e un cartellino rosso, verso i quali non lesina le proteste per i molti falli che subisce, mette insieme qualcosa come 12 goal e 28 assist complessivi in 45 presenze in tutte le competizioni.

Vederlo giocare, è una gioia per gli occhi. Il Porto vince Campionato, Coppa del Portogallo e soprattutto Coppa UEFA, il primo trofeo internazionale per Deco, conquistato il 21 maggio 2003 battendo 3-2 il Celtic ai tempi supplementari.

La consacrazione di squadra e personale arriva l'anno dopo. Nel 2003/04 i Dragoni, oltre alla Supercoppa del Portogallo (la 2ª per il trequartista) e allo Scudetto (il 3° in carriera per il campione arrivato dal Brasile) si laureano Campioni d'Europa conquistando la Champions League con una vittoria per 3-0 in finale sul Monaco.  

Deco mette la sua firma sul trionfo di Gelsenkirchen realizzando il 2° goal contro i biancorossi, si laurea miglior assistman del torneo (10 assist) e a fine stagione è nominato 'Calciatore portoghese dell'anno' e 'Miglior centrocampista della Champions League'. In tutto mette insieme 45 presenze, 4 goal e 29 assist.

deco hugo ibarra fc porto as monaco champions league 052604Getty Images

I rivali del Benfica, che non avevano creduto in lui e sono sempre alle prese con la 'Maledizione di Bela Guttmann', si morderanno letteralmente le mani per la decisione scellerata di cederlo nel 1998.

António Simões definirà la sua cessione "un errore storico", mentre per Toni, il suo scopritore, Deco sarebbe stato "il successore di Rui Costa di cui il Benfica aveva bisogno fin dal momento della partenza di Manuel".

Dopo l'addio di José Mourinho, passato al Chelsea, comunque, anche Deco nell'estate del 2004 decide di cambiare nuovamente squadra. Le richieste del resto fioccano e sembra destinato ad un futuro al Bayern Monaco o al Chelsea. Ma un disco cambierà la sua storia.

"Volevo lasciare il Porto e ho ricevuto due offerte, dal Bayern e dal Chelsea. - racconterà Deco nel libro 'Die Paten der Liga' - Ero sicuro di non voler andare al Chelsea. Il mio allenatore al Porto, José Mourinho, si era trasferito al Chelsea e voleva portarmi con lui. Mi è sempre piaciuto lavorare con lui, ma per me era ora di prendere la mia strada. Ecco perché pensavo di andare in Baviera. Il mio agente mi ha detto lo stipendio che mi avrebbero dato e tutto sembrava a posto. E io mi consideravo ormai come un giocatore del Bayern".

Invece, come confermerà Joan Laporta, sarà decisivo un blitz del suo potente agente, Jorge Mendes, in casa Barcellona. Quest'ultimo riesce a convincere il presidente blaugrana ad acquistare il centrocampista offensivo, ormai diventato comunitario, grazie a un disco che gli fa ascoltare: nel CD è inciso il coro dei tifosi del Porto che cantano:

"Oh Deco, oh Deco, sei il miglior calciatore del Mondo". 

"Nei giorni successivi ho chiesto a Mendes di farmi ascoltare di nuovo quel CD. - rivelerà Laporta - Lo avrò sentito almeno 50 volte. E alla fine ero così incuriosito da quel ragazzo che l'abbiamo preso".

Deco & Ronaldinho | BarcelonaGetty

GLI ANNI D'ORO DEL BARCELLONA

Nel 2004 Deco lascia così il Porto dopo 45 goal e 89 assist in 202 presenze, e approda dunque nella Liga per 15 milioni di euro cash più il cartellino di Ricardo Quaresma, valutato 6 milioni. Il nuovo acquisto, che firma un quadriennale, è impostato da Rijkaard come mezzala pura, con compiti anche difensivi rispetto al ruolo di rifinitore puro che ricopriva con la compagine lusitana.

A fine 2004 si piazza 2° nella classifica finale del Pallone d'Oro, preceduto soltanto dall'attaccante del Milan Andriy Shevchenko e davanti al suo compagno di squadra in blaugrana Ronaldinho.

Nel suo primo anno in Catalogna Deco è uno dei trascinatori della squadra al successo nella Liga spagnola, interrompendo un digiuno dallo Scudetto che durava da cinque stagioni e colleziona 42 presenze, 8 goal e 15 assist. In Champions, tuttavia, la squadra è eliminata proprio dal Chelsea del suo ex mentore Mourinho agli ottavi di finale.

L'anno buono per riaffermarsi Campione d'Europa è così il seguente, il 2005/06, stagione che vede il Barcellona ripetersi nella Liga spagnola e dominare la Champions League, mettendo a segno uno storico 'Double'.

Deco è uno dei suoi interpreti più brillanti (43 presenze, 5 goal e 5 assist), e dopo la rimonta per 2-1 in finale sull'Arsenal vince ancora una volta il premio dell'UEFA come 'Miglior centrocampista' del torneo. Il brasiliano naturalizzato portoghese, inoltre, si iscrive alla ristretta cerchia dei giocatori in grado di vincere due Champions League con due squadre diverse.

