Cristante Atalanta Benevento

Cristante 'perdona' il Milan che lo scaricò: "Posso solo dirgli grazie"

Milan-Atalanta in programma oggi a San Siro è soprattutto la gara di Bryan Cristante: scaricato dai rossoneri nell'estate 2014, quando il Diavolo con quei soldi prese Bonaventura proprio dal club orobico, il centrocampista classe '95 è esploso a Bergamo sotto la sapiente guida di Gian Piero Gasperini, dopo che tra Benfica, Palermo e Pescara pareva non dovesse mantenere le promesse.

Intervistato dalla 'Gazzetta dello Sport', Cristante non serba rancore al Diavolo per non aver creduto in lui: "A Gattuso posso solo dire grazie. Pure al Milan, dai: mi ha preferito giocatori già pronti, il mio agente e Galliani si sono fatti delle gran litigate, ma anche se altrove, mi ha lasciato libero di crescere. Come Rino, lui a modo suo: mai visto mollare un centimetro in allenamento, risparmiarmi un cazziatone o belle parole. Solo per me - 'lavora, fai una corsa in più' - o per tutto il gruppo: quante volte ci riuniva e parlava per tenerci tutti sul pezzo. In quello era già allora allenatore e ritrovarlo oggi su quella panchina un po’ mi fa strano".

Parole al miele per Gasperini: "Fra 10 anni dirò: 'Lui mi ha fatto diventare Cristante'. Perché l’ho incontrato a 21 anni e per lui dimostrare che i giovani possono e devono giocare è una specie di missione. Poteva succedere al Benfica, ma Jorge Jesus - che pure mi ha insegnato tanto - aveva i suoi undici di 28­-30 anni e faceva giocare loro e con Rui Vitoria non c’è stato feeling da subito. Con Gasp il rapporto cresce giorno dopo giorno perché lui trova ogni giorno la voglia e la pazienza per dirti qualcosa di nuovo, che ti faccia crescere. E non sono consigli generici: sono consigli per te. Tu lo capisci, e in quel momento ti senti 'unico': è questo che fa la differenza".

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Molti si chiedono ancora quale sia il suo vero ruolo, Cristante la vede così: "È stato il dubbio di tutti i miei allenatori delle giovanili: dove sta meglio? Nella Primavera del Milan difensore, andavo in Under 18 e facevo il trequartista, ma alla fine sono sempre tornato lì: in mezzo. Mai stato un problema: un ruolo definito ti dà sicurezza, ti spinge a specializzarti, ma è una fortuna anche saper cambiare. Ho giocato in difesa e davanti alla difesa, mezzala, trequartista ed esterno offensivo, ma se me lo chiedesse uno che non mi ha mai visto gli direi: sono un interno di tre o un centrale di due. Basta che mi chiedano le due fasi, dunque anche difendere: contrastare e rubare palloni mi piace quanto fare goal...".

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