Nel 2006 completa il suo triennio d'oro in Catalogna disputando un gran Mondiale per club in Giappone. Ma le sue prestazioni non bastano per veder trionfare il Barcellona, che benché Deco sia premiato come 'Miglior giocatore del torneo' e 'Uomo della finale', esce sconfitto per 1-0 dall'Internacional. Curiosamente a segnare il goal vittoria è quell'Adriano Gabiriu che affianco al giocatore blaugrana aveva vinto da giovane un titolo statale alagoano con la maglia del CSA.

deco-portugal(C)Getty Images

FINALISTA AD EURO '04 CON IL PORTOGALLO

Nei suoi anni d'oro, dopo esser stato snobbato dal Brasile, che negli anni Duemila può fare affidamento su centrocampisti offensivi di gran classe come Ronaldinho, Rivaldo e Juninho Pernambucano, Deco, assunta la cittadinanza portoghese, è stabilmente convocato dalla Nazionale lusitana.

Ma il suo approdo nel Portogallo fa storcere inizialmente il naso a molti, che contestano il fatto che il giocatore sia nato e cresciuto in Brasile e non abbia genitori, nonni o bisnonni portoghesi. Ma per convincere tutti Deco ci mette pochi minuti. Debutta infatti il 29 marzo 2003 a Oporto in un'amichevole proprio contro il Brasile, entrando in campo al posto di Sergio Conceiçao, e decide la sfida con un magistrale calcio di punizione.

Deco fa parlare il campo e diventa uno dei grandi interpreti del Portogallo di Felipe Scolari che nel 2004 va ad un passo dalla grande affermazione agli Europei di casa, fermandosi nella sciagurata finale di Lisbona contro la Grecia. 

Proprio in quell'edizione degli Europei, Deco è protagonista di un acceso dualismo con un'altra stella della squadra, Luís Figo, che, contestando la sua presenza, dichiarerà con toni polemici:

"Se sei cinese, nato in Cina, devi giocare per la Cina".

L'artista degli assist, con il Portogallo partecipa anche a due Mondiali (2006 e 2010) e ad Euro '08. Lascia la selezione lusitana proprio al termine del torneo in Sudafrica nel 2010 con un record personale di 5 goal in 75 presenze.

Ryan Giggs Deco Paul Scholes Manchester United Chelsea 2010Getty Images

IL BIENNIO IN INGHILTERRA

Con quattro anni di ritardo sui tempi previsti, nel 2008 il Chelsea, sulla cui panchina è approdato intanto proprio l'ex Ct. del Portogallo Felipe Scolari, porta a compimento il suo corteggiamento a Deco, nel frattempo diventato un panchinaro al Barcellona con l'arrivo di Pep Guardiola, assicurandosi il centrocampista per 10 milioni di euro. 

Deco saluta i catalani con 20 goal e 45 assist in 161 partite e sottoscrive un triennale con i Blues, ma, complici i problemi muscolari sempre più consistenti, non riuscirà a giocare ai livelli che lo avevano consacrato un 'Top player' negli anni precedenti.

Gioca così a singhiozzo, e dopo l'esonero di Scolari, nel febbraio 2009, dà il meglio di sé sotto la guida di Carlo Ancelotti, fornendo assist importanti per Drogba e tagliando il traguardo della 100ª presenza in Champions League nella gara della fase a gironi contro l'Atletico Madrid.

Arricchisce il suo palmarés internazionale con 2 FA Cup (2008/09 e 2009/10), un Community Shield (2009) e una Premier League, conquistata proprio nel 2010 con Ancelotti. Al termine di quella stagione, tuttavia, dopo 58 presenze, 6 goal e 5 assist, lascia i londinesi, passati sotto la proprietà di Abramovich, con un anno di anticipo sulla scadenza del contratto.

IL RITORNO IN BRASILE CON IL FLUMINENSE

Deco nel 2010 viene ingaggiato a parametro zero dal Fluminense e regala ai tifosi del 'Tricolor Carioca' giocate spettacolari e trofei. Nonostante gli annosi problemi muscolari lo costringano spesso a fermarsi, mette la sua firma su due campionati brasiliani e un campionato carioca. 

I tifosi del 'Flu' e in generale tutti i tifosi brasiliani impazziscono ancora oggi per una sua giocata eseguita a centrocampo contro l'Avai, un numero da artista, nel traffico, che lo vede controllare un pallone difficile e aprire il gioco sulla fascia. 

Ma nel 2013, dopo aver subito 4 lesioni muscolari in un anno, annuncia il ritiro dall'attività agonistica poco prima di compiere 36 anni.

"Mi sarebbe piaciuto aiutare molto di più il Fluminense, - dirà - ma il mio corpo non me lo permette. Mi sono indubbiamente sforzato e molti mi hanno appoggiato affinché io proseguissi fino alla fine dell’anno. Dal punto di vista fisico, potrei giocare, ma i miei muscoli non lo sopportano più".

Il 26 luglio 2014 dà così il suo addio al calcio giocato con una partita amichevole giocata a Oporto fra Porto e Barcellona, con in campo diversi suoi vecchi compagni di squadra. La partita finisce con uno spettacolare 4-4, Deco gioca un tempo con entrambe le maglie e chiude segnando l'ultima rete con uno spettacolare pallonetto, prima di uscire fra gli applausi di tutti i tifosi presenti.

Dopo il ritiro ha intrapreso la carriera da procuratore accanto a Jorge Mendes. Considerato universalmente fra i centrocampisti più forti della sua generazione, è stato anche fra gli ambasciatori di Euro 2020.

